I Galli sul Venerdi di Repubblica

12 dicembre 2005 | 00:00
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I Galli sul Venerdi di Repubblica

I Galli sul Venerdi di Repubblica

L’isola positanese di Nureyev secondo la Procura sarebbe stata acquistata da Russo violando il diritto di prelazione che ora vorrebbe esercitare la Regione col Comune di Positano

Quaranta gradi di latitudine nord, quattordici gradi longitudine est. Sono queste le coordinate dello scontro giudiziario che si sta disputando in Costiera amalfitana per il possesso di Li Galli, un piccolo arcipelago di fronte a Postano. Tre isolotti (Briganti, Galli e Rotonda), quattro ettari appena, ricchi però di fascino, di storia, di reperti archeologici e, non ultimo, dal considerevole valore economico. L’arcipelago è oggi in mani private, ma Regione Campania, ministero dei Beni culturali e comune di Postano ne rivendicano il possesso: hanno avviato una procedura di esproprio, forti anche della richiesta di rinvio a giudizio per l’attuale proprietario, accusato di aver truffato lo Stato proprio in occasione della compravendita di Li Galli. L’arcipelago è una sorta di isola dei famosi. In epoca greca ha leggendariamente ospitato le sirene, in quella romana una sontuosa villa di età giulio-claudia, di cui resta più di una traccia. In tempi recenti era diventato il buon ritiro di Eduardo De Filippo, e prima del grande coreografo Leonide Massine ( l’architetto Le Corbusier disegnò per lui nel 1924 il progetto di restauro degli edifici esistenti), infine di Rudolf Nureyev. Qui finisce la storia e inizia la cronaca giudiziaria, nel 1993, dopo la morte di Nureyev, la Ballet Monde Ag, società con sede in Liechtenstein incaricata della gestione dei beni testamentari del ballerino russo, mette Li Galli sul mercato. Si fanno avanti due imprenditori sorrentini, Francesco Bavarese e Giovanni Russo, proprietario di un quattro stelle in costiera, l’Hilton Palace. La trattativa va avanti per qualche settimana e all’inizio del 1994 la compravendita è conclusa: l’arcipelago passa di mano per tre milioni e 440 mila dollari (oltre cinque miliardi di lire di allora). La vicenda sembra chiusa finchè nel 2003 un pentito di camorra parla ampiamente di Li Galli: nel 1993, rivela, la criminalità organizzata sarebbe stata interessata all’acquisto per riciclare denaro sporco. Scattano le indagini, non si trovano riscontri. Il magistrato dell’antimafia di Salerno che conduce l’inchiesta, pignolo, esaminando le carte del passaggio di proprietà scopre comunque un sacco di cose che non tornano. Li Galli è sotto tutela dal 1987, dichiarata dai beni culturali “area di importante interesse archeologico” per la presenza di resti romani, e dal 1998 fa parte anche dell’area marina protetta di Punta Campanella. Qualsiasi ipotesi di alienazione è perciò vincolata alla necessità di avvertire preventivamente il ministero, dandogli cosi modo di poter esercitare il diritto di prelazione. Di questa comunicazione invece non c’è traccia. Anzi, il pm Centore evidenzia come per aggirare il diritto di prelazione venditori e acquirenti abbiano escogitato un complesso meccanismo: nel 93 tutti i beni testamentari di Nureyev, tranne l’arcipelago, vengono trasferiti dalla Ballet Ag a un’altra società; subito dopo Russo e Bavarese rilevano il 51 per cento della Ballet Ag assicurandosi così il possesso di Li Galli. Secondo la Procura di Salerno l’operazione serve proprio per mascherare la compravendita delle isole e dunque a eludere il diritto di prelazione. Scatta perciò – è il gennaio 2004 – la richiesta di rinvio a giudizio contro gli imprenditori sorrentini (anche se Russo ha rilevato la quota a Bavarese ed è oggi proprietario unico) e gli avvocati stranieri amministratori della Ballet Ag. L’accusa: truffa aggravata ai danni dello stato e violazione delle norme di tutela dei beni di interesse storico-archeologico. Nei prossimi mesi dovrebbe arrivare il pronunciamento del Gip e la fissazione dell’udienza preliminare. L’inchiesta di Centore intanto risveglia l’interesse di Regione Campania e ministero dei Beni culturali che si ricordano di Li Galli. L’11 novembre 2003 la giunta approva finalmente la delibera per l’esercizio di diritto di prelazione su Li Galli e Briganti (Rotonda non è sotto tutela) “dichiarando l’irrevocabile intento – si legge nel testo – di acquistare il bene e corrispondere all’alienante 3 milioni e 440 mila dollari”. Si apre cosi un altro fronte, stavolta tutto amministrativo. Giovanni Russo all’inizio del 2004 si appella al TAR chiedendo la sospensiva della delibera regionale. Il ricorso viene respinto. Il tribunale infatti stabilisce che il diritto di prelazione “è consentito per gli atti che trasferiscono in tutto o in parte, a qualsiasi titolo, la proprietà o la detenzione dei beni… e quindi anche la cessione di pacchetti azionari come quelli di cui si discute”. In un nuovo ricorso viene invece contestato il decreto del ministero dei Beni culturali che dichiara l’area di importante interesse archeologico. In questo caso, grazie a un cavillo giudiziario, il Tar il 6 agosto scorso dà ragione ai proprietari: la notifica del vincolo, il 5 giugno 1987, era destinata a Leonide Massine, che però era già morto da otto anni. Adesso la parola passa al Consiglio di Stato, cui si sono appellati poche settimane fa il governatore Antonio Bassolino e il ministero dei Beni culturali Rocco Buttiglione. Restano intanto aperte altre due questioni. Al comune di Positano nel corso degli anni sono arrivate ben sei richieste di condono edilizio, l’ultima ad agosto, per una serie diabusi commessi sull’isola. Mentre le Fiamme gialle, l’estate scorsa, avrebbero fatto una visita a Li Galli per verificare un eventuale uso commerciale dell’arcipelago, anche questo subordinato a un nulla aosta