Santa Maria di Castellabate – LEGGENDA E STORIA DI UNA MADONNA VENUTA DAL MARE

14 agosto 2007 | 00:00
Santa Maria di Castellabate – LEGGENDA E STORIA DI UNA MADONNA VENUTA DAL MARE

LEGGENDA E STORIA DI UNA MADONNA VENUTA DAL MARE CHE UNISCE LE DUE COSTE

Dal 1836 ogni anno, nel giorno del ferragosto, la statua della Madonna viene portata in solenne processione per le vie dell’antico borgo marinaro di Santa Maria di Castellabate.

Rosanna Di Giaimo

Erano i primi anni del 1800 quando alcuni pescatori trovarono nelle acque della marina di Castellabate, la statua lignea raffigurante la Madonna con Bambino. Ma è leggenda, anche se la statua pare sia stata realizzata proprio in quegli anni.

Era il 1826 e gli abitanti della marina, cresciuti di numero, sentirono il bisogno di avere un luogo di culto più grande della preesistente cappella intitolata a S. Caterina d’Alessandria, nella quale già si riunivano per la celebrazione delle funzioni religiose officiate dai canonici della Basilica Pontificia di Castellabate.

Iniziarono, così, i lavori di costruzione della nuova chiesa di Santa Maria, segno tangibile della devozione verso la Madonna venuta dal mare, che dava il nome anche alla vecchia marina, rimasta tale solo nella memoria degli anziani. Nell’archivio parrocchiale si conserva ancora l’atto notarile con il quale l’8 agosto 1826 le famiglie del posto assunsero l’onere di partecipare all’edificazione della nuova chiesa da intitolare a Santa Maria a Mare. Tra quelle famiglie ve ne erano alcune, come Scognamillo, Ferrigno, Pinto, giunte dalla costiera amalfitana con l’emigrazione del secolo XVIII che portò numerosi pescatori nel comprensorio di Castellabate. E quei pescatori dell’altra costa hanno sempre dimostrato un grande legame con il loro paese di origine, Maiori, tanto da portare con loro la devozione verso Santa Maria a mare, cui è dedicata la chiesa del loro paese natio.

Ma anche questo è leggenda che si intreccia con quella del ritrovamento della loro statua lignea della Madonna. Si narra, infatti, che la scultura si trovasse a bordo di una nave, a rischio di affondamento per il troppo peso, per cui fu necessario gettare in mare parte del carico, tra cui la statua della Vergine, avvolta in una balla di cotone. A ritrovarla, all’inizio del sec. XII, furono alcuni pescatori, per cui la tradizione, ancor oggi, vuole che siano questi a portare a spalla in processione la statua. Queste informazioni si leggono nel breve ma esaustivo testo di Sara Scognamillo e Giovanni Sambroia, 1826-1994 Storia del popolo di S.Maria a mare (Sambroia Editore).

Non leggenda, ma vivo e reale è il vincolo tra i due popoli di mare, tanto che la comunità cilentana ripercorre il tragitto della memoria portando a Maiori la sua statua della Madonna con una suggestiva processione marina.

Dal 1836, anno in cui fu benedetta la chiesa sulla spiaggia, nel giorno dell’Assunta la statua attraversa in solenne processione le vie dell’antico borgo marinaro, guarda e benedice il mare fonte di sopravvivenza, ma anche di tanti lutti, e si sofferma spesso avanti alle case dei sofferenti, degli anziani, per una materna benedizione.

Un tempo era uso adagiare sulle spalle della statua un lungo velo sul quale i fedeli appuntavano le loro offerte: facevano, così, bella mostra i dollari degli emigranti tornati apposta, orgogliosi del contributo che la raggiunta “fortuna” negli States permetteva loro di elargire alla loro Madre. Poi “l’illuminismo” del Parroco, in nome di un ritorno ad una maggiore spiritualità della festa, ha limitato quelle manifestazioni popolari, oggetto di antropologia culturale.

Resta, però, forte negli anziani il culto alla Madonna, perché legato alla nascita della chiesa e di una identità parrocchiale, riconosciuta nel 1911 da un decreto dell’Abbazia di Cava de’ Tirreni, da cui il borgo dipendeva. E fu la parrocchia di Santa Maria a Mare, anche se gli anziani ricordano che vi era un regolamento da rispettare. Nelle notti sante di Natale e di Pasqua, infatti, le campane del mare potevano suonare solo dopo i rintocchi provenienti dalla sommità del colle di San Costabile Gentilcore. E nel giorno dedicato a questo santo abate benedettino, i sacerdoti della marina dovevano recarsi in processione a Castellabate, pena sanzioni disciplinari. Decisione dell’Abate della SS. Trinità de la Cava, Mons. D. Angelo Ettinger.

Ma è storia d’altri tempi. Nel 1974, con il Concilio Ecumenico Vaticano II, avviene il passaggio alla Diocesi di Vallo della Lucania.

E così tutto si evolve, ma nella memoria collettiva dell’antica gente della marina, la statua della Madonna è venuta dal mare.