Una ordinanza della presidenza del Consiglio, un atto amministrativo. Non c’è più tempo, la cronaca di queste ore, l’ennesima emergenza rifiuti, ha convinto Silvio Berlusconi a rompere gli indugi. La città continua a bruciare, anche se i roghi sono diminuiti, e ieri è andata in tilt per via di uno sciopero (selvaggio) dei mezzi pubblici. I compattatori stanno ripulendo le strade, il sindaco Iervolino scommette che per domani Napoli sarà (quasi) pulita. Sicuramente è stato «spazzato» il salotto, piazza Plebiscito, dove domani si terrà il primo Consiglio dei ministri, e le vie adiacenti. Il centro insomma. Mentre le periferie e la provincia continuano a soffrire, soffocate da 50.000 tonnellate di rifiuti, e attraversate da quella collera che si trasforma in atti incivili e illegali, come i blocchi stradali e le barricate di rifiuti.
Grazie ai treni per la Germania e alla discarica di Serre, Salerno, all’imminente apertura del sito di stoccaggio di ecoballe di Eboli, la situazione «è stata presa per i capelli». Ma questo, anche se fa tirare un sospiro di sollievo, ha convinto il premier a muoversi da subito. Al Dipartimento della Protezione civile, e dunque a Guido Bertolaso, dovrebbe essere affidato anche il capitolo delle gare e delle procedure per gli impianti di trattamento finale dei rifiuti (i termovalorizzatori). E ieri Bertolaso è stato a palazzo Chigi. Il presidente del Consiglio si è reso conto della necessità di una «cabina di regia» centralizzata, che coordini e indirizzi i diversi aspetti del problema: raccolta rifiuti e discariche; termovalorizzatori e differenziata; bonifiche del territorio. L’orientamento del presidente Berlusconi è quello di una investitura politica, ma su questo punto ancora non c’è una decisione definitiva (il nome che va per la maggiore è quello di Barbara Contini). Alla fine potrebbe optare per la soluzione Bertolaso.
Dunque, discariche e termovalorizzatori. I conti presentati a palazzo Chigi dal Commissariato straordinario per l’emergenza rifiuti non sono rassicuranti. Quasi due anni per mettere in funzione il primo termovalorizzatore, quello di Acerra. I lavori sono bloccati, pur essendo gli impianti completati all’83,7%. Questo significa che se da domani mattina la ditta x iniziasse i lavori (costo previsto: 73,5 milioni di euro), passeranno sei mesi per la consegna dell’impianto. Poi, però, serviranno altri 12 mesi per il «commissioning» e il collaudo. E’ vero che Salerno è ormai alla definizione della gara d’appalto, ma anche per quel termovalorizzatore passeranno due anni prima che possa funzionare. Il terzo impianto, quello di Caserta, è all’anno zero.
Ecco perché diventa prioritario rispondere all’emergenza con la «circolazione extracorporea» (dixit De Gennaro) delle discariche (che consentiranno di intervenire sugli impianti di trattamento, i Cdr). Savignano e Sant’Arcangelo Trimonte, tra la fine di maggio e metà giugno dovrebbero entrare in funzione (in tutto, 1.400.000 tonnelate di rifiuti). Ma se passeranno due anni prima che entri in funzione il primo inceneritore, occorreranno discariche per 5.000.000 di tonnellate. Se la differenziata dovesse avere successo, scenderanno a 4 milioni. Insomma, servono discariche. Non solo quella di Chiaiano, Napoli, ma anche altre. E De Gennaro ne ha indicate due: Vallata, Avellino, per due milioni di tonnellate, Giugliano, Napoli, per settecentomila.
Il nodo Chiaiano è molto complicato. Berlusconi è consapevole di doversi muovere con grande cautela, essendo un campo minato. Finora, la partita si è giocata sull’alternativa forza-violenza. Insomma, come a Pianura, con il «movimento» da una parte, le forze di polizia dall’altro. C’è bisogno della capacità di «convincere» il territorio. E non sarà facile. Proprio il «movimento» darà il benvenuto a Silvio Berlusconi. Per domani sono annunciate nove manifestazioni. La Digos è riuscita a «convincere» le varie sigle a fermarsi a piazza Municipio, volendo i manifestanti arrivare a piazza
Michele De Lucia