SeianoNews: Condannati a morte.

Cesare Beccaria (Milano 1738 – 1794) nel libro Dei delitti e delle Pene affermò che la pena di morte e la tortura sono ingiuste perché scaturiscono dall’errata convinzione che lo Stato deve dimostrare di essere forte nei confronti di un soggetto debole, indifeso e privato di tutti i diritti.
L’articolo 27 della nostra Carta Costituzionale, promulgata il 27/12/1947, recita: “La responsabilità penale è personale. L’imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva. Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e debbono tendere alla rieducazione del condannato. Non è ammessa la pena di morte.”
Con la legge n° 589/1994 è stata abolita la pena di morte che era in vigore per i delitti regolati dal codice penale militare e delle leggi militari di guerra.
Noi che siamo cattolici ed apostolici sappiamo che Dio, nel quinto comandamento, ha ripetuto: “Non uccidere” infatti l’aveva già detto nel sesto comandamento dell’Esodo. Papa Francesco ha giustamente affermato che la pena capitale non offre giustizia alle vittime, ma alimenta la vendetta e distrugge il dono della vita.
La condanna a morte, come qualsiasi altra condanna, viene inflitta in nome del popolo, anche nel mio nome vengono inflitti ergastoli, pene detentive degradanti e nel mio nome sono stati usati cappi per l’impiccagione, siringhe con farmaci letali, sedie elettriche, proiettili, camere a gas e nel mio nome vengono autorizzati gli aborti concessi dai giudici tutelari chiesti dai genitori di ragazzine gravide. I suicidi dei carcerati, gli incidenti mortali nei posti di lavoro, gli aborti pesano anche sulla nostra coscienza se restiamo indifferenti e diventiamo complici di chi ritiene di poter uccidere la vita che dovrebbe custodire, un essere inerme che non può opporre alcuna resistenza al bisturi. Quante donne desiderano avere un figlio e non possono averlo; quante donne accolgono nella loro casa figli altrui e li accudiscono come figli propri, quante famiglie vengono autorizzate a contrarre matrimoni civili sui generis ma ai figli che si procurano nei modi più fantasiosi viene negato anche il diritto di iscrizione all’anagrafe.
Gli ostacoli all’ingresso in Italia dei disperati che hanno lasciato la loro terra nella speranza di essere accolti dall’Europa, il mancato rispetto delle leggi del mare che impongono di salvare le vite in pericolo, la scelta cervellotica dei porti sicuri, le navi mercantili che tirano diritte per non incorrere in costose perdite di tempo, non venga fatto nel mio nome e ricada sulla coscienza di chi ha abusato del potere ricevuto da persone dotate da un cuore di pietra. Dico no alla strage di tanti poveri disperati e di tanti bambini i cui corpi non sempre possono essere recuperati e vengono lasciati in un mare che si è trasformato in una immensa tomba dalla qual preleviamo prodotti ittici che con molta fantasia potremmo definire Made in Italy
Ci sono voluti secoli per cancellare la pena di morte dalla legislazione degli Stati civili … ma Caino si aggira tra di noi e condanna a morte figli, genitori, fratelli, concepiti! A chi ci governa chiedo di fare in modo che ciò non accada più … non accada più nel mio nome!

Prof. Francesca LAURO

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