Vico Equense. Il gruppo di giovani di Moiano ha inscenato per le festività natalizie ‘A Nanassauno spettacolo teatrale in tre atti di Eduardo Scarpetta tratto da “La Dame de Chez Maxim’s” di G. Feydeau. A seguire i ragazzi, per mesi, Raniero De Martino e Cosimo. Il primo spettacolo, con enorme afflusso di pubblico, si è tenuto il 25 dicembre poi ci saranno altre due repliche il primo e il sette gennaio nel salone parrocchiale della Chiesa di San Renato nella piazza Scanno diMoiano. Da fine estate ogni settimane una ventina di ragazzi si vedono periodicamente, con l’avallo del parroco Raffaele Trombetta e seguiti dal diacono Domenico Cassandro di Piano di Sorrento, un giovane che sta coinvolgendo i giovani moianesi in varie iniziative di carattere sociale, dagli incontri ai ritiri. Una realtà importantissima che da modo ai giovani di fare qualcosa di sano e di riuscire a fargli coltivare i rapporti e far crescere il tessuto sociale del più grande centro delle colline di Vico. Fra gli attori, tutti rigorosamente ed appassionatamente dilettanti, Alfonso Cuomo fa la parte di Felice Sciosciammocca mentre Imma Cuomo è Nanassa,poi Giuseppe Buonocore fa la parte di Pasquale Cardellil’amico del protagonista, l’architetto è Giuseppe Maresca, tanto per ricordare dei nomi, ma tutti sono stati bravissimi e da apprezzare per l’impegno culturale, perché fare teatro è cultura. Per la scenografia tre ragazze del posto studentesse dell’artistico, Carmela, Fortuna e Raffaella hanno dimostrato la loro bravura disegnando le scene mentre Adriana ha curato i costumi, alla colonna sonora ha lavorato il diacono Domenico Cassandro. La commedia A’ Nanassa ha una notevole importanza nella storia del teatro napoletano. Con la commedia A’ Nanassa si inaugura nell’ottobre del 1955 al teatro San Ferdinando di Napoli una nuova compagnia di prosa dialettale, la Scarpettiana.
La compagnia prende il nome dal famoso attore napoletano Eduardo Scarpetta, cioè da colui che portò per la prima volta sulle scene nel 1890 la stessa A’ Nanassa.
Sessantacinque anni dopo la rappresentazione segna l’esordio alla regia di Eduardo De Filippo, figlio naturale di Scarpetta, che a quest’opera teatrale deve il suo primo grande successo, condiviso con il direttore della compagnia, Mario Mangini.
Il pubblico napoletano dimostra di apprezzare la storia di Felice Sciosciammocca, ammogliato per interesse ad una donna più anziana di lui e finto marito della bella Nanassa, che Felice lascia credere sua moglie per compiacere il ricco zio. Questo scambio sarà la causa scatenante di una serie di impicci dai quali, però, il protagonista riuscirà sempre a venir fuori. Eduardo Scarpetta, che aveva una vita movimentatissima, innumerevoli figli illegittimi, fra i quali i grandissimi De Filippo, una causa con D’Annunzio, riaprì il San Carlino da solo, dopo essere stato acclamato in tutta Italia col personaggio di Felice Sciosciammocca, sentì la necessità di cambiare le opere adeguandosi a nuovi gusti cominciò così a scrivere commedie brillanti ispirandosi ai vaudevilles della belle epoque che in Francia “dettavano moda”. Ma le sue non erano semplici traduzioni dal francese al napoletano, ma erano riletture complete che lasciavano intravedere solo l’intreccio dell’originale; i caratteri, le battute, erano completamente reinventate dalla feconda fantasia di quel giovane e nascente talento che aveva capito qual era l’esigenza del pubblico: ridere con intelligenza
Michele Cinque