Franco Di Comite fra i papabili alla Camera

1 marzo 2006 | 00:00
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Franco Di Comite fra i papabili alla Camera

Se ne sta beato a contemplare Positano e li Galli nella sua casa di Montepertuso, in cima a quei novantasette scalini che ha dipinto di sua mano con tutti i colori dell’arcobaleno. Cucina pranzetti con le verdurine dell’orto per i suoi ospiti, che siano il genio dell’erboristeria Maurice Messeguè, il presidente della Mondadori pubblicità Edoardo Giliberti o gli amici della sua scanzonata gioventù salernitana. Guarda la figlia Evelin di sei anni andarsene a scuola da sola con il cestino della merenda come Cappuccetto rosso. E quando deve lavorare, approda tra le grisaglie dei consigli di amministrazione di Fincantieri e di Sviluppo Italia con l’entusiasmo dell’uomo di mare. «Sono un uomo fortunato, con me la vita non è mai stata avara». Parola di Franco Di Comite, piccolo ed eclettico pioniere dell’avventura berlusconiana in quel di Salerno. Uno che a 56 anni si permette il lusso di fare spallucce: lo candideranno o no alla Camera? «Io non ho chiesto niente a nessuno. Se vogliono, sono disponibile. Ma non sono abituato a sgomitare». Insomma, se l’amico Silvio (Berlusconi) e l’amicissimo Marcello (Dell’Utri) vorranno, lui tornerà a fare il deputato di quel partito che nel ’93 ha contribuito a fondare a Salerno, e nel quale fu eletto nel ’96. Altrimenti? Spallucce. Di Comite sta bene così. E non solo perchè grazie alla militanza azzurra ha collezionato cariche e ruoli da manager: è amministratore di Fincantieri e di Sviluppo Italia e vicepresidente di Creaimpresa, si occupa di cantieristica, navi da crociera, porti: una pacchia. Ma anche perchè lui non ha «mai cercato una candidatura. Anzi qualche volta l’ho rifiutata: nel ’94 alle politiche, l’anno dopo alle europee, per dare una mano ad amici». c.e. (Il Mattino)