Liuccio e D´Angelo un addio amaro

3 gennaio 2006 | 00:00
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Liuccio e D´Angelo un addio amaro

Un terremoto, le nuove nomine politiche. Un terremoto che rischia di avere ripercussioni ben più ampie. Soprattutto negli ambienti cittadini. È il caso di Maiori, dove gli operatori turistici puntano l’indice contro la «logica della discontinuità». E a sostegno di Giuseppe Liuccio (nella foto con Mario Luzi) che, in poco meno di due anni, ha rivoluzionato la cittadina costiera facendola balzare nell’olimpo della cultura nazionale, scende in campo anche Alberto Bevilacqua, in vacanza proprio a Maiori. «È una notizia bruttissima, ingiusta e fuori luogo, peraltro giunta in un periodo festivo e per questo ancora più amara», commenta lo scrittore che il mese scorso ritirò il Premio Maior per la poesia. «Le logiche della politica sono di per sé illogiche – aggiunge Bevilacqua – Quello di Liuccio è uno dei casi che non hanno logica, soprattutto perché è stato in grado di concentrare su Maiori l’attenzione internazionale, lavorando nell’ottica dell’incremento turistico. Ora, il Premio Maior e le iniziative culturali sono destinate a finire. Più che alla cultura, mi sento di lanciare un appello a favore di Liuccio che qui a Maiori gode di attendibili estimatori. Non si può buttarlo fuori da presidente dell’Azienda turistica dopo che ha collezionato grandi risultati. È stata una decisione anche abbastanza vile. Il problema è che siamo sotto elezioni ma non si possono condividere iniziative del genere, perché non siamo alla svendita delle ciabatte e delle mutande». A sostegno del poeta cilentano si schierano anche i titolari delle strutture ricettive di Maiori. «Non possiamo fare la rivolta di Masaniello anche se siamo tutti con lui – dice Anna Citeralla, da qualche mese a capo dell’associazione albergatori – Il problema è che certe nomine non tengono conto del territorio e di chi lo conosce e lo vive. Con Liuccio abbiamo lavorato per due anni ed è stato l’unico che a Maiori ha sconvolto tutto. Al di là delle iniziative ci ha insegnato a fare turismo perché aveva la competenza giusta». Scalpore ha destato anche la sostituzione di Francesco D’Angelo dall’Azienda di Positano. Qui, sulla sponda più in della Costiera, era definito l’uomo delle lotte. Infatti, era stato l’unico a puntare l’indice contro la chiusura indiscriminata degli esercizi commerciali di Positano, ingaggiando un duro scontro con l’Anas per la manutenzione e la pulizia della statale amalfitana. «Mi sono sforzato per tutelare il turismo della Costiera Amalfitana – avverte D’Angelo – cercando di intervenire in quei settori in cui non interviene la politica locale».