AMALFI, GIU LE CASE DI POGEROLA

25 aprile 2008 | 00:00
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AMALFI, GIU LE CASE DI POGEROLA
AMALFI, GIU LE CASE DI POGEROLA
AMALFI, GIU LE CASE DI POGEROLA
AMALFI, GIU LE CASE DI POGEROLA

Finirà probabilmente con la demolizione la travagliata storia della cooperativa edilizia Nuova Amalfi di Pogerola in Costiera Amalfitana.

Non si completeranno, le case popolari della palazzina inserita nel piano di edilizia economica e popolare di Amalfi finita sotto inchiesta negli anni Novanta e mai completata per effetto di una difformità sulle cui cause cercò di fare luce anche un’inchiesta della magistratura culminata con un lungo procedimento giudiziario.

Infatti, il comune, ha avviato da qualche giorno il procedimento per l’abbattimento di quel manufatto in cui ben 67 famiglie avevano investito gran parte dei propri risparmi.

Cifre pro capite che si aggiravano intorno ai cento milioni di vecchie lire e di cui oggi sembra non esservi più traccia.

Il procedimento di abbattimento del manufatto, ancora allo stato grezzo, è stato disposto dal responsabile dell’ufficio edilizia del Comune, architetto Maria Cafuoco, e notificato in esecuzione di una diffida del settore antiabusivismo della Regione Campania pervenuta al protocollo del Comune agli inizi di aprile.

La comunicazione relativa all’apertura della procedura di abbattimento della struttura mai completata, che all’ufficio tecnico sostengono si tratti di un atto dovuto, è stata recapitata a inizio settimana al presidente della cooperativa Nuova Amalfi, Buonaventura Proto, e rischia di segnare un triste epilogo per l’unica delle cinque cooperative finita sotto inchiesta nel 1990.

“Siamo tutti operai e impiegati che con sacrifici abbiamo racimolato negli anni 80 circa cento milioni di vecchie lire ciascuno per realizzare il sogno di avere una casa – scrissero i soci della Nuova Amalfi in una lettera inviata nel maggio dello scorso all’ex ministro dell’ambiente – Nel 1990 la cooperativa fu sequestrata non per colpa dei soci e, oggi, dopo circa 18 anni e tante vicissitudini, si rischia di vedere vanificate le speranze in quanto si è appreso della volontà di abbattere quel poco che è stato costruito, anche se nella stessa zona sono sorte altre tre cooperative e gli alloggi Iacp”.

Nella lettera inviata a Pecoraro Scanio, i soci della Nuova Amalfi, elencavano i passaggi più significativi della vicenda culminata il 19 luglio 1990 col sequestro della struttura.


Pogerola, lo scheletro incompleto (foto MRS)
“La magistratura – proseguivano – pose stranamente sotto sequestro solo il cantiere della Nuova Amalfi, ritenendo illegittima la variante al piano di zona redatta dal tecnico comunale”. Per questo, proposero al Ministro di recarsi ad Amalfi “per ascoltare le storie di tanti soci che sono ricorsi a prestiti e mutui per avere una casa”.

Pecoraro, ad Amalfi, ci venne il 30 luglio 2007. E persino in elicottero, atterrato, come tanti ricordano, sul molo della Darsena. Ci venne, non per ascoltare le ragioni dei soci della Nuova Amalfi (pare abbia parlato per pochi minuti con una ristretta delegazione) ma per ritirare un premio a Conca dei Marini dopo un giro in barca e una frugale colazione al Santa Caterina.

“Purtroppo – concludevano poi in quella lettera i soci della cooperativa ora in odore di abbattimento – per errori di amministratori pagano solo i lavoratori ma non i veri responsabili”.

A distanza di un anno esatto ecco la diffida della Regione Campania che cancella ogni residua speranza di veder completati gli immobili.

Dunque, a nulla è servito quell’accorato appello dei soci dopo l’interrogazione presentata a fine 2006 ai ministri dell’ambiente e dei beni e le attività culturali, dai parlamentari del gruppo Comunisti Italiani (Oliviero Diliberto, Pino Sgobio, e Giacomo De Angelis) che chiedevano in che maniera si intendeva agire «nei confronti dei pericolanti manufatti abusivi della Coop. Nuova Amalfi, di cui è stato sancito l’abbattimento e i cui scheletri di cemento armato giacciono in progressivo abbandono e degrado».

In quell’occasione fu chiesto al governo per quale motivo, nella popolosa frazione di Amalfi, non si era ancora provveduto alla “demolizione delle opere abusive così come stabilito dalla Suprema Corte e poi ribadito nel 1998 dal ministro Ronchi”.

Testo di Mario Amodio e foto di Maria Rosaria Sannino www.ecostiera.it