
Giusto due giorni nella perla della Costiera Amalfitana dai suoi amici a Positano, il tempo di respirare, e il Presidente del Senato Fausto Bertinotti attacca «Governo malato, ipocrita negarlo». Fausto Bertinotti torna a parlare dello stato di salute della compagine ministeriale. E, in un’intervista a «Panorama », dice che «Romano Prodi se l’è presa, ma il brodino fa sempre bene. Lo si dà agli ammalati per tenerli su. Negare che il governo sia malato sarebbe ipocrita». Fausto Bertinotti, ospite alla Buca di Bacco per il ponte di Ognissanti, con la moglie Lella, a Positano, qui si sente fra amici e non ha voglia di parlare dei problemi che lo assillano come uomo e come politico, ma con i giornali il suo intervento è stato forte. Sceglie ancora Positano e la quiete dell’hotel Buca di Bacco per il ponte di Ognissanti. Il presidente della Camera, Fausto Bertinotti, insieme con la moglie Lella, è da ieri pomeriggio ospite della cittadina costiera dove trascorrerà alcuni giorni di totale relax. In visita privata, l’ex leader di Rifondazione Comunista si conferma habituè di questi luoghi dove spesso è stato ospite sia d’estate che nei primi ponti festivi di primavera. L’ultima visita, in ordine di tempo, risale allo scorso aprile quando Bertinotti si trattenne per quattro giorni, durante i quali visitò gli scavi della villa romana. Dopo una mattinata trascorsa a Napoli, Bertinotti, in compagnia della moglie, è giunto a Positano nel primo pomeriggio, ed ha guadagnato immediatamente la suite riservatagli da Salvatore Rispoli. A fargli gli onori di casa è stato il sindaco Domenico Marrone che ha atteso il suo arrivo in piazza dei Mulini intorno alle 17. Da qui, il presidente della Camera con al fianco la signora Lella, ha imboccato la discesa del palazzo, fermandosi a riabbracciare gli amici positanesi e raccogliendo il saluto di qualche sparuto gruppo di turisti. «Al presidente Bertinotti ho ribadito il piacere di averlo nuovamente ospite a Positano – ha detto Marrone – Così come l’auspicio di poter prendere un caffè insieme a lui in questi giorni». Bertinotti si tratterrà a Positano fino a domenica non è escluso che oggi possa decidere di muoversi tra i comuni della Costiera. Il presidente della Camera ricorre a un’espressione («prendere un brodino») già adoperata alcuni giorni addietro in un’intervista al «Tg1» dopo il via libera al Senato del decreto fiscale, un passaggio assai delicato per l’esecutivo guidato dal Professore superato per un soffio. Adesso, alla vigilia di un’altra prova decisiva per la sopravvivenza del governo — l’esame della Finanziaria nell’aula di Palazzo Madama dove la maggioranza è risicatissima e si regge sui voti dei senatori a vita — Bertinotti dà la carica: «Del resto l’esecutivo di brodini quest’anno ne ha presi tanti e in qualche modo si è rialzato». Un modo per esortare la maggioranza a serrare i ranghi e per rimarcare che i pericoli non giungeranno dalla sinistra ma da altri. «Allo stato delle cose non c’è alcuna intenzione di rompere. Anzi abbiamo ancora molte cose da dire e possiamo incidere profondamente sulle dinamiche politiche», conferma il capo dei deputati del Prc, Gennaro Migliore, aggiungendo che il partito «ha dato via libera al decreto- espulsioni solo per lealtà, pur avendo forti perplessità sul merito e sul metodo».
In ogni caso, Bertinotti porta allo scoperto sentimenti di diffuso malessere nei settori di sinistra dell’Unione. E a diffondersi sui mal di pancia provvede il quotidiano di Rifondazione comunista, «Liberazione». Ieri sulla prima pagina campeggiava il quesito che esprime questo stato d’animo: «Domanda (proibita) alla Sinistra: perché restiamo in questo governo?», e oggi tornerà sull’argomento con due pagine di reazioni.
L’interrogativo sintetizza l’intervento del direttore, Piero Sansonetti, il quale giura di non avere concordato l’iniziativa con Bertinotti, ma di averla presa perché «i dubbi nell’area della sinistra, e non mi riferisco solo a Rifondazione comunista, stanno crescendo. L’ipotesi è da valutare. Non si può più agitare lo spauracchio: se si rompe torna Berlusconi. O si porta a casa qualcosa e si riesce a spostare a sinistra il Partito democratico oppure…».
Sansonetti scrive che gli interrogativi sono sorti durante una riunione di redazione dove la gran parte dei redattori ha espresso «forti dubbi» sull’opportunità di proseguire nell’esperienza di governo. «Vale la pena? O più precisamente: cosa obbliga la sinistra a restare dentro un’alleanza che in nessun modo la rispetta?». Sansonetti rimarca soprattutto il «siluramento» da parte di Lamberto Dini di un provvedimento in favore dei precari del pubblico impiego fatto inserire dalla sinistra nella Finanziaria, la bocciatura della commissione d’inchiesta sul G8 di Genova e l’imposizione da parte di Walter Veltroni — «ha usato un linguaggio oggettivamente razzista» contro i romeni — di leggi far west per combattere l’emergenza criminale. «Chissà come mai — si domanda il direttore di Liberazione — il governo non ha trovato invece che fosse un’emergenza e richiedesse una riunione urgente, il fatto che in Calabria un bambino di 12 anni è morto e poteva essere salvato perché non è arrivata l’ambulanza?
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