25 ANNI DAL TERREMOTO DEL 23 NOVEMBRE 1980. PER NON DIMENTICARE!!!
23 novembre 2005. Una data ricca di ricordi dolorosi.
Sono trascorsi 25 anni dal terremoto che sconvolse le nostre zone ed è doveroso dedicare un ricordo a quei giorni terribili… è giusto non dimenticare… In questi giorni riemergono dalla memoria i frammenti di quelle ore interminabili.
Ero una bambina, ma il ricordo è rimasto immutato, come se fosse passato un solo giorno e non venticinque anni, quel giorno lo porterò sempre con me…
Erano le 19.34 del 23 novembre 1980. Per un minuto, uno solo ma interminabile, la terra venne squassata da un’onda sismica di potenza superiore ai 7 gradi della scala Richter.
Era una domenica come tante altre, una stupenda giornata, una giusta temperatura invernale, senza un alito di vento, un cielo sereno ed azzurro, ma al tramonto inconsuetamente rosso… un cielo che sembrava incendiarsi, un cielo che in molti ricorderanno per sempre.
All’improvviso la tranquillità della domenica venne turbata, spazzata via e sostituita dal terrore e dallo sgomento, la luce andò via e si udì un fortissimo boato, come se provenisse dal profondo della terra, il pavimento che tremava come impazzito sotto i miei piedi, un tremore che entrò nelle ossa, nella mente, nel cuore, fin dove l’animo umano riesce a percepire. Ricordo il terrore nella voce di mio padre e di mia madre ed il loro proteggere noi figli con i propri corpi in un abbraccio totale, quasi a voler contrapporsi alla violenza immane del sisma, uno scudo umano che potesse proteggere noi piccoli, la dimostrazione dell’amore incondizionato dei genitori che sono disposti a proteggere la vita dei figli anche a costo di sacrificare la propria.
La scossa durò un minuto, il minuto più lungo della mia vita, sembrava non finisse mai. E ricordo la corsa disperata per le scale e la gente, terrorizzata, che si era riversata in strada, c’era chi piangeva, chi urlava, tutti avevano dipinto negli occhi il terrore per quello che era appena accaduto.
Iniziava così una notte di paura, ancora non si riuscivano a calcolare i danni effettivi perché il buio copriva tutto con un velo pietoso, nel frattempo aumentava l’ansia e l’insicurezza legata a quella forza oscura inspiegabilmente violenta che si era sprigionata dalle viscere della terra. Le ore passavano lente, il freddo della notte invitava a cercare un rifugio di fortuna, perché nessuno si sentiva di ritornare nelle proprie case, la paura di altre scosse era troppo grande.
Ricordo la prima notte trascorsa in macchina da noi bambini mentre i grandi cercavano di trovare calore e conforto davanti ad un improvvisato falò.
Le notizie cominciavano a diffondersi sempre di più, sempre più terribili. Il quadro cominciava a delinearsi piano piano ed evidenziava tutta la sua angosciosa realtà… si parlava di feriti, di morti, di case completamente distrutte. Ed intanto si organizzavano i primi ed improvvisati soccorsi, si cominciava a scavare fra le macerie in cerca delle persone sepolte vive da pietre e polvere. In tanti prestarono il loro aiuto, scavando con le mani, incuranti del pericolo, sfidando il freddo ed il buio della notte, per cercare disperatamente di estrarre coloro che erano rimasti imprigionati sotto i resti delle loro case.
Alle prime luci dell’alba la tragedia rivelava la sua dimensione catastrofica. Man mano che le ore passavano, il disastro assumeva il suo aspetto autentico privo delle sfumature della notte.
Ma il ricordo che non potrò mai cancellare fu quando arrivati nei pressi della Basilica di San Michele i nostri occhi furono feriti da un’immagine che oramai è impressa indelebilmente nella memoria… una buona parte dell’antica facciata era crollata ed il sagrato era completamente coperto di macerie. L’orologio del campanile si era fermato alle 19.34 ed anche per noi qualcosa si fermò a quell’ora di quel 23 novembre di venticinque anni fa.
Il prezzo pagato dal comune di Piano di Sorrento fu un prezzo molto caro, quello di 10 vite stroncate in un attimo, coperte dalle macerie e dalla polvere. Fra i paesi della Penisola Sorrentina fu l’unico a contare dei morti. Ma non vanno dimenticati anche i 37 feriti, i 1.600 senza tetto ed i 620 fabbricati danneggiati.
Sono trascorsi 25 anni ma è giusto non dimenticare quel giorno, è giusto continuare a ricordarlo e parlarne a chi quei giorni non li ha vissuti… per dar voce a coloro che non ci sono più.
Annalisa Cinque