Via alla Protezione civile 2.0, Campania capofila con l’app. Cittadini-sentinella contro i rifiuti pericolosi

8 gennaio 2018 | 17:45
Share0
Via alla Protezione civile 2.0, Campania capofila con l’app. Cittadini-sentinella contro i rifiuti pericolosi

Tutti ricordano la terribile valanga che poco più di un anno fa inghiottì per sempre, insieme a 29 vittime, l’hotel Rigopiano. Ma pochi ricordano forse che a ritardare i soccorsi intervenne anche un fatto tragico e banale. Quella sera, la sera del 19 gennaio, lo spazzaneve dei soccorritori restò senza gasolio, perché la pompa di […]

Tutti ricordano la terribile valanga che poco più di un anno fa inghiottì per sempre, insieme a 29 vittime, l’hotel Rigopiano. Ma pochi ricordano forse che a ritardare i soccorsi intervenne anche un fatto tragico e banale. Quella sera, la sera del 19 gennaio, lo spazzaneve dei soccorritori restò senza gasolio, perché la pompa di benzina aveva finito il carburante che fu poi portato a mano con delle taniche. C’era la maniera di prevenire l’incidente, di segnalare per tempo che i rifornimenti dovevano essere accantonati in caso di emergenza? Per gli esperti la risposta è sì. E si chiama rivoluzione tecnologica. Una specie di grande cervellone elettronico capace di mettere insieme, nella stessa app, le caratteristiche che hanno reso celebri le mappe di Google e la condivisione delle informazioni tipica di un social network come Facebook. Un modello di rete che mette finalmente in comunicazione cittadini e istituzioni con l’obiettivo comune di prevenire disastri e affrontare piccole e grandi emergenze del territorio, all’insegna del continuo scambio di informazioni in tempo reale. La Protezione civile 2.0 esiste già e vede nella Campania la capofila di una rivoluzione destinata a traghettare la prevenzione dall’era caotica e scoordinata del cartaceo a quella efficiente e condivisa dell’era digitale. Pioniere della svolta – che dalla Campania dilagherà presto anche in Veneto, in Friuli e poi in tutti i comuni italiani – è l’ingegnere informatico avellinese Dimitri Dello Buono. Classe ’67, nativo di Montella, lo scienziato dirige il laboratorio Geosdi del Cnr da lui fondato nel 2004 con l’obiettivo di creare un sistema aperto per la condivisione di dati geo-spaziali ed è il responsabile del Centro di competenza della Protezione civile nazionale per lo scambio dei dati. Guai però a pensare a un progetto utopico. Il sistema ideato dallo scienziato esiste già: è stato adottato ormai da tre anni in Palestina con brillanti risultati ed è alla base del nuovo metodo di prevenzione che tramite l’app, chiamata Iter, consentirà da marzo a tutti i cittadini-sentinella di contrastare la lotta ai rifiuti pericolosi nella Terra dei fuochi, grazie al piano finanziato dalla Regione. Che proprio in questi giorni, insieme al comune di Napoli, medita di estendere il modello social di Iter e dell’app della Protezione civile 2.0 all’intero territorio campano. Il perché dell’accelerazione è presto detto. Negli ultimi due anni la Regione ha messo a bando risorse per i piani di Protezione civile del valore di 22 milioni di euro. Hanno aderito 500 comuni su 551. Ma nella pratica – è stato il ragionamento di Palazzo Santa Lucia – a che cosa servono i piani se poi li conoscono soltanto il sindaco e i tecnici mentre i cittadini non hanno la minima idea di dove andare, di cosa fare, di dove nascerà l’ospedale da campo o l’area di ammassamento in caso di emergenza? Ed ecco l’intuizione: il progetto tecnologico battezzato da Dello Buono “Comune sicuro”, è quello che serve. Un’app per il telefonino che funziona come un social: mette in comunicazione comuni e cittadini che possono scambiare dati e informazioni di continuo, e fa crescere il sistema di prevenzione a costo zero. Per comprendere la portata della rivoluzione, basta un dato su tutti. Oggi, quando si censiscono le risorse e le strutture disponibili per la Protezione civile, ogni comune deve compilare 97 tipi di schede differenti, a loro volta divise in 14 Funzioni: dalla pianificazione alla sanità, dal volontariato ai mezzi, dai servizi all’assistenza della popolazione. Si tratta di un lavoro infinito e poco produttivo. I dati introdotti nelle schede fotografano infatti una situazione statica, assai lontana da quella che andrà a presentarsi in futuro in caso di emergenza. Ecco perché immettere i dati in un’app come Iter è la svolta. I dati diventano conoscibili da tutti. E possono essere modificati di continuo, proprio come accade in Google maps. In poche parole, parliamo di un servizio “geo-social” che può segnalare in tempo reale, tramite il gps del telefonino, il punto esatto in cui si è aperta una voragine, è comparsa una buca o un masso ostruisce la strada. «Agire quando eventi straordinari accadono non è mai cosa che possono fare singoli individui – spiega Dello Buono – ma sono attività che una intera collettività deve contribuire a realizzare». Il censimento digitale è solo la prima delle cinque fasi del progetto. Che prevede di seguito la mappatura tematica del rischio (sismico, incendi, neve, idrogeologico, antropico, etc) in ogni territorio: ogni fenomeno a rischio sarà monitorato da riprese ottiche satellitari in tempo reale. E qui entrano in campo i cittadini, che nella terza fase del progetto potranno accedere all’app installata sul loro telefonino per segnalare con assoluta precisione un rogo e di rivolgere l’allarme agli operatori giusti: per ogni emergenza basterà premere un tasto specifico. Un solo clic eviterà conversazioni fiume con i centralini tradizionali, come quelle che hanno complicato i soccorsi a Rigopiano tra equivoci e conversazioni difficili. Ma c’è di più. Iter permetterà a operatorie cittadini di sapere qual è il medico in rete più vicino alla necessità del momento. Che a sua volta sarà allertato con un messaggino in stile Whatsapp: grazie all’app saprà come aggirare una via interrotta a seguito di una nevicata. Il portale dinamico (chiamato in gergo WebGis) che darà il via alla quarta fase del progetto, farà in modo che operatori e cittadini sappiano, qui e ora, quali strade utilizzare, dove parcheggiare, dove sono i luoghi di interesse come scuole, uffici e ospedali. Sia in caso di emergenza, sia in caso di eventi come una fiera o un concerto. Infine la quinta fase del progetto: il sistema di comando e controllo multidisciplinare. Sarà il timone che consentirà a ogni ufficio, per competenza, di leggere le informazioni in tempo reale per avere un quadro del territorio e predisporre così interventi mirati. Un sistema di allerta precoce che permetterà di diramare messaggi di allerta alle autorità competenti. In primis ai sindaci. Sapranno per tempo dove sono i mezzi sul territorio, quanto tempo impiegheranno per raggiungere l’emergenza, qual è la situazione meteo sul posto, la disponibilità delle strutture. E sapranno già che cosa fare, perché il sistema si autoconfigurerà in base alle varie fasi dell’emergenza. «Essere tutti collegati e consapevoli di quello che accade intorno a noi può fare la differenza», spiega Dello Buono. Il futuro è già cominciato. E nasce in Campania. (Francesco Lo Dico – Il Mattino)