La curiosissima biografia di un autore di best seller Tom Reiss, firma del ‘New York Times’ ha raccontato la vita di uno scrittore che si fece passare per un principe ottomano In realtà si chiamava Lev Nussimbaum, nat nel 1905 in Azerbaija Il libro intitolato ‘The Orientalist’ sta per uscire in Italia
L’ ebreo amato da Goebbels
– Sono documentati i suoi rapporti con Nabokov e Pound Einstein e Freud – Grazie al cambio d’ identità riuscì a vivere nella Germania nazista
ANTONIO MONDA
NEW YORK – All’ inizio degli anni Trenta c’ era uno scrittore che collezionava un best seller dopo un altro, alternando storie struggenti e avventurose ambientate nel Caucaso con biografie di personaggi celebri quali Maometto, Nicola II e Stalin. I suoi libri, che avevano titoli evocativi quali Petrolio e sangue in Oriente erano letti dai giovani come dagli anziani, ma non c’ era nessuno che avesse informazioni accurate sull’ autore, al punto che Lev Trotskj, in una lettera scritta dall’ esilio al figlio si chiese con perplessità: «ma chi e’ mai questo Essad Bey»? Un libro appassionante e sorprendente, pubblicato dalla Random House negli Stati Uniti con il titolo The Orientalist, e in uscita nei prossimi mesi in Italia presso Garzanti, ne svela l’ identità, raccontandone una vita talmente romanzesca che sembra scritta da un sceneggiatore che cerca perennemente la soluzione ad effetto e non ha paura di sconfinare nell’ inverosimile. Ma la storia dello sconosciuto autore di best seller che si fece passare per il principe ottomano Essad Bey, e firmò il suo libro più celebre con lo pseudonimo Kurban Said, è assolutamente vera, com’ è vero che in realtà lo scrittore era un ebreo di nome Lev Nussimbaum, che grazie al suo cambio di identità riuscì a vivere nella Germania nazista ed ebbe un ammiratore incondizionato che rispondeva al nome di Joseph Goebbels. Per mettere insieme i tasselli di questo puzzle, l’ autore del libro Tom Reiss, firma prestigiosa di alcune delle maggiori pubblicazioni statunitensi, tra le quali il New York Times, ha impiegato più di cinque anni, raccogliendo documenti e materiali biografici sparsi tra la Turchia, Parigi e l’ Azerbaijan, la Germania, la Georgia e l’ Italia, dove l’ “orientalista” passò gli ultimi anni della sua vita. In origine Reiss aveva intenzione di scrivere un lungo articolo per il New Yorker, ma, addentrandosi nei dettagli della vita dello scrittore si rese conto che nonostante sia vissuto soltanto trentacinque anni un libro forse non sarebbe stato sufficiente. Lev Nussimbaum era nato nel 1905 a Baku, capitale della Azerbaijan da un petroliere di nome Abraham e da una donna di nome Berta, la quale si tolse la vita quando lui era ancora bambino. Grazie alla scoperta del petrolio Baku era all’ epoca una città ricca e moderna, nella quale il piccolo Lev visse all’ interno di un melting pot nel quale trovò conforto per il trauma della scomparsa della madre e che poi idealizzò per tutta la vita. Ma questa situazione di lusso e di fertile scambio culturale cambiò drasticamente con la Rivoluzione di ottobre, e quando le minacce alla propria incolumità diventarono concrete (alcune delle pagine più affascinanti raccontano le cariche dei cosacchi ed il massacro degli Armeni), Lev decise di fuggire rocambolescamente insieme al padre nascondendosi in una carovana di cammelli. E’ l’ inizio di una odissea costellata da incontri avventurosi e pericoli di ogni tipo, che vede i due vagare in Asia Minore per tre anni e vivere per un periodo anche in un cinema abbandonato (l’ unico luogo che avevano trovato in cui si poteva utilizzare un bagno) prima di approdare a Parigi e quindi a Berlino, dove Lev frequenta dei corsi di cultura orientale e comincia a scrivere per alcuni giornali tedeschi. E’ il momento in cui il futuro scrittore rigetta con decisione la realtà di nomade a cui sembra averlo condannato la sua giovane esistenza, e decide di inventarsi un passato nobile e fittizio. Sono gli anni in cui l’ antisemitismo diviene gradualmente più insopportabile e feroce, ma nella scelta di Lev, che subisce realmente il fascino della cultura orientale, non c’ è unicamente paura e opportunismo, ma il sogno di un possibile incontro tra la cultura ebraica e l’ Islam. Lo scrittore vive questo ideale con un narcisismo a dir poco estetizzante (la sua nuova identità e’ quella di un raffinato principe ottomano figlio di una nobildonna russa) e con una buona dose di ingenuità, ma il suo progetto risente degli insegnamenti dei cosiddetti orientalisti ebrei. Tra i documenti più interessanti rintracciati da Tom Reiss c’ è la scoperta di un suo testo appassionato a cui diede il titolo di Allah è grande e la documentazione dei rapporti con i personaggi che frequentò in quegli anni: da Vladimir