Amalfi, mostra in fuga dalla storia

20 novembre 2005 | 00:00
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Amalfi, mostra in fuga dalla storia

In fuga dalla storia. Esuli dai totalitarismi del Novecento sulla Costa d’Amalfi

Amalfi. In fuga dalla Storia, gli esuli dai totalitarismi del novecento sulla Costiera Amalfitana. E’ questo il titolo di una mostra che si terrà, per iniziativa del Centro di Cultura e Storia Amalfitana, in co-promozione con il Centro Studi Salernitani “Raffaele Guariglia”, dal 24 novembre al 27 dicembre 2005, si svolgerà ad Amalfi, nella Sala Museale della Basilica del Crocifisso – Duomo di Amalfi, la Mostra artistica, bibliografica e documentaria dal titolo In fuga dalla storia. Esuli dai totalitarismi del Novecento sulla Costa d’Amalfi – inaugurazione: ore 18.00 del 24 novembre p.v.

L’iniziativa intende rievocare il destino di numerosi “viaggiatori involontari”, che, soggiornando per qualche tempo nel rifugio precario (Klaus Voigt) della Costa, diedero vita ad una speciale comunità di artisti, eremiti e stravaganti di mezzo mondo (Stefan Andres), la cui eredità culturale e spirituale, sotto forma di opere artistiche, letterarie ed intellettuali – create in condizioni di minaccia e penuria – formano oggi un tesoro dell’immaginario europeo della Costiera Amalfitana di inestimabile valore.

L’obiettivo principale consiste nel tentativo di raccogliere organicamente, in tre filoni paralleli – biografico, artistico e letterario -, le attestazioni di una straordinaria vicenda di esuli – soprattutto tedeschi e russi, ma anche provenienti da altre nazionalità -, presenti sulla Costa tra gli anni Venti e Trenta del secolo appena trascorso.

Positano e Vietri furono le due principali mete costiere per numerose persone costrette a lasciare, per varie motivazioni, la loro patria. Un registro Comunale di Positano del 1941 ne registra 64, provenienti da 14 Paesi; il 58% erano tedeschi. Questi ultimi erano attratti dalla fama di “paradiso libertario” di cui la cittadina godeva tra intellettuali e artisti tedeschi e inoltre dal fatto che essa era abbastanza ‘economica’, meno mondana della vicina Capri ed ugualmente suggestiva, tanto da consentire una vita dignitosa, appartata e creativa, anche se non agiata.

Altri artisti stranieri, anche in questo caso prevalentemente tedeschi, furono attratti da Vietri sul Mare, ben nota per la tradizionale industria ceramica. Essi restarono affascinati sia dalla ‘semplicità’ e dalla ‘ingenuità’ della vita del Sud sia dalla possibilità di realizzarsi in un simile ambiente ‘alternativo’ (Dieter Richter).

Tra i russi, il primo a raggiungere la Costa ed a rivelare Positano a un’ampia schiera di artisti internazionali, fu Michail Semenov. Egli rappresentò il punto di riferimento amalfitano sul quale poi crebbero molteplici strati della vita dell’emigrazione russa (Michail Talalay).

Per la maggior parte degli esuli tuttavia l’Italia fu un “paese di transito”: troppo povero per assicurare a studiosi un sostegno finanziario e istituzionale, o agli artisti un mercato per le loro opere…ma la loro presenza nella Costiera Amalfitana, nella Penisola Sorrentina e nelle isole del golfo di Napoli offre un prezioso caleidoscopio di una condizione divenuta parte integrante della cultura del XX secolo (Fabio Bettanin).

L’innato senso dell’ospitalità della gente del Sud trasformatasi in solidarietà per gli immigrati, e spesso ricordata con riconoscenza dagli stessi nelle loro memorie, fece sì che l’ambiente umano divenisse subito ospitale e le case degli abitanti della Costa si aprissero per offrire agli esuli un asilo ed un pezzetto di focolare domestico (Dieter Richter).

Si osserva però che non si ebbe forse piena coscienza dei pericoli che il destino riservava ai rifugiati: alcune descrizioni del loro soggiorno, tratte da ricordi autobiografici, attestano spesso una propensione a superare la drammaticità con momenti conviviali, feste alla buona in terrazza, con candele, vino rosso da quattro soldi e pane con le sardine e con ‘laison’ amorose, scene di gelosia e piccoli rapimenti da una casa all’altra…il tutto come nella metafora del ‘ballo sul vulcano’ (Dieter Richter) inscenato in una sorta di paradiso di pazzi (Lola Landau). La vicenda degli esuli a Positano e nella Costa, fossero essi tedeschi o di altra nazionalità, non si configura, d’altronde, come “resistenza attiva” contro il totalitarismo (animata altrove da numerosi scrittori e intellettuali), ma come “ritiro dal mondo”, come attesta significativamente Stefan Andres – esule scrittore preminente tra quelli stabilitisi a Positano – attraverso un suo personaggio della trilogia Die Sinflut (Il Diluvio Universale): “…la mia politica è non agire. Non rispondere. Silenzio”.

Ciononostante le condizioni di vita, in origine favorevoli agli stranieri dal momento che il Regime fascista non praticò inizialmente alcuna forma di persecuzione antisemita e la legislazione sugli stranieri fu relativamente liberale, mutarono alla vigilia della Seconda Guerra Mondiale. A partire dall’autunno 1938 la situazione cambiò radicalmente. Dopo l’approvazione delle leggi razziali (7.9.1938), gli stranieri vennero sottoposti a stretta e dura sorveglianza: quelli di razza ebraica, furono in crescendo minacciati di espulsione, poi internati in campi di concentramento italiani ed infine deportati in quelli tedeschi di Auschwitz, Buchenwald o Dachau.

Attraverso la mostra verrà offerta un’ampia rassegna del vissuto e delle opere di tali personaggi, alcuni famosi (tra essi Stefan Andres, Essad Bey, Elisabeth Castonier, Irene Kowaliska, Leonid Massine, Vasilij Necitajlov, Rudolph Nureyev, Michail Semenov, Igor Stravinslij, Armin T. Wegner, Martin Wolff, Ivan Zagoruiko) e altri meno noti.

Della manifestazione, magistralmente curata da Dieter Richter (Università di Brema), Matilde Romito (Direttrice dei Musei Provinciali del Salernitano) e Michail Talalay (Accademia delle Scienze di Mosca), il catalogo della mostra e rare riprese filmate proporranno, coerentemente alle direzioni d’indagine seguite, una visione variegata e documentata di straordinarie vicende artistiche, letterarie ed umane.

Saranno esposte 65 opere d’arte prevalentemente raffiguranti paesaggi della Costa, ma anche immagini sacre, fiori, ritratti e vari altri soggetti, molto spesso pervasi dalla nostalgia per la Patria lontana e dalla tristezza per la precarietà dell’esilio: quadri, chine, vasi e ceramichevarie, stoffericamate e dipinte, cartoline acquerellate eoggetti artistici ornati a mano, periodici e fotod’epoca, documenti, lettere autografe, libri – oltre alla vasta produzione letteraria degli esuli della Costa: diari, romanzi, autobiografie e raccolte di novelle ambientate e/o ideate e scritte nella Costa d’Amalfi.

La Mostra, in definitiva, si porrà sicuramente quale proficua occasione di approfondita analisi delle feconde relazioni interculturali, legate sì ad un particolare e travagliato momento storico, ma destinate a proiettare nel presente e nel futuro molteplici echi dai rilevantissimi risvolti di interesse internazionale.

Michele Cinque