Ci sono un napoletano, un trevigiano e un salernitano» questa storia maleodorante potremmo raccontarla a mo’ di barzelletta. Peccato che da ridere ci sia poco, anzi c’è quasi da piangere.
Se la parabola dei talenti si potesse applicare alle città, credo che Napoli avrebbe una certa difficoltà a spiegare al Padrone che uso ha fatto dell’enorme patrimonio affidatogli. Da campano ho provato un certo imbarazzo l’altra sera a Porta a Porta nel vedere le immagini di umili cittadini della provincia di Treviso che si riciclano da soli nel loro giardino la parte umida e puzzolente dei propri rifiuti, mentre da Napoli arrivavano immagini poco edificanti di sindaci e cittadini che continuano imperterriti a conferire tutta l’immondizia prodotta in strada, non trovando di meglio che bersagliare il governatore della Campania presente in studio da Vespa, proponendo di andare a smaltire l’immondizia «a Posillipo, davanti a casa di Bassolino». Possibile che non baleni un minimo di autocritica in una comunità che grava pericolosamente sull’immagine e sull’economia di un intero Paese? E a che serve, mi chiedo, prendersela con gli amministratori se siamo – fino a prova contraria – in un regime di democrazia, e anche a Napoli, mi pare, sono i cittadini ad eleggere gli amministratori che li rappresentano e che non gli vanno mai bene?
Alla luce di questi ragionamenti, mi pare che Silvio Berlusconi sia partito con il piede giusto. Ci ha messo la faccia. Due anni dopo un governo che aveva esordito con la priorità “pacs”, o “dico”, questo ha inteso esordire su sicurezza e immondizia, andando di persona nella città più martoriata e ferita. La ricetta mi sembra l’unica possibile: aprire non una, ma più discariche, pene severe per chi vìola la legge bloccando le strade e incendiando i rifiuti, responsabilità affidata ai segretari comunali di avviare la differenziata (con il limite minimo del 25%, mentre a Salerno ripeto, sono già in media al 30%), incentivi ai virtuosi, accelerazione sui termovalorizzatori che consentono di concludere in zona il ciclo corretto di smaltimento. Sono facile profeta se dico che ad essere penalizzate saranno le zone interne del Cilento, del Sannio e dell’Irpinia, convengo – nonostante l’affetto per quest’ultima – che per il momento non c’era altra strada, ma bisogna avere attenzione a non penalizzare a lungo – all’interno della Campania – con i rifiuti di chi non accetta discariche e non fa la differenziata anche zone che invece mostrano di darsi da fare. L’obiettivo di medio periodo non può che essere quello che ci si era dati e non si è riusciti a mantenere: provincializzare il problema responsabilizzando le popolazioni a smaltire, provincia per provincia, i rifiuti che si producono.
Sento dire, giustamente, che in Campania per anni sono stati interrati rifiuti tossici di ogni tipo provenienti dal Nord d’Italia. Giusto. Ignobile. Ma chi gestiva le discariche in quel periodo? La camorra, ovvio. E allora la domanda sorge spontanea: perché non c’è stata nessuna ribellione dei cittadini contro la camorra, mentre oggi ve ne è fin troppa contro sindaci, commissari, presidenti di Regione, che sono pur sempre istituzioni e agiscono comunque al meglio, nel rispetto della legge?