Napoli. IPIA Casanaova. La gioventù del silenzio.
Mercoledi 28 maggio 2008, alle ore 10,30, a Napoli, in piazzetta Casanova 4 (Via S. Sebastiano, p. del Gesù) nella splendida sala del Concistoro IPIA, si presenta il libro, di Luigi Caramiello e Antonello Parente “La gioventù del silenzio”, pubblicato da Tullio Pironti Editore. L’iniziativa promossa dall’Assessorato alle politiche scolastiche della Provincia di Napoli, diretto da Angela Cortese, vedrà la partecipazione di Enrica Amaturo, Federico d’Agostino, Gianfranco Pecchinenda e Paolo Valerio.
Il libro racchiude gli esiti di una ricerca sul campo che ha coinvolto numerose scuole dell’area metropolitana di Napoli. Al centro della riflessione vi è il rapporto tra gli stili di vita ed il consumo di droghe fra i giovani, con uno sguardo attento ai cambiamenti, determinatisi negli ultimi anni, riguardo all´offerta e alla domanda di sostanze stupefacenti. Trasformazioni decisive che ha cambiato l´immagine, l´identità e la percezione stessa dei consumatori.
Si è trattato di un accurato lavoro di analisi progettuale e di indagine, contestuale ad una capillare “azione” sul terreno della prevenzione e dell’informazione, che ha impegnato una qualificata équipe di ricercatori e studiosi, esperti ed operatori, della Facoltà di Sociologia della “Federico II”, della Comunità Centro “La tenda”, della Azienda Sanitaria Locale, dell’Ufficio Scolastico Regionale e della Provincia di Napoli.
I risultati della ricerca ci offrono l´immagine di un mondo giovanile inedito, partecipe di uno scenario storico sociale dove, nel mentre sono assai migliorate le loro condizioni materiali di esistenza, i giovani sperimentano dei vincoli al loro l’orizzonte cognitivo che lasciano scarsi margini di autonomia e limitano fortemente la possibilità di costruire una reale ipotesi di indipendenza dal contesto familiare di origine.
Non è un caso che i giovani di oggi non esprimano alcun progetto di alterità generalizzata, di rifiuto, di ribellione, sociale, estetica, ideologica, non sono portatori di alcuna rivolta, né progettuale, né nichilista. Essi non hanno nessuno contro cui scagliarsi, perché, sostanzialmente, non vi è più nessuna “autorità” ad operare nei loro confronti. Questi giovani non devono strappare più alcuna conquista di libertà, sono completamente liberi. Il fatto é che di autonomia vera ne hanno ben poca. Vivono in un contesto esistenziale nel quale non si accede all’indipendenza economica, al lavoro, all’autonomia, alla possibilità di realizzazione individuale, ad un progetto neofamiliare, ma si consegue solo il diritto di girare liberamente a vuoto, aspettando Godot fino a 35 anni. I giovani, oggi, sono quegli adulti precoci, resi tali dalla scuola e dai media, e però condannati all’adolescenza interminabile, da una società avara di opportunità, che procrastina all’infinito il loro ingresso nella società adulta, lasciandoli impaludati, per un tempo lunghissimo, in totale dipendenza dalle famiglie, in un pantano esistenziale insopportabile. E’ questa contraddizione a provocare, in un intero segmento generazionale del corpo sociale, una sindrome che, parafrasando Festinger, possiamo indicare come dissonanza cognitiva di massa. Forse la droga è solo uno dei modi attraverso cui si manifesta e, contemporaneamente, si governa questo disagio, un dispositivo col quale si gestisce un lungo, interminabile, intervallo identitario e comportamentale, uno strumento, sbagliato, con cui si prova a riempire un terribile vuoto psicologico ed esistenziale.