Mara Carfagna, incontrata ad Amalfi, in Costiera Amalfitana, poco prima delle elezioni aveva negato la possibilità di fare il ministro a Positano News, cosa che aveva ribadito in un’intervista al «Corriere del Mezzogiorno», sulla possibilità del suo incarico come ministro nel nuovo governo Berlusconi. «Io ministro? Assolutamente no, sono cose che ho letto sui giornali. Sono pronta invece a fare la parlamentare di maggioranza, sono sicura che anche in questo nuovo ruolo potrò lavorare bene per il Sud e la mia Campania». Ieri la conferma, invece, di un incarico prestigioso ma difficile come il Ministero delle Pari Opportunità. Intanto il suo nome e la sua immagine, all’indomani dei risultati elettorali, conquistano l’opinione d’oltremanica. Il quotidiano inglese «The Times», infatti, gli ha dedica l’apertura della pagina estera del suo sito alla deputata di Salerno, inserendo la sua immagine all’interno di un articolo che esprime le reazioni della stampa britannica ai recenti esiti elettorali italiani. «Berlusconi aggiunge glamour al suo governo», titola il quotidiano inglese, dove campeggia una sorridente foto della paventata futura «ministra» campana. Nell’insieme delle variegate reazioni internazionali al trionfo del Pdl, «The Times» coglie quindi una particolare nota chic che la nomina della deputata salernitana potrebbe aggiungere al governo in formazione, sottolineando il suo passato da «modella, presentatrice televisiva e finalista al concorso di Miss Italia». Un plusvalore glamour che illumina di rosa la ridda di reazioni che il post-elezioni ha creato in tutta Europa. Salerno e la Costiera Amalfitana premiate anche con Renato Brunetta di casa a Ravello. La radiografia del nuovo Governo è presto fatta. Un governo più giovane rispetto a quello di Romano Prodi, ma non molto più snello né troppo “rosa”, con gli azzurri che la fanno da padrone soprattutto per quanto riguarda i dicasteri di peso. questa la fotografia dell’esecutivo disegnato da Silvio Berlusconi e che giurerà domani.
Ecco, in dettaglio, la mappa del nuovo governo.
VENTUNO MINISTRI, QUATTRO MENO DI PRODI – Il nuovo esecutivo è più “snello” di quattro ministeri rispetto a quello uscente. Alla fine, compreso il premier, sono 22 i componenti del governo. Il governo Prodi, invece, era di 26 persone. Spariscono i ministeri della Famiglia, della Solidarietà Sociale, dei Trasporti e delle Comunicazioni che vengono accorpati ai ministeri del Welfare e delle Infrastrutture. E se ne va anche quello dell’Università, una delega che sarà dentro al ministero dell’Istruzione. Arriva il ministero della “Semplificazione” e vengono scorporati quello delle Riforme e quello dei Rapporti con il Parlamento. Ora, il problema sarà restare sotto la soglia dei 60 componenti (alla quale mancano solo 39 caselle) tra viceministri e sottosegretari.
SEI ANNI PIÚ GIOVANE DEL PRECEDENTE – Il nuovo esecutivo è più “giovane” di sei anni rispetto a quello di Romano Prodi. Lo scorso governo, infatti, aveva un’età media di 56 anni compreso il premier, mentre i componenti di quello che si appresta a giurare hanno, sempre compreso il presidente del Consiglio, un’età media di 50 anni.
MELONI LA PIÚ GIOVANE, MATTEOLI IL PIÚ VECCHIO – È l’ex vicepresidente della Camera Giorgia Meloni il ministro più giovane del nuovo esecutivo Berlusconi. Dopo la trentunenne esponente di An, si piazza un’altra donna, Mara Carfagna, classe 1975, che sarà alla guida delle Pari Opportunità. Completa il terzetto delle giovani new entry Mariastella Gelmini (Istruzione), del 1973. Il componente più anziano del nuovo esecutivo è il premier Silvio Berlusconi, chè è nato nel 1936, seguito dal ministro delle Infrastrutture Altero Matteoli di quattro anni più vecchio di lui e da Umberto Bossi classe 1941.
QUATTRO SU 21 LE DONNE – Se l’esecutivo uscente era “rosa pallido”, non migliora la situazione con il nuovo governo Berlusconi. Le donne restano ancora meno di un quinto dei ministri. Delle quattro neo-nominate su 21, due hanno ministeri con portafoglio, (nel precedente governo era 1 su 6) e sono Stefania Prestigiacomo all’Ambiente e Mariastella Gelmini all’Istruzione, mentre le altre (Giorgia Meloni e Mara Carfagna) si devono accontentare di ministeri meno “pesanti”.
UN GOVERNO “LOMBARDO-VENETO” – È un governo “lombardo-veneto”, il quarto di Silvio Berlusconi. Ma più ancora “lombardo-centrico”. Sono dieci, infatti, i componenti (tra premier e ministri) che provengono dalle due regioni settentrionali: sette dalla Lombardia, tre dal Veneto. I sette lombardi sono Silvio Berlusconi, Roberto Maroni, Giulio Tremonti, Umberto Bossi, Roberto Calderoli, Mariastella Gelmini e Ignazio La Russa, che è nato in provincia di Catania, ma è decisamente milanese d’adozione. Altri tre ministri vengono dal confinante Veneto: Maurizio Sacconi, Luca Zaia e Renato Brunetta. Subito dietro il “lombardo-veneto”, le regioni che esprimono più ministri sono il Lazio, con tre romani: Franco Frattini, Andrea Ronchi (anche se è nato a Perugia) e Giorgia Meloni e la Campania con Elio Vito, Mara Carfagna e Gianfranco Rotondi. Seguono, con due ministri, la Sicilia (Angelino Alfano e Stefania Prestigiacomo) e la Toscana (Altero Matteoli e Sandro Bondi). Un ministro è ligure, Claudio Scajola; e uno pugliese, Raffaele Fitto.
MATRICOLE BATTONO “NAVIGATI” – Nel nuovo governo Berlusconi le “matricole”, alla prima esperienza di governo battono i “navigati” già ministri 13 a 8. I debuttanti sono: Ignazio La Russa; Sandro Bondi; Angelino Alfano; Maurizio Sacconi; Renato Brunetta; Elio Vito; Giorgia Meloni; Andrea Ronchi; Luca Zaia; Mariastella Gelmini; Gianfranco Rotondi; Raffaele Fitto e Mara Carfagna. Sono invece già stati ministri: Roberto Maroni; Franco Frattini; Giulio Tremonti; Umberto Bossi; Altero Matteoli; Claudio Scajola; Stefania Prestigiacomo; Roberto Calderoli. I primi quattro tornano nel vecchio ministero.