Nabokov ed Herman Hesse a Martin Buber, da Albert Einstein a Sigmund Freud. Il successo gli arrise con le biografie ed i romanzi di appendice, e il finto principe ottomano utilizzò la sua fama pubblica per prendere posizione pubblicamente contro il comunismo e a favore della monarchia. Ma il documento più interessante risale al 1937, quando fece un appello profetico quanto accorato alla tolleranza interrazziale, invocando un «completo cosmopolitismo» per opporsi alle derive fondamentaliste e militanti dell’ Islam. Quando a Berlino cominciò a diffondersi la voce che il misterioso principe ottomano fosse in realtà un ebreo, Essad/Lev decise di scappare a Vienna, dove cambiò nuovamente identità, e con lo pseudonimo di Kurban Said pubblicò il suo capolavoro, intitolato Ali e Nino. Il romanzo, che è tuttora il libro più letto ed amato in Azerbaijan, è ambientato nella sua città nativa Baku agli albori della Rivoluzione d’ ottobre, e, a dimostrazione della sincera fede nella tolleranza religiosa racconta l’ amore impossibile tra una giovane cristiana ed un musulmano. Quando venne scoperto e pubblicato nel 1970 negli Stati Uniti venne definito dal critico del New York Times come un «tesoro sepolto», e cinque anni fa ha avuto una nuova ristampa che lo ha fatto diventare un testo di culto. Il nuovo successo letterario coincise con un momento estremamente travagliato: a poche settimane dall’ annessione dell’ Austria da parte della Germania Kurban venne abbandonato dalla ricchissima moglie per il suo migliore amico dove averne messo pubblicamente in dubbio la sessualità. L’ abbandono da parte della moglie, che continuava ad ignorarne la vera identità, venne ampiamente pubblicizzato dalla stampa scandalistica, e dopo l’ Anschluss hitleriano, lo scrittore cercò riparo in Italia, dove tentò ad ogni costo di diventare il biografo di Mussolini. Grazie alle sue conoscenze riuscì ad entrare in contatto con Giovanni Gentile al quale chiese di intercedere presso il Duce. Si illudeva che Mussolini prendesse le distanze da Hitler, e soprattutto che avesse un atteggiamento più tollerante nei confronti delle persecuzioni razziali. Ma il progetto non andò in porto: la sua identità venne scoperta grazie ad una segnalazione venuta dalla Germania, e venne messo agli arresti domiciliari, anche se non fu mai estradato. Rimase confinato in un esilio di lusso come Ravello, dove visse grazie all’ aiuto finanziario di amici tra i quali Ezra Pound. Quando aveva soltanto trentacinque anni, ed aveva vissuto almeno tre vite diverse, il suo corpo fu aggredito da un male incurabile. Si rese conto di essere arrivato all’ ultimo capitolo della sua esistenza, e decise di assumere nuovamente l’ identità di Essad Bey, anche se scrisse un ultimo libro in tedesco firmandosi Kurban Said. A chi lo incontrava nel periodo della malattia spiegava che l’ unica speranza per il mondo era affidata al cosmopolitismo e alla tolleranza tra le differenti religioni. Alcuni testimoni raccontano che negli ultimi giorni svelava con orgoglio la sua realtà di ebreo, ma quando capì che era giunta la sua ora diede disposizione che sulla tomba in preparazione a Ravello fosse scolpito un turbante.
DA IL CATALOGO DELLA MOSTRA ” IN FUGA DALLA STORIA” REALIZZATA DAL CENTRO DI CULTURA E STORIA AMALFITANA:
Arrivo’ a Positano nel 1939, gia’ malato, e fu assistito dal dott: Vito Fiorentino. Privo di mezzi di sussistenza, impossibilitato ad acquistrae la morfina che avrebbe potuto combattere gli insopportabili dolori, l’esistenza di Essad Bay a Positano fu una lunga e atroce agonia, alleviata dalla generosita’ di poche anime caritatevoli (Maria Rispoli e la contessa Nora Gaetani. Mori’ in una torrida mattina il 27-08-1942 a Positano….. Un suo amico e protettore, Giamil Vacca Mazzara, funzionario del Ministero della Cultura Popolare, provvide a fargli erigere a proprie spese una tomba nel cimitero di Positano. Il monumento mussulmano, una stele sormontata da un turbante, è orientato in direzione della Mecca.”
DA “POSITANO” di John Steinbeck, 1953, ….. “alla fine mori’, e ill solo desiderio che espresse fu di essere sepolto con i piedi verso la Mecca. Questo fu fatto, o almeno cosi’ penso’ Positano. Ma quattro anni piu’ tardi un ficcanaso pignolo frce una scoperta: la posizione del musulmano era stata calcolata con ogni scrupolo, ma o il compasso non funzionava o la carta era sbaglia: fatto sta che era stato sepolto 28 gradi fuori della giusta direzione. Questo era piuttosto grave per una citta’ di mare. L’intera popolazione si aduno’, riesumo’ ill musulmano, lo mise nella giusta posizione e lo seppelli’ di nuovo”
DA “THE ORIENTALIST” DI TOM REISS
Il capitolo n. 15, intitolato “Positano”, è interamente dedicato al periodo vissuto qui da Essad Bay.