GIANNI COLUCCI
«Una guarigione misteriosa». Così i medici giudicano la scomparsa senza cure di un cancro al polmone ad un uomo in fin di vita. La Chiesa salernitana riconosce nell’episodio un miracolo di Giovanni Paolo II. Il protagonista della vicenda in parte avvolta dal mistero è un salernitano, un pensionato di 73 anni, A. B., che abita al centro, intorno a piazza Malta. La sua guarigione miracolosa, secondo l’arcivescovo, aprirebbe la strada degli altari al papa polacco. Il mistero. Il primario del reparto di radioterapia degli Ospedali Riuniti Davide Di Gennaro non vuole scendere nei dettagli personali del suo paziente «miracolato». Di Gennaro riporta comunque il caso tra le sue ricerche pubblicate su riviste internazionali e dal prestigioso sito internet Medline e in uno studio pubblicato dalla rivista Civitas Hippocratica, diretta da Mario Colucci, dove l’evento è rubricato come «misterioso». Si tenta comunque la via di una spiegazione scientifica indicando che a reagire al tumore sia stato il fisico del paziente; la fede fa intravedere, invece, che ci sia l’intervento divino. La famiglia dell’uomo aveva tenuta ben nascosta la natura prodigiosa della guarigione prima che il vescovo di Salerno lo proclamasse gioiosamente dall’altare della cattedrale. Così la storia di questa straordinaria guarigione diventa la prova della santità del grande Papa. Il calvario. Era arrivato un anno e mezzo fa nel reparto di radioterapia degli ospedali riuniti di Salerno. Aveva con sè un fardello di emozioni e una borsa con le analisi. Una diagnosi che gli lasciava poche speranze e fiato zero. Un tumore osseo con metastasi al polmone. L’equipe di Davide Di Gennaro lo prese immediatamente in carico, mettendogli a disposizione le tecnologie più sofisticate. Si cominciò aggredendo il tumore osseo. Una vertebra fu irradiata e sembrò che effettivamente la cura funzionasse. Ma erano i noduli al polmone la difficoltà insormontabile. Ed ecco che avviene l’incredibile: l’inspiegabile per gli scienziati, il miracolo per i credenti. Poi la moglie dell’uomo ha un sogno. La donna, devota, aveva voluto mettere alla prova se stessa non arrendendosi alla brutale franchezza delle cartelle cliniche. In una nottata come le altre, quando vegliava suo marito, le apparve in sogno Giovanni Paolo II. Si era a ridosso dei funerali solenni, alla fiumana di folla che la tv aveva mostrato al mondo sul sepolcro del grande Papa. La donna avrebbe visto il volto sorridente del Papa polacco. «Pareva che mi dicesse di non preoccuparmi e di smettere di soffrire. Mi disse: ce la farà», confidò. Un racconto avvolto dalla discrezione della famiglia. Mentre in corsia, al San Leonardo, trapelano altri dettagli. Anche lo stesso pensionato, malato, avrebbe sognato il «Papa Santo» insieme con la figlia, deceduta qualche tempo prima. Poi la guarigione. La fede. Quel vago sentimento irrazionale, di calore e serenità, che una visione che arriva dai precordi dell’anima può dare ad un cuore sofferente, ebbe modo di dispiegarsi. Bastò andare il giorno successivo al reparto per una Tac di controllo. I medici sussultarono, le loro certezze forse vacillarono, le spiegazioni si aggiunsero alle spiegazioni: i noduli, quei maledetti terribili noduli difficili da trattare, erano scomparsi dalle pareti del polmone. Non c’era più nulla sulla lastra digitale del tomografo. Niente di niente. Con quelle macchioline che a un occhio inesperto dicono nulla, erano andati via i dubbi che ci potessero essere ancora metastasi. Possibile? Si dissero i medici – non c’è più nulla? Seguirono esami citologici, istologici, prelievi e verifiche ulteriori. L’uomo era perfettamente guarito. Una guarigione inspiegabile per gli uomini della scienza che vedono il dolore mordere le carni di migliaia di pazienti. In questo caso non era accaduto. C’era stato – ed era difficile non esitare nel pronunciare quella parola – un miracolo. Papa Wojtyla? La medicina ufficiale? La fede? Le domande si rincorrono. La verità incontrovertibile è quella degli accertamenti diagnostici. Non erano state le sedute di radioterapia a sanare le metastasi. Al vescovo il compito di solennizzare l’evento.
Da Il Mattino