NAPOLI LA CENTRALE DEGLI ABORTI CLANDESTINI

12 maggio 2008 | 00:00
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NAPOLI LA CENTRALE DEGLI ABORTI CLANDESTINI

Un ginecologo napoletano accusa: aborti illegali per duemila euro. A Napoli, Procura e carabineri indagano da febbraio. Precisa la denuncia del medico: in alcuni ambulatori è possibile interrompere la gravidanza in tempi rapidi e di nascosto. Basta pagare. Duemila euro, secondo le indagini della Procura, per l’intervento in uno studio privato, quattromila all’estero. Nel mirino degli investigatori sarebbero finite anche alcune strutture pubbliche. Il ginecologo in una intervista pubblicata in Campania da il quotidiano Il Mattino di oggi, parla di un business enorme. «Tutti tacciono – ha detto in un’intervista al Mattino – ma io sono stanco di far finta di niente. I clienti sono di tutti i ceti sociali, anche donne di persone influenti». Ora ha paura: «Non sono traquillo perché vado a ledere grossi interessi economici e temo anche per la mia famiglia». Il ginecologo, che ha voluto mantenere l’anonimato, conosce almeno cinque medici che praticano gli aborti clandestini: «Ma potrebbero essere di più».Un ginecologo napoletano trova la forza, e denuncia: «A Napoli c’è chi pratica le interruzioni di gravidanza negli studi privati: tutti tacciono, ma io sono stanco di far finta di niente». Li chiamano aborti facili. E però. Con fatica, il medico accetta di spiegare quello che ha riferito al comando provinciale dei carabinieri, ossia come funziona in Campania «un’attività del tutto illegale perché – sottolinea – non c’è studio privato che possa essere autorizzato. Gli unici centri in regola sono quelli pubblici». Perché ha deciso di denunciare? «Quello degli aborti facili è diventato un fenomeno molto grosso e rilevante, per questo mi sono deciso. Solo per questo». Come mai non l’ha fatto prima? «Volevo un canale sicuro che mi garantisse l’anonimato. Adesso ho avuto ampie rassicurazioni». Ma lei ha ancora paura. «Sì, ho paura perché vado a ledere grossi interessi economici. Potrei avere ripercussioni sia in ambito familiare, ma soprattutto professionale». Interessi così forti? «Molto forti. Si tratta di un settore rilevante. Ci potrebbero essere collegamenti anche con persone importanti e potenti». Può chiarire meglio? «Chi esegue l’aborto per una persona influente si garantisce il suo appoggio su qualsiasi situazione futura. Quindi in un momento di difficoltà, oppure per dar fastidio a qualcuno, si rivolge a lei. Non ho prove, ma mi hanno raccontato che è successo». Chi glielo ha raccontato? «Qualche collega. Ma è ovvio che succeda. Ci sono le amanti di persone influenti, quando loro usufruiscono di un servizio simile, è inevitabile che si stabilisca un rapporto stretto con chi ha offerto questi favori». Come si entra in contatto con queste strutture illegali? «C’è un passaparola. In genere, le donne vengono indirizzate da medici o da ostetriche». Quanti medici conosce che praticano aborti clandestini? «A Napoli ne conosco almeno 5, ma ce ne sono anche di più». Alcuni di questi medici sono anche obiettori? «Questo non lo so, ma occorre sottolineare che i medici non sono mai autorizzati a praticare aborti nei loro studi privati». Quanto tempo fa i suoi colleghi le hanno riferito di praticare aborti clandestini? «Anche negli ultimi mesi». Cosa le hanno detto? «Che è capitato per fare il favore a qualcuno». Hanno cercato di coinvolgerla? «Assolutamente no». Qual è lo stato d’animo delle pazienti che vogliono abortire? «Hanno difficoltà psicologiche e sono disposte a tutto, soprattutto se non trovano sbocchi nel pubblico». Chi sono le clienti degli studi fuorilegge? «Di tutti i tipi, dal ceto alto al ceto medio, al ceto basso. Chi ha necessità di abortire si aggrappa a qualsiasi possibilità». L’attività clandestina è ben pagata. «Il settore è fiorente perché i privati giocano sulle inadempienze di tanti ospedali campani che non attivano il servizio, mentre in tante altre regioni, soprattutto del Nord, quasi tutte le strutture sono attrezzate». Qual è il motivo di questa disparità tra Nord e Sud? «Si può pensare di tutto. I privati sicuramente remano contro». Di chi è la responsabilità? «Delle direzioni generali, che dovrebbero darsi da fare». Succede pure che tutti i ginecologi di un ospedale siano obiettori di coscienza. «Come avviene in altre regioni, le direzioni generali potrebbero far arrivare medici non obiettori da altre aziende sanitarie. Invece in Campania la disponibilità resta carente nel pubblico: perciò c’è il privato». Come giudica i tempi d’attesa per abortire degli ospedali campani? «I tempi sono lunghi proprio perché la disponibilità del servizio è limitata». Si verificano anche «anomalie» nelle liste d’attesa, a causa di queste lungaggini? «Si possono verificare, ma non ho avuto segnalazioni al riguardo». In Campania non è attivo nemmeno il Centro unico di prenotazione per l’interruzione volontaria della gravidanza. «In realtà, che ci sia o meno un Centro unico di prenotazione, è irrisorio. La disponibilità dei centri pubblici sarebbe comunque insufficiente». Conosce anche medici che si fanno pagare per praticare aborti nelle strutture pubbliche? «Questo non mi risulta. È più difficile che avvenga perché non ce n’è necessità, visto che esiste un mercato parallelo». Se il business è tanto diffuso, perché altri medici non lo denunciano? «Per paura». Solo per paura, oppure c’è anche una certa connivenza? «Ma non di tutti i medici. Penso che sia per tutti e due i motivi che non denuncino la situazione, ma soprattutto per paura. E per quieto vivere». Il ginecologo lo ripete due volte: «Per quieto vivere». ma.pi.