Tramonti. Lunedì 12 dicembre è stata scritta una pagina nera per la libertà di stampa e la democrazia in Costiera Amalfitana. Durante la discussione sulla modifica statutaria vi sono stati degli attacchi ai giornalisti che riprendevano il consiglio dell’adunanza plenaria, per legge pubblico, e si è parlato per ore sull’opportunità di autorizzare riprese e registrazioni del consiglio, votando addirittura come priorità la necessità di regolamentare l’attività giornalista e lo stesso accesso dei giornalisti. L’ente che raggruppa tutti i rappresentanti dei comuni della Costiera Amalfitana, e dei limitrofi Monti Lattari, si sono riuniti per l’ennesima volta per cercare di modificare uno statuto che porterà, fra le altre cose, gli assessori da otto a dieci aumentando di fatto le spese passive per l’ente, intendendo come tali quelle necessarie al suo autofunzionamento e non ai beni e servizi che potrebbe erogare. Inoltre lo Statuto svuoterà di fatto quanto più possibile le competenze del Consiglio, uno svuotamento evidenziato di fatto in uno Statuto dove, mentre viene regolamentato dettagliatamente il funzionamento della Giunta o del Presidente, nulla dice a proposito delle competenze del massimo organoper il quale si rimanda alle leggi costringendo il cittadino comune a dei veri e propri tour de force giuridici per capire quale è la competenza del consigliere.. Evidentemente il far sapere all’esterno quello che succede in Comunità Montana, dove consiglieri che sono in maggioranza e all’opposizione nei propri comuni di appartenenza qui votano compatti per la stessa cosa, ha provocato dei nervosismi esasperati fino a mettere in discussione il diritto di cronaca in generale ed il diritto di video in particolare, che poi è l’unico modo per attestare indiscutibilmente l’accadimento di un fatto e le parole proferite. In realtà i nostri politici, che dovrebbero essere i migliori, forse non hanno neanche idea di cosa sia la libertà di stampa.
Tutti hanno il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. (Costituzione della Repubblica, art. 21 c.1) Ogni persona ha diritto alla libertà di espressione. Questo diritto comprende la libertà di opinione e la libertà di ricevere o di comunicare le informazioni e le idee, senza ingerenze da parte di pubbliche autorità e senza considerazione di frontiere. (Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo, art.10) Gli unici limiti alla libertà di manifestazione del pensiero possono essere rilevati soltanto all’interno della stessa Costituzione, quando questa libertà si ponga in contrasto con altri interessi egualmente rilevanti e tutelati. Il contrasto più comune è quello che spesso si pone tra diritto di cronaca ed alcuni diritti della personalità, come l’onore, l’immagine e la riservatezza (quali limiti si trova un giornalista di fronte a possibili violazioni della reputazione di un soggetto). In questo senso la Corte Costituzionale è intervenuta a tutela del diritto di cronaca, ritenuto prevalente anche nel caso di un contenuto ingiurioso o diffamatorio, in presenza però di alcuni requisiti, quali la verità della notizia (o la verità putativa connessa all’attendibilità della fonte), la sua utilità sociale, e la forma civile dell’esposizione dei fatti e della loro valutazione. Particolarmente importante è invece – per quello che ci riguarda ed in rapporto alle riprese video – la relazione tra diritto di cronaca e diritto d’immagine del soggetto ripreso o fotografato. Anche in questo caso il diritto all’immagine cede di fronte al diritto di cronaca quando la riproduzione dell’immagine è giustificata dalla notorietà o dall’ufficio pubblico coperto, da necessità di giustizia o polizia, da scopi scientifici, didattici e culturali, o quando la riproduzione è collegata a fatti, avvenimenti, cerimonie di interesse pubblico o svoltisi in pubblico (art. 97 legge diritto d’autore 22.4.1941 n.633). In tutti questi casi, infatti, non è necessario il consenso dell’interessato. Non potrà quindi in ogni caso farsi riferimento al diritto all’immagine per impedire o ostacolare la ripresa o la fotografia di eventi svoltisi in pubblico
Michele Cinque