RAVELLO FESTEGGIA SAN PANTALEONE DI MAGGIO

17 maggio 2008 | 00:00
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RAVELLO FESTEGGIA SAN PANTALEONE DI MAGGIO

Ravello, Costiera Amalfitana. Dal Blog Il Vescovado di Emiliano Amato (Consigliere comunale di maggioranza, giornalista pubblicista corrispondente per Cronache del Mezzogiorno).
Domani la nostra comunità religiosa ricorda la traslazione dell’ampolla col sangue del nostro Santo Patrono, più comunemente riconosciuta come “San Pantaleone di maggio”. Questa solennità ecclesiastica, che si celebra nella terza domenica di maggio, vuole ricordare il trasferimento dell’importante reliquia dall’antico altare alla cappella costruita in onore del martire, avvenuta nel 1695 per volere di Mons. Luigi Capuano. Come tutti i Ravellesi sanno, San Pantaleone esercitava la professione di medico di Nicomedia, e subì il martirio nel 305 sotto le persecuzioni di Diocleziano, a causa della sua profonda fede in Cristo. Dopo essere stato decapitato, una pia donna ne raccolse il sangue in un’ampolla, conservandolo, con profonda devozione, in casa propria. Il Martire è veneratissimo nella Chiesa Orientale ed era annoverato fra i quattordici santi ausiliatori (invocati dal popolo cristiano nei momenti difficili). La mancanza di documenti, però, non ci consente di stabilire con esattezza come la reliquia sia pervenuta nella nostra Città. Ma la leggenda vuole che l’ampolla contenete il Sangue di San Pantaleone arrivò a Ravello tra il IX ed XI secolo, quando i Ravellesi, con Amalfitani e Scalesi, tenevano rapporti commerciali straordinariamente intensi con l’Oriente ed in particolare con Costantinopoli. Si suppone che, come altre importanti reliquie arrivate nella Penisola (vedi San Marco per Venezia, Sant’Andrea per Amalfi e San Nicola per Bari) anche il sangue di San Pantalone sia stato barattato o addirittura saccheggiato a seguito di una guerriglia. Si tramanda che di ritorno in Patria, l’imbarcazione battente la gloriosa bandiera dalla croce ottagona, fu sorpresa da una forte tempesta che costrinse i marinai Amalfitani e Ravellesi a rimanere, a lungo, a riparo nella rada di Castiglione o Marmorata, attendendo che placasse la tormenta, per poter più facilmente condurre le manovre di ingresso nel porto della capitale amalfitana. Ma la bufera stentava a calmarsi e si pensò che la reliquia volesse ostinatamente rimanere nel territorio di Ravello. Allora il clero e tutto il popolo Ravellese scesero in quella rada e, in solenne processione, recarono l’Ampolla del Sangue del Martire a Ravello, che da quel giorno aveva scelto come Sua Patria di elezione o predilezione, dando segno tangibile della sua presenza attraverso il miracolo della liquefazione. Il processo di mutamento dello stato del plasma pare si verificasse già a Costantinopoli dove è documentato dal 1057. Ma a Ravello di questo processo, si apprende solo nel 1577. “Il sangue miracolosamente si scioglie dai primi vespri della festa che si celebra solennemente ogni anno (27 luglio ndr) e rimane così per tutta l’ottava fino al tramonto di alcuni giorni dopo”. Così scriveva il Vescovo Paolo Fusco in una visita pastorale nel settembre di quello stesso anno. La traslazione fu poi decisa nel 1617 da mons. Michele Bonsio e, in occasione del sinodo diocesano del 1695, monsignor Luigi Capuano, patrizio napoletano di origini amalfitane, ordinò che il sangue venisse posto al centro dell’altare della cappella e che fosse celebrata nella terza domenica di maggio la festa della traslazione con rito doppio. Il sangue, dopo essere stato esposto alla venerazione con le altre reliquie, fu portato in processione per la Città, col suono continuo delle campane, per poi essere riposto nel nuovo reliquiario, costruito appositamente ed ornato. Il miracolo della liquefazione è avvenuto eccezionalmente anche in occasione della festa della traslazione nel 1718. Nelle ore pomeridiane del 21 maggio 1922 si verificò la liquefazione “a metà” del prezioso sangue, e il popolo colse in quel segno straordinario, una visibile approvazione data dal patrono, all’arrivo della luce elettrica presso la Basilica, inaugurata proprio in quel giorno.
Questa celebrazione, dunque, ricorderà per sempre che il Sangue di San Pantaleone è il dono più prezioso che Iddio abbia mai potuto prevedere per Ravello.