Nelle città ´slow´ solo i prezzi delle case non vanno a rilento

28 ottobre 2005 | 00:00
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Nelle città ´slow´ solo i prezzi delle case non vanno a rilento

I ritmi di vita più distesi e le mille qualità della provincia italiana sono ormai valori misurabili anche in termini finanziari. Nei centri del buon vivere, le cosiddette città ”slow”, si va apprezzando, secondo il Censis, anche il valore di case e appartamenti. Tanto che in località come Todi, Orvieto, Positano i prezzi delle abitazioni negli ultimi otto anni hanno preso il volo.
Il conto è presto fatto: dal ’98 al 2005 comprare casa nei centri “slow” costa il doppio, in media 1.560 euro al metro quadro. Certo, i prezzi di Roma e Milano sono ancora mete lontane. Nelle cosiddette città globali, nel giro di sette anni i valori delle case sono balzati in avanti del 157,7%, fino a una media di 6.700 euro al metro quadro. E nei piccoli centri del buon vivere siamo ancora sotto rispetto alla media italiana, che è di 3.630 euro per metro quadro. Ma la tendenza è nettamente al rialzo, ed è questa la vera sorpresa che riserva il rapporto del Censis sui prezzi delle case varie città italiane.Si va da Sud a Nord, ma l’apprezzamento delle case nelle città slow è un fenomeno comune. Sulla costiera amalfitana, a Positano, un metro quadrato vale 2.730 euro, sugli stessi livelli siamo nel cuore della Maremma, a Greve del Chianti, con 2.035 euro per metro quadro. Ben sopra i mille euro è anche Todi, in Umbria, con 1.585 euro per metro quadro. A Nord i prezzi non variano di molto: comprare casa a Bra, vicino Cuneo, costa 1.200 euro per metro quadro. Per non dire di Levanto, in provincia di La Spezia, dove siamo vicini alla media italiana con 3.425 euro al metro quadro. Basta uno sguardo ai numeri e si comprende che dopo la fuga da piccoli centri che ha caratterizzato la storta italiana degli ultimi decenni, è in atto un vero e proprio ritorno al borgo, che soddisfa una domanda di città che racchiudano in sè tranquillità e divertimento, eventi di alta cultura internazionale e buone relazioni umane, negozi e ristorazione raffinata.
Tuttavia l’immobiliare si conferma in ascesa in tutte le tipologie di centri italiani. Oltre alle grandi città globali, anche nelle metropoli turistiche come Venezia e Firenze i valori del patrimonio storico si sono impennati, del 98,4%, attestandosi sui 6.350 euro per metro quadro. Meno infiammata la crescita dei prezzi per i centri storici delle altre metropoli del Centro-nord, tipo Genova e Torino, dove mediamente il costo è di 3.600 euro per metro quadro. Scatto in avanti anche per le piccole perle d’arte, come Pavia e Mantova, le cui aree centrali si sono rivalutate del 61,1% arrivando fino a 2.900 euro per metro quadro.
Il rapporto misura invece una crescita molto più contenuta nelle metropoli del Mezzogiorno, tipo Napoli e Bari, Palermo e Catania. Nel centro storica di queste città la crescita dei prezzi è stata contenuta: in sette anni è pari solo al 15,8%. La fuga da questi centri, secondo il Censis, è stata determinata dal degrado e dalla disgregazione sociale.

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