TASSISTA DI GRAGNANO SPARITO NEL NULLA, ERA STATO ARRESTATO IN SVEZIA

30 maggio 2008 | 00:00
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TASSISTA DI GRAGNANO SPARITO NEL NULLA, ERA STATO ARRESTATO IN SVEZIA

Lo cercavano da sette giorni, un tassista di Gragnano, noto a Sorrento, Positano, ma anche nell’area dei Monti Lattari e Costiera Amalfitana. Era stato prelevato in strada dalla polizia svedese ad Uppsala, paesino a 90 chilometri da Stoccolma, portato in carcere e arrestato senza alcun motivo. Non una contestazione, non un’ipotesi di reato. Ma, soprattutto neanche una telefonata o un colloquio con i parenti a Gragnano. Un vero e proprio giallo che rischia di scatenare un incidente diplomatico tra due nazioni, l’Italia e la Svezia.

Il caso di Salvatore Romano è già finito al centro di febbrili contrattazioni tra i due consolati: mercoledì scorso il giovane di Gragnano è stato arrestato dalla polizia di Uppsala e da allora non si hanno più sue notizie. Il giudice di Stoccolma ha accordato al padre, vigile urbano in pensione a Gragnano, un colloquio in carcere, ma – secondo quanto denunciato dai familiari – sarebbero stato gli stessi agenti svedesi addetti alla sicurezza nell’istituto di pena a impedirne il regolare svolgimento. “Non ve lo facciamo vedere”, la risposta secca data dai poliziotti di Stoccolma al signor Romano che, ieri mattina, disperato, si è precipitato in Svezia per sapere del figlio. Un intrigo internazionale che si è infittito quando il Consolato svedese ha rifiutato di fornire notizie ai familiari del ragazzo, innescando così la macchina della Farnesina.

Ma il buco nell’acqua si è ripetuto anche per gli esperti gli Uffici degli Esteri di Roma: i responsabili delle comunicazioni internazionali non hanno potuto far altro che contattare l’ambasciata italiana a Stoccolma. Che, neanche a dirlo, ha sostenuto di non sapere nulla del caso, già ribattezzato dai familiari il caso Romano. A denunciare la scomparsa-rapimento di Salvatore è il fratello Sebastiano che, sette giorni fa, ha ricevuto l’unica telefonata di spiegazioni: erano i carabinieri della stazione di Gragnano che avvertivano la famiglia dell’arresto del giovane in Svezia. Stop. Telegrafici.

Salvatore Romano. Ventotto anni da poco compiuti e una licenza da tassista in tasca, il giovane gragnagnese si è trasferito ad Uppsala due anni fa, in compagnia di una ragazza di Stoccolma conosciuta all’ombra dei Monti Lattari. La donna che, poi, sarebbe diventata prima la moglie, poi la madre dei suoi figli (una bambina di cinque anni e uno di pochi mesi) e infine la sua ex. Una Ôpersona difficile’ e un divorzio tribolato, secondo quanto raccontato dal fratello Sebastiano. “Ma questa è un’altra storia – spiega –. Siamo qui per denunciare gli abusi e le scorrettezze della polizia svedese e per capire cosa sia successo a Salvatore”.

L’arresto. Era il 22 maggio quando a Gragnano, a casa Romano, arriva una telefonata imprevista: “Il signore Salvatore Romano è stato arrestato ieri mattina a Uppsala. Se avete un avvocato, fatelo partire per Stoccolma”, la breve spiegazione fornita dall’appuntato dell’arma ai parenti del giovane tassista. Minuti interminabili di gelo e tensione, poi i Romano si sono dati da fare. Prima una telefonata all’ex moglie, poi la nomina di un legale svedese per seguire il caso del ventottenne. “Un caso anomalo visto che nessuno si è degnato di dirci di cosa fosse accusato o cosa dovessimo fare – spiega Sebastiano – Da allora noi non abbiamo più avuto notizie: l’avevo sentito il martedì e mi aveva rassicurato. Poi un silenzio stranissimo e quella maledetta telefonata”.

Immediatamente da Gragnano si è attivata la macchina degli aiuti: il padre di Salvatore è volato in Svezia mentre i familiari hanno avvisato la Farnesina e contattato l’ambasciata italiana. “Volevamo capire, sapere e abbiamo chiesto aiuto a Roma. Ci ha assistito la signora Daniela Falsini, funzionaria dell’ambasciata e i dottori Spatucci e Nocera dell’ufficio Esteri di Roma. Ma – conclude Sebastiano – neanche loro hanno potuto tanto”. Poi, ieri mattina, al termine di sette giorni di dubbi, gialli e timori, la situazione è precipitata.

Il colloquio in carcere. “Ieri mattina il giudice di Stoccolma ci ha accordato un colloquio con Salvatore in carcere – prosegue il fratello del tassista – Mio padre e l’avvocato sono andati all’istituto. E lì è successo l’incredibile”. La polizia di Uppsala, in base al racconto di Sebastiano Romano, avrebbe impedito ai parenti del giovane di vederlo. “Potevano almeno farci parlare con lui al telefono, avremmo avuto qualche timore in meno – continua –. A questo punto non sappiamo più cosa credere: se sia stato sequestrato dagli agenti svedesi o se, ancora peggio, gli sia successo qualcosa. Non conosciamo le contestazioni, anzi non sappiamo neanche se abbia realmente commesso qualche crimine. Ma la legge è legge anche in Svezia e loro la stanno calpestando”. Ieri pomeriggio Sebastiano Romano ha giocato la sua ultima carta, inviando un fax alla Farnesina con un resoconto dettagliato della situazione.

L’incidente diplomatico. “Inizio a credere che sia una ripicca nei confronti dell’Italia, una guerra tra due paesi – confessa il fratello del tassista gragnanese – Alla Farnesina ci hanno raccontato che episodi del genere sono realmente accaduti. Speriamo che non sia questo il caso altrimenti mio fratello sarebbe ostaggio internazionale di un paese straniero. Ostaggio della democrazia”.
(Francesca Raspavolo, Metropolis)