Sorrento stelle Michelin della Penisola contro la Toscana, intanto le stelle rimangono le stesse
Sorrento. Si incontrano nello scenario stupendo dell’hotel Vittoria Tramontano le due tradizioni enogastronomiche più interessanti d’Italia, la Toscana e la Campana. E’ capitato mercoledi scorso e a celebrare l’evento anche la bellissima Barbara Di Palma per la vita in diretta. Una cena indimenticabile con un confronto fra cucina toscana e campana senza pari. Dagli antipasi ai dolci (dove ha partecipato De Riso) ai liquori di Villa Massa, sponsor della serata, con la straordinaria accoglienza di uno degli alberghi più belli d’Italia. Una giornata anticipata in mattinata da un convegno condotto da Bruno Gambacorta. Intanto piovono le stelle della guida Michelin ma il firmamento della ristorazione in Costiera è uguale allo scorso anno. Nessun nuovo ingresso e niente salti in avanti per i locali già insigniti del prestigioso riconoscimento. Insomma, la Penisola sorrentina continua a essere il paradiso dei gourmet con la Torre del Saracino a Vico Equense, il Buco a Sorrento, i Quattro passi a Nerano, la Taverna del Capitano a Marina del Cantone e il Don Alfonso a Sant’Agata sui due Golfi, eppure è forte la sensazione di una qualità della ristorazione non adeguatamente rappresentata dalle pubblicazioni del settore. «Da qualche anno purtroppo assistiamo all’uscita di guide che non rispecchiano i passi in avanti fatti da larga parte della ristorazione della Costiera e di Sorrento in particolare», attacca Paolo Esposto, patron del ristorante il Caruso. I motivi di questa disattenzione? «Francamente non me li spiego anche perché accanto ai riconoscimenti tributati ad alcuni locali, resta il dato di una ristorazione spesso trascurata nonostante riesca a coniugare qualità, presenze significative e investimenti sulle strutture». Exploit del Buco a parte, che dallo scorso anno si è piazzato ai vertici di tutte le guide, tra Vico Equense e Sorrento ci sono ristoranti come l’Osteria di Nonna Rosa, l’Antica Trattoria e lo stesso Caruso che attendono la consacrazione nell’olimpo della gastronomia. Non è un caso, infatti, che dal 2002, anno in cui è stata tolta una stella al don Alfonso, manca un ristorante con le tre stelle e che ogni anno il pronostico di eventuali promozioni viene puntualmente smentito con la conseguente delusione dei diretti interessati. «Non parlerei di una ristorazione trascurata dalle guide, visto che i migliori locali della Campania, secondo una valutazione unanime, si trovano proprio in Costiera», dice Luigi Cremona, curatore delle Guide del Touring. E aggiunge: «Grazie a una clientela abituata al buon mangiare e legata all’amenità dei luoghi, infatti, credo che i ristoranti della Penisola sorrentina potranno godere di ulteriori margini di miglioramento, anche se negli ultimi anni è da tenere sott’occhio la gastronomia delle aree interne che riserverà grandi sorprese per la presenza di materie prime straordinarie». Tuttavia, in mancanza di new entry nella guida Michelin, uno spicchio del firmamento della Costiera ha cominciato a brillare nel cielo di Roma. Da quest’anno, infatti, il Baby dell’Aldrovandi Palace, il ristorante la cui cucina è affidata ad Alfonso Iaccarino, è stato premiato con l’ambita stella. Si tratta di un risultato quanto mai lusinghiero, soprattutto se si considera che arriva ad appena un anno e mezzo dall’apertura del nuovo locale. «Siamo contenti anche perché è la testimonianza che è possibile trasferire al di fuori della Penisola Sorrentina il patrimonio di professionalità e di qualità nella ricerca gastronomica che siamo riusciti a costruire in questi anni», commenta Mario Iaccarino. Ma accanto all’eccellenza Don Alfonso emergono anche realtà interessanti come Lo Stuzzichino, sempre a Sant’Agata, protagonista di serate interessantissime come la serata sui formaggi che da Madaio arrivavano ai prodotti dei Monti Lattari. Lo stuzzichino organizza eventi, come escursioni alle cantine Alois di mercoledì scorso, o confronti sui formaggi ed altro, che non fanno altro che promuovere in genere la cultura del settore in tutta la Penisola Sorrentina. La voglia di fare non può che far ben sperare nel futuro dell’enogastronomia sorrentina che, comunque la si voglia dire, rimane l’eccellenza in Campania.
Michele Cinque