MAIORI – In Costiera amalfitana tutti conosco monsignor Luigi Capozzi. L’alto prelato salernitano, coinvolto in un festino gay a base di droga in Vaticano, non è un sacerdote qualunque nella Divina. Tanti lo ricordano giovane nel negozio di famiglia a Maiori, con i genitori che vendevano tessuti in una bottega di via Santa Tecla. Un […]
MAIORI – In Costiera amalfitana tutti conosco monsignor Luigi Capozzi. L’alto prelato salernitano, coinvolto in un festino gay a base di droga in Vaticano, non è un sacerdote qualunque nella Divina. Tanti lo ricordano giovane nel negozio di famiglia a Maiori, con i genitori che vendevano tessuti in una bottega di via Santa Tecla. Un ragazzo intelligente e mai banale, sin da adolescente con il senso della vocazione e sempre in prima fila per organizzare le feste patronali della comunità costiera. Trasferitosi a Roma, però, non ha mai perso i contatti con la sua Maiori, come ha confermato Antonio Della Pietra, ex sindaco della città. Capozzi, con l’abito talare rosso dai bottoni dorati, ha sempre avuto una parola buona per i suoi concittadini, orgogliosi di avere un maiorese al servizio del Vaticano. “Lo ricordo come un bravissimo ragazzo”, ha spiegato Della Pietra. “Lo conosco da 40 anni perché conoscevo anche la sua famiglia. So che ha un fratello che ora abita a Tramonti, ma il rapporti tra il sacerdote e la nostra comunità non si sono mai interrotti”. L’ex amministratore ha appreso di quanto accaduto solo leggendo giornali e siti web, dicendosi sorpreso per quanto accaduto. “Non mi aspettavo davvero di leggere questa notizia”, ha continuato Della Pietra. “Parlo da laico e onestamente credo che il suo essere gay non va a inficiare il suo essere uomo di Chiesa. Lui è sempre stato vicino a Maiori e gli auguro di potersi difendere e dimostrare la sua innocenza. I suoi gusti sessuali non cambiano il giudizio che il sottoscritto ha di monsignor Capozzi”.
L’alto prelato nato a Salerno 50 anni fa è stato ordinato sacerdote nel 1992 ad Amalfi ed è incardinato presso l’Arcidiocesi di Amalfi-Cava de’ Tirreni. La sua attività presso la Diocesi di Palestrina e il Vaticano, infatti, è frutto di un semplice distaccamento. Quindi ogni provvedimento potrà essere firmato solo dall’Arcivescovo Orazio Soricelli o direttamente da Papa Francesco.
La vicenda accaduta in Vaticano ha scosso non poco anche il mondo della Chiesa della Costiera amalfitana. A testimoniarlo sono le parole di monsignor Giuseppe Imperato. “Ho appreso dai siti web quanto accaduto”, ha detto. “Prego per lui e spero che possa dimostrare di essere estraneo a tutte le accuse che gli vengono contestate. Ovvio che se tutto ciò dovesse corrispondere a verità sarebbe un’umiliazione per il Clero della Costiera amalfitana. Si deve redimere se ha commesso quegli atti”.
Ieri, intanto, Luigi Capozzi non ha più risposto al telefono. Il suo cellulare, mai staccato, è rimasto muto per tutta la giornata. Nella serata di domenica, invece, aveva espresso la volontà di non rilasciare interviste.
Capozzi, stando a quanto raccontano in Vaticano, svolge le mansioni di collaboratore per il Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi, presieduto dal cardinale Francesco Coccopalmerio, anche lui figura nota in Costiera amalfitana. Il prelato salernitano, subito fermato dalla Gendarmeria, è stato prima ricoverato per un breve periodo nella clinica romana Pio XI per disintossicarsi dalle sostanze stupefacenti, e attualmente si trova in ritiro spirituale in un convento in Italia. Definito da molti un “ardente sostenitore di Papa Francesco”, era in predicato di diventare vescovo. La sua nomina, però, è stata fermata proprio dal Pontefice argentino. Domenico Gramazio