Il virus forse è già entrato nell’Unione europea: tacchino sospetto in Grecia Storace: “Vietare la caccia? Attenzione, rischiamo effetti controproducenti” Nuovi allarmi in Romania per l’influenza aviaria. Il ministero dell’agricoltura di Bucarest ha annunciato che sono in corso accertamenti su un nuovo possibile focolaio di infezione nel delta del Danubio, non lontano dal confine con l’Ucraina.
Stavolta al microscopio ci sono campioni di materiale organico di un cigno, “risultato positivo agli anticorpi del virus nei pressi del villaggio C. A. Rossetti”. Inoltre, annuncia il ministero, «anche alcuni cigni di Maliuc e un’anatra selvaggia a Ceamurlia de Jos risultano positivi”. Ieri la Romania aveva detto che l’epidemia di influenza aviaria era limitata a Ceamurlia de Jos e Maliuc, 40 km a nord. Tutti i 21mila volatili domestici di questi due villaggi sono stati abbattuti.
L’H5N1 è stato anche individuato in un villaggio della Turchia, mentre la Grecia sta effettuando analisi su un tacchino dell’isola di Chios (non lontano dalla costa turca), inizialmente risultato positivo a una variante meno grave del virus, il ceppo H5. Se fosse invece confermato che si tratta del più aggressivo virus H5N1 che ha ucciso oltre 60 persone in Asia, sarebbe il primo caso in un paese dell’Unione europea.
Sebbene non si sia verificato ancora alcun caso umano di influenza aviaria in Europa (dove a “lasciarci le penne”, è il caso di dirlo, sono stati per il momento soltanto dei volatili), l’Oms continua ad ammonire la Ue a non sottovalutare il pericolo di una pandemia.
Proprio per questo i ministri degli esteri Ue hanno tenuto un vertice di emergenza a Lussemburgo. Che però, a parte un pressante appello rivolto agli Stati membri a dotarsi di scorte abbondanti di antinfluenzali, non ha prodotto alcunché. La casa farmaceutica Roche, sotto pressione per aumentare la produzione del suo agente antivirale Tamiflu, ha detto che sta valutando di affidare la licenza ad altre società per produrre il farmaco. Nei Paesi della Ue si sta registrando una corsa al farmaco con l’accrescersi dell’allarme. Il segretario britannico agli Esteri Jack Straw, che presiede il vertice Ue, ha detto che lo scopo principale è rassicurare i cittadini che si sta assumendo ogni possibile precauzione per impedire che l’epidemia di febbre aviaria si trasformi in una pandemia che potrebbe uccidere gli esseri umani. Il responsabile della politica estera della Ue, Javier Solana, ha esortato alla calma fra le notizie allarmistiche sull’emergenza H5N1: “Non credo che dobbiamo entrare nel panico”, ha detto Solana. Intanto si discute a livello comunitario sull’opportunità di vietare la caccia e di accelerare le pratiche per l’approvvigionamento di farmaci antinfluenzali.
L’emergenza virus sta assomigliando sempre più all’allarme terrorismo: prima si grida al pericolo, un’ora dopo si invita alla calma. E così via, mentre la gente inizia a pensare che l’unica risposta affidabile sia quella di incrociare le dita.
Criticato più volte proprio sulle esitazioni a vietare la caccia, il ministro della Salute Francesco Storace invita alla prudenza e a soppesare bene le conseguenze impreviste: “Se un paese diventa improvvisamente anticaccia – avverte Storace – finisce con il rappresentare una sorta di riserva per tutti gli uccelli migratori, gli uccelli colpiti dal virus molto più facilmente cadono e possono essere beccati da altri animali che possono trasferire il virus”.
Per il momento nessuno dei Paesi Ue dove non si sono verificati casi ha decretato il divieto di caccia. Anche se il commissario alla Sicurezza Frattini ha reso noto di prendere in considerazione il provvedimento.