Penisola Sorrentina il 70 per cento dei casi di molestie telefoniche denunciate a carabinieri e polizia ha per protagonisti ex mariti e fidanzati. Le vittime sono sempre donne. Il telefono squilla annunciando una chiamata da numero privato. Dall’altro lato la voce dell’ex, che prima implora, poi insulta, infine minaccia e perseguita. Un fenomeno che gli americani hanno battezzato con il nome di «stalking», termine che indica una serie di comportamenti molesti che vanno dalle minacce ai pedinamenti alle telefonate oscene, e che anche per il nostro ordinamento giuridico (articolo 660 del codice penale) rappresenta un reato punibile con l’arresto fino a sei mesi o con la multa fino a 560 euro. Non sempre, però, il cuore infranto si accontenta di disturbare. Sempre più spesso per i delusi d’amore la vendetta è un piatto che si serve via mms. Foto e filmati girati per gioco in momenti d’intimità escono dai confini del privato subito dopo l’addio. Ecco allora che le immagini di lei nuda finiscono sui cellulari di amici e conoscenti oppure, come accadde qualche tempo fa a Pompei, nelle pagine di un sito web. Le nuove tecnologie mostrano l’altra faccia della medaglia: se un tempo scattare foto e girare filmati per gioco nell’intimità era estremamente difficile (dove stampare le immagini senza essere riconosciuti?) oggi la diffusione di macchine fotografiche digitali ha reso più «sicuro» fotografarsi e filmarsi senza veli. Una falsa sicurezza, però: in molti casi il segreto dura soltanto finché dura la relazione. Difendersi? Ancora abbastanza difficile. Di sicuro, la prima cosa da fare in questi casi è denunciare il colpevole. La denuncia rimane l’arma principale anche contro le molestie telefoniche. Ma prima di immaginare che il molestatore sarà subito punito, meglio fare i conti con la realtà: a chi denuncia di essere vittima di stalking le forze dell’ordine consigliano in genere di cambiare numero. I gestori telefonici non rilasciano informazioni (tutela della privacy: di chi? Del molestatore) su chi chiama da numero privato. La Telecom lo fa, ma a pagamento: con il servizio «override» si può vedere il numero che chiama su rete fissa anche se è celato, ma solo per periodi limitati. Ottenere il servizio per cinque giorni costa 90 euro, per dieci la spesa sale a 123, per quindici a 154 euro. E per la telefonia mobile? Dalla Tim fanno sapere che per ora il servizio non esiste, ma che «ci stanno lavorando».