Comunità Montana

13 dicembre 2005 | 00:00
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13 dicembre 2005

Un diritto di cronaca da regolamentare. Per la maggioranza alla Comunità Montana “Penisola Amalfitana” i giornalisti vanno imbavagliati per Statuto

Ledere il diritto di cronaca regolamentando a proprio gradimento “l’accesso all’informazione”. E’ questo l’ultimo emendamento inserito nelle Norme transitorie e finali dello Statuto, in questi giorni in discussione in comunità Montana “Penisola Amalfitana”, e proposto dalla giunta targata Ds-Margherita. Modifica subito approvata, e senza che nessuno dei 30 consiglieri di maggioranza avvertisse un’ombra di disagio e di disappunto.

E così, nonostante i numeri risicati e la richiesta da parte del gruppo di minoranza dove fanno parte indipendenti di sinistra, di Forza Italia, Udc e Alleanza Nazionale, di rispettare le leggiche prevedono il divieto di aumentare gli assessori da 8 a 10 per una comunità montana formata da 53 consiglieri, (legge regionale n.6 del ‘98), e di non svuotare le competenze del consiglio generale cancellando tutti i comma dell’art. 6, con i soli voti della maggioranza approvano in seconda lettura lo Statuto, con piccole modifiche emendamentali.

Ma questa volta, evidentemente, si vuol metter mano anche a dei principi garantiti dalla Costituzione con l’art.21 (“Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero…”) e dalla legge che regolamenta la professione giornalistica (art.2, legge 3.2.63 num. 69: “E’ diritto insopprimibile dei giornalisti la libertà d’informazione e di critica…”).

L’emendamento approvato tra le Norme transitorie e finali, parla così di regolamentare “il diritto all’informazione in ogni sua accezione con riferimento particolare alla qualificazione della stessa, adottando uno specifico regolamento per l’accesso all’informazione entro e non oltre 6 mesi dall’entrata in vigore dello Statuto”. Questo regolamento, ovviamente, fa riferimento a come i giornalisti debbono comportarsi quando si celebrano i consigli generali.

Lo stesso Franco Massimo Lanocita, vice presidente dell’ente, e proponente dell’emendamento ha così sottolineato questa esigenza: “sarà un modo così di metter ordine a questo settore. Una telecamera viola, se non consentita, il diritto alla privacy. Non è possibile che chiunque entri possa fare riprese, e poi i giornalisti dovranno essere qualificati”. Dello stesso avviso anche Francesco Criscuolo dell’Udeur che anzi cita l’art.21 della Costituzione ma perché ci “sia pari dignità anche per noi che facciamo parte delle istituzioni”.

“Questo è semplicemente un modo per imbavagliare la libera stampa – risponde dai banchi della minoranza Salvatore Della Pace, che poi per protesta hanno abbandonato l’aula – questo è un altro scandalo, perché così operando questa maggioranza ha dimostrato il suo vero volto: si può scrivere ma si deve essere servi del piccolo potere che gestiscono, e chi non è di questo avviso non è gradito e bisogna quindi creare un apposito regolamento. Crediamo fermamente che mai nei consessi civili e liberi si sia arrivato a tanto, eppure, due marpioni della politica, Raffaele Ferraioli e Franco Massimo Lanocita, hanno voluto fare il braccio di forza con chi stava semplicemente svolgendo liberamente il proprio lavoro. Ma il nostro abbandono dall’aula andrà oltre e ci saranno altre forme di proteste per rendere ridicoli questi atteggiamenti che sanno soltanto di vera prepotenza e di vero stile padronale”. Salvatore Di Martino, già sindaco di Ravello, sopra le righe ha mostrato nel suo intervento di difesa dei principi che governano la democrazia, l’errore che si stava commettendo: “quando il potere teme i giornalisti c’è fatalmente tutta la debolezza e la carenza di proposte – ha affermato Di Martino durante l’assemblea –voi avete stravolto lo statuto, lo avete immiserito per consolidare i vostri calcoli di posti da spartire. Non sapete replicare alle nostre argomentate osservazioni e trovate quindi diletto nell’offendere chi di questo teatrino ne fa i resoconti imparziali”. E per tentare di sancire definitivamente il principio più elementare della democrazia, tutte le minoranze hanno proposto nell’art.51 che riguarda l’informazione il seguente emendamento:“ l’accesso ai lavori del consiglio generale è libero e garantito a tutti, stampa compresa, la quale con i mezzi più idonei che ritiene opportuni, farà il proprio lavoro”. La maggioranza, sicura di sé, ha bocciato però l’emendamento e cosa più grave, alla fine ha proposto addirittura un modo come imbavagliare gli operatori dell’informazione.

Non si è fatta attendere la presa di posizione delle associazioni di categoria dei giornalisti. “Ci aspettiamo che ci sia più trasparenza degli atti pubblici e un migliore accesso da parte dei giornalisti che svolgono il proprio lavoro, e non che si limiti il diritto di cronaca – hanno scritto in una nota apparsa su tutte le agenzie stampa i responsabili delle associazioni “Giornalisti per la legalità” e “Indro Montanelli” – il regolamento non deve limitare la libertà ma anzi deve essere salvaguardata e migliorata”.

Perché senza il rispetto del ruolo dell’informazione e della sua indipendenza, una democrazia è pura finzione.

Michele Cinque