LIBIA: CALDEROLI MINISTRO? RIPERCUSSIONI CATASTROFICHE

3 maggio 2008 | 00:00
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LIBIA: CALDEROLI MINISTRO? RIPERCUSSIONI CATASTROFICHE

ROMA – L’attacco del figlio del leader libico Muammar Gheddafi, Saif Al Islam, al ministro in pectore del Carroccio, Roberto Calderoli, rischia di diventare la prima grana diplomatica del nuovo governo. L’ingresso dell’esponente leghista nell’esecutivo causerebbe “conseguenze catastrofiche” nelle relazioni tra Italia e Libia, secondo Saif El Islam .

Una affermazione pesante che in Italia è stata respinta dai partiti in maniera bipartisan, anche se la questione è stata affrontata dai leader del Pdl, a cominciare da Silvio Berlusconi, con la massima cautela per evitare di alimentare quelle che potrebbero trasformarsi nelle prime frizioni diplomatiche che il nuovo Esecutivo sarebbe chiamato a gestire.

A repolicare immediatamente è stato proprio Calderoli, il quale ha ricordato come la scelta dei ministri del governo italiano spetti al leader del Pdl, “che ha avuto mandato dal popolo sovrano”.

Alle dichiarazioni a caldo dell’ex ministro delle Riforme, si sono aggiunte quelle di Roberto Maroni e Mario Borghezio che hanno manifestato solidarietà al loro compagno di partito. Ma la levata di scudi contro le affermazioni del figlio del leader libico c’é stata anche dai partiti dell’opposizione, come il Pd e l’Udc, col netto rifiuto del “diktat” nei confronti dell’esponente del Carroccio, giudicato “inaccettabile”.

Nessun intervento invece, almeno ufficialmente, dai leader del Pdl, a cominciare da Silvio Berlusconi che, insieme al presidente della Camera Gianfranco Fini, e allo stesso leader dei lumbard Umberto Bossi,ha deciso di adottare un “low profile” , un atteggiamento di massima cautela, per non alimenatre tensioni con la vicina libia che potrebbero sfociare in una crisi diplomatica. Da qui l’assenza di dichiarazioni pubbliche del Cavaliere e dei leader alleati. Ferma restando, secondo quanto si racconta in ambienti parlamentari della maggioranza, la solidarietà che non sarebbe mancata all’esponente del Carroccio in un giro di telefonate private.

E’ stato proprio Calderoli, in tarda serata, a dirsi “commosso” per la “solidarietà ricevuta da parte di tutti, maggioranza ed opposizione”. I rapporti tra il leader libico ed il presidente del Consiglio italiano in pectore sono sempre stati molto buoni, anche se le relazioni tra Roma e Tripoli hanno vissuto negli ultimi anni periodi altalenanti , con un lungo contenzioso bilaterale, originato dall’occupazione coloniale italiana, che non è stato ancora chiuso. Un contenziono che Silvio Berlusconi ha più volte spiegato, durante il suo precedente governo, di voler sanare per giungere ad una piena e soddisfacente collaborazione con il vicino nordafricano.

MONTEZEMOLO: FARO’ L’AMBASCIATORE DEL MADE IN ITALY
di Marcello Campo
Luca Cordero di Montezemolo accetta l’incarico di diventare “ambasciatore del Made in Italy” offertogli dal futuro premier Silvio Berlusconi, anche oggi, a Milano, al lavoro sulla definizione della squadra di governo. “Penso che continuare a testimoniare nel mondo le tante eccellenze e le tante cose positive dell’Italia – spiega l’ex Presidente della Confindustria – sia un impegno coerente con le attività che ho sempre svolto e che continuerò a svolgere. Ho sempre detto – aggiunge il presidente di Fiat e Ferrari – che chi ha ricevuto molto, e io sono tra questi, è giusto che con senso civico si impegni a dare un contributo al proprio Paese nell’interesse generale”. Se con Montezemolo la questione è chiusa, lo stesso non si può dire con Alleanza Nazionale e il braccio di ferro interno al Pdl sulle ultime caselle dei ministri, sulla carta, ancora da assegnare. Da giorni sulla Giustizia e il Welfare si gioca un duello all’interno a Forza Italia e con il partito di Gianfranco Fini. Ed è il nuovo sindaco di Roma, Gianni Alemanno, forte della storica vittoria su Francesco Rutelli, ad alzare oggi la posta, dicendosi certo che “An avrà una rappresentanza pari al suo significato parlamentare e anche al fatto che oggi rappresenta la città di Roma”. Berlusconi, oggi al lavoro ad Arcore, mantiene il più stretto riserbo. Ieri, a ora di pranzo, lasciando Palazzo Grazioli, ha cercato di smorzare le tensioni evitando annunci a effetto. E ai cronisti che gli chiedevano se la compagine di governo fosse ormai delineata, rispondeva prudente: “Stiamo lavorando a 360 gradi per mettere in campo la migliore squadra possibile”. Cauto anche nel commentare la visita di Marcello Pera (il quale stasera ha assicurato che la compagine è quasi pronta) ieri mattina a via del Plebiscito. L’ex presidente del Senato è considerato nelle ultime ore in pole position nella corsa per il posto di Guardasigilli, in alternativa a Elio Vito: “Oggi non faccio nomi”, aveva detto il premier in pectore. In ambienti parlamentari del centrodestra non si esclude comunque un vertice di maggioranza a breve, forse lunedì, per chiudere definitivamente il contenzioso sui dicasteri. La frase di Alemanno potrebbe far crescere la tensione nella partita interna al Pdl. Dando per scontato, anche se così non sarebbe al momento, che Pera vada alla Giustizia, An potrebbe alzare la voce sul Welfare. A via della Scrofa non vogliono cedere e chiedono che lo schema ‘tre piu’ unò (3 ministeri con portafoglio e uno senza) venga rispettato, indicando Andrea Ronchi per il ministero che doveva essere di Gianni Alemanno. Il Welfare potrebbe essere spacchettato, come estrema ratio, in Lavoro ( che Il Cavaliere vorrebbe per Maurizio Sacconi) e Solidarietà sociale, ma è solo un’ipotesi. Con la Lega Nord la partita sarebbe già chiusa, con Roberto Maroni al Viminale e Umberto Bossi e Roberto Calderoli che si dividerebbero le deleghe sulle riforme. L’unico problema per il Carroccio sembra essere più di rapporti internazionali, con l’attacco del figlio del leader libico Gheddafi, Saif El Islam, molto critico sull’eventualità che l’ex ministro delle riforme della Lega Nord ritorni al governo. Ma il tempo stringe. Le consultazioni al Quirinale dovrebbero cominciare martedì pomeriggio, 6 maggio. L’incarico potrebbe arrivare già il 7. Da quel momento, starà a Berlusconi decidere quando tornare sul Colle con la lista dei ministri: lo stesso giorno, l’8 o il 9. Un traguardo, comunque, il Cavaliere, l’ha fissato: il giuramento entro sabato 10 maggio.







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                                         Michele de Lucia