I genitori via i polli dalle mense scolastiche
Vico Equense. E’allarme influenza aviaria anche in Penisola Sorrentina. Le prime avvisaglie dell’allarme, creato dalle continue notizie di diffusione dell’influenza aviaria, che colpisce polli e volatili, è stato dato dagli uffici del Comune di Vico Equense. Da Vico, dietro le pressioni dei genitori, è stato richiesto se fosse opportuno mantenere la presenza del pollo nelle mense scolastiche all’Asl. Dall’Asl hanno risposto che i bambini della Penisola Sorrentina possono continuare a mangiare i polli e che non si possono eliminare dalla dieta perché al momento attuale non vi è alcun pericolo in Italia “I nostri polli vengono sottoposti a dei rigidi controlli, conosciamo tutta la filiera di produzione ed in Italia non vi è alcun pericolo. Inoltre non abbiamo avuto alcuna comunicazione in tal senso dal Ministero.” Ci sono diversi fattori da prendere in considerazione, uno è quello scientifico, al momento casi in Italia non ne sono stati registrati (anche i ristoranti cinesi ed orientali, da dove è partita l’influenza aviaria, si riforniscono di polli brasiliani, mentre l’Italia è autosufficiente nella produzione di pollame), un altro di carattere economico per cui se l’Asl avesse giustificato l’eliminazione del pollame dalla mensa di Vico, la cosa avrebbe avuto ripercussione sulle altre mense della Penisola Sorrentina con un conseguente danno economico ai produttori e rischio di ripercussioni di azioni legali se la cosa non fosse giustificata ufficialmente e legalmente, anche per la cacciagione pare che il pericolo sia minimo visto che i flussi migratori della cacciagione italiana riguadano l’Africa e non i paesi orientali. Anche se sull’affidabilità scientifica degli studi del Ministero e sulla serietà dei controlli alla base, cioè all’origine di ogni flusso di produzione di un bene, consigliamo di vedere o di leggere, anche su internet, la trasmissione giornalistica “Report” di Milena Gabanelli. Insomma, la sicurezza non sempre è insita nel sistema dei controlli italiano (in modo particolare via mare, come dimostrò la trasmissione della Gabanelli sulla mucca pacca). Altro aspetto che sconcerta è l’allarme odierno, ci chiediamo quanto questo sia effettivamente dovuto ad una diffusione massiccia di questa influenza o sia spinta dalle case farmaceutiche (fino a qualche anno fa non esisteva alcuna medicina contro questa influenza, ma già esisteva l’influenza stessa). In ogni caso cerchiamo di dare informazioni al lettore perché da una parte non bisogna fare allarmismo, dall’altra non bisogna sottovalutare il problema. L’influenza aviaria è una malattia virale che colpisce volatili selvatici e domestici che, una volta infettati, eliminano il virus in grandi quantità attraverso le feci e le secrezioni respiratorie; i virus dell’influenza aviaria, di solito non infettano direttamente l’uomo. Il virus può sopravvivere nei tessuti e nelle feci di animali infetti per lunghi periodi, soprattutto a basse temperature (oltre 4 giorni a 22°C e più di 30 giorni a 0°C) e può restare vitale indefinitamente in materiale congelato. Al contrario, è sensibile all’azione del calore (almeno 70°C) e viene completamente distrutto durante le procedure di cottura degli alimenti. Al momento, la sua trasmissione è stata dimostrata soltanto da animali infetti all’uomo ed è correlata al contatto stretto con animali vivi infetti e/o con le loro deiezioni, mentre non c’è alcuna evidenza di trasmissione da uomo a uomo, né di trasmissione attraverso il consumo di carni avicole o uova. Al fine di impedire l’introduzione della malattia nel territorio comunitario, a seguito dell’insorgenza della medesima in numerosi Paesi asiatici, la Commissione Europea e il Ministero della Salute hanno disposto:
– il divieto di importazione dalla Thailandia di carne di pollame e prodotti derivati (la Thailandia era l’unico Paese, tra quelli interessati dall’epidemia, autorizzato ad esportare carne di pollame verso la Comunità europea)
– il divieto di importazione di uccelli ornamentali e da voliera da tutti i Paesi interessati dall’epidemia. Va inoltre precisato che nessuno dei Paesi asiatici interessato dall’epidemia è stato mai autorizzato ad esportare pollame vivo di interesse zootecnico nell’Unione Europea. Viene dall’Asia non solo l’influenza aviaria che sta cominciando a spaventare tutta l’Europa, ma anche una nuova sfida ai brevetti dell’industria farmaceutica: se la prima linea di difesa contro la diffusione della malattia è un farmaco – il Tamiflu – prodotto da una sola società gelosa del suo brevetto che scade nel 2016 – la svizzera Roche -, cominciano a montare le pressioni perché altri soggetti possano ignorare i confini della proprietà intellettuale e produrre una propria versione generica del farmaco, in modo da contribuire alla prevenzione di una possibile pandemia. Se settimana scorsa lo stesso segretario generale dell’Onu Kofi Annan ha dichiarato che le società farmaceutiche dovrebbero evitare che i loro brevetti frenino l’accesso ai rimedi per un problema che si sta profilando come globale, ieri Cipla, la società indiana che da anni è capofila della sfida all’intoccabilità delle “ patent”, ha annunciato di essere ormai pronta a realizzare una versione generica del Tamiflu: il suo presidente Y. K. Hamied ha dichiarato che non intende commercializzare il suo prodotto in Europa o negli Usa, ma di essere disposto a fornirlo a qualsiasi Governo che ne faccia richiesta. è una situazione che ricorda le polemiche sull’esclusività dei farmaci contro l’Aids a fronte della spaventosa diffusione della malattia in Africa e in Brasile, con la differenza che questa volta non si tratta tanto del costo del trattamento, quanto del palese scarto tra la domanda attuale – ora che molti Governi stanno accelerando i piani per accumulare scorte – e soprattutto potenziale ( in caso di pandemia), e la capacità manifatturiera di un solo produttore.
Michele Cinque