A PIANO UNA SERATA IN RICORDO DEI 25 ANNI DAL TERREMOTO
Mercoledì 23 novembre Piano di Sorrento ha rievocato i 25 anni dal terribile terremoto del 1980.
La commemorazione ha avuto inizio alle 17.30 nella Basilica di San Michele Arcangelo, dove il Parroco Don Arturo Aiello ha celebrato una messa in suffragio delle 11 vittime di quel lontano giorno alla presenza di poche ma commosse persone.
La preghiera è poi diventata segno tangibile nella corona di fiori che è stata deposta dinanzi alla lapide situata nei giardinetti pubblici di Via delle Rose, che riporta i nomi delle vittime e che la pietà umana e cristiana dell’Arciconfraternita Morte e Orazione di Piano ha voluto deporre cinque anni fa ad imperituro ricordo di quelle vite spazzate via dal sisma.
La serata ha avuto poi il suo culmine nella sala consiliare del Comune, dove il Maestro Ciro Ferrigno e la sua compagnia hanno voluto affidare il ricordo di quei momenti alla parole ed alla musica. Sono state lette delle poesie dello stesso Ferrigno, della poetessa Antonietta Miele, del poeta recentemente scomparso Arturo Esposito, di Cecilia Coppola, di Antonio Volpe e del grande e compianto Domenico Rea, nonché degli articoli dell’epoca, uno dei quali nato dalla penna di un nome importante quale quello di Michele Prisco, che con le sue parole ha saputo descrivere le emozioni e le paure vissute in quel terribile giorno. Le letture sono state sapientemente intervallate dalle note e dalle voci della corale Elpis che ha contribuito a creare un’atmosfera di grande raccoglimento e commozione.
Ma il momento più emozionante è stato indubbiamente quello della testimonianza del Sindaco dell’epoca, l’architetto Antonino Gargiulo, che ha rievocato con voce commossa i terribili momenti vissuti 25 anni fa, sottolineando con forza e con giusto orgoglio la grande solidarietà che si venne a creare e che coinvolse tutti. Ha ricordato le difficoltà notevoli in cui l’amministrazione venne a trovarsi, le tante emergenze da dover affrontare, le persone senzatetto a cui dare una sistemazione. Ha osservato come il terremoto del 1980 è stata la tragedia più grande vissuta dal nostro paese ed ha sottolineato l’importanza di non dimenticare quei giorni, di parlarne a chi all’epoca non era ancora nato o era talmente piccolo da non ricordare nulla, di parlarne a chi, pur avendo vissuto quei giorni, ha oramai dimenticato, perché – ha giustamente osservato l’architetto Gargiulo – il libro della storia di un comune è fatto di episodi felici e di episodi dolorosi. Una testimonianza scaturita dal cuore di chi ha vissuto quei momenti in prima persona, di chi si è unito a tanti volontari ed ha cominciato a scavare a mani nude fra le macerie per cercare di trarre in salvo coloro che erano rimasti sepolti sotto pietre e polvere. Con emozione ha voluto ricordare la gioia di vedere con i suoi occhi alcune persone estratte dalle rovine delle proprie case, bianche di polvere, spaventate, ma vive… ed il dolore di vedere invece altri corpi venire alla luce oramai privi di vita. A parlare in quel momento non è stato più il Sindaco ma l’uomo, una persona a cui va riconosciuto il grande merito di aver saputo guidare con notevole maestria il paese in una situazione di improvvisa e grave emergenza.
Alle 19.34, subito dopo le parole dell’architetto Gargiulo, nel silenzio assoluto di tutti i presenti, sono stati letti i nomi delle 11 vittime ed è stato osservato un minuto di raccoglimento, un minuto in cui ognuno ha avuto modo di ritornare con la mente a 25 anni fa.
A conclusione della serata la parola è stata data al Sindaco attuale Luigi Iaccarino ed all’Assessore alla Cultura Giovanni Iaccarino, entrambi molto giovani all’epoca, ma già impegnati nella vita politica del paese, i quali hanno dato voce ai loro ricordi personali ed hanno sottolineato ancora una volta il segno indelebile lasciato da quell’immane tragedia, invitando tutti a mantenere vivi nella propria mente e nel proprio cuore gli avvenimenti del 23 novembre 1980.
Per l’occasione è stata allestita una mostra del fotografo Federico Iaccarino, che attraverso scatti di una intensità struggente ha ricostruito in modo toccante gli avvenimenti di quel giorno. Ritrovarsi davanti agli occhi le immagini delle case crollate, le immagini dei cumuli di macerie, ha rappresentato per tutti un motivo di grande dolore, come se una ferita mai completamente sanata si riaprisse all’improvviso.
Una serata, quindi, ricca di emozioni e di ricordi dolorosi. Forse molti hanno preferito non partecipare, hanno preferito cercare di dimenticare, ma non bisogna aver paura di ricordare, perché nel passato ci sono le radici del nostro futuro.
Annalisa Cinque