ALBERICO SIMEOLI, NON SONO IL PAPERONE DEI CONSULENTI

17 giugno 2008 | 00:00
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ALBERICO SIMEOLI, NON SONO IL PAPERONE DEI CONSULENTI

Alberico Simeoli, di Massalubrense,  in passato direttore della Riserva del Parco Marino di Punta Campanella, conosciuto da Sorrento a Cetara, in Costiera Amalfitana, dove pure ha lavorato come consulente, spiega che non riceve dalla Regione Campania 386mila euro come pubblicato dal Corriere della Sera

Napoli. Dica la verità, il telefonino scotta? “Sto ricevendo decine di chiamate. E tutti a chiedermi se è vero che sono il Paperone dei consulenti… E io a spiegare con pazienza che le cose non stanno come sembrano… In fondo, sono sottopagato”. Alberico Simioli è diventato famosissimo. Tutti i grandi giornali parlano del 43enne oceanografo di Massa Lubrense. Il ministro della Funzione Pubblica, Renato Brunetta, ha messo in rete le decine di migliaia di consulenze degli enti pubblici. E coi suoi 388mila euro di contratto con la Regione Campania, Simioli risulterebbe il consulente più pagato dell’amministrazione Bassolino. Fa parte di una task force di specialisti nell’utilizzo delle risorse comunitarie per la pesca e l’agricoltura. Laureato in discipline nautiche, di specializzazione oceanografo, con esperienze nel Cnr – Irpem ad Ancona e nell’Università Parthenope, settore oceanografia fisica, Simioli è stato anche per quattro anni direttore della Riserva Marina di Punta Campanella.
Dottor Simioli, è vero che guadagna così tanto?
“Magari. Quella cifra è da spalmare su 5 anni ed è lorda. Io percepisco 68 mila euro lordi l’anno all’incirca, 10mila in meno di quanto mi spetterebbe secondo una delibera regionale che fissa i compensi per chi ha la mia qualifica. La mia retribuzione non è mai stata aggiornata a quella delibera. La verità è che io guadagno al netto di tasse e spese meno di tremila euro al mese e lavoro circa 12 ore al giorno”.
Da quando lavora per la Regione Campania?
“Da cinque anni, circa”.
In cosa consiste il suo incarico?
“Sono un esperto di programmazione economica dei fondi comunitari per la pesca”.
Come è stato nominato?
“Ho vinto una selezione pubblica, per titoli e colloquio. Non sono stato individuato ‘ad personam’, sono stato scelto perché risultavo in cima a una graduatoria. La selezione richiedeva tra i requisiti cinque anni di esperienza nel settore, e al momento del concorso, in Campania si sono presentati solo in due. Perché la mia è una professionalità molto complessa e molto rara da trovare”.
La Regione non ha nel suo organico tecnici in grado di affrontare questa materia?
“No, non ne ha. Direi di più: sfido chiunque a trovarne in tutto il territorio campano. Detto questo, le rivelo un dettaglio su come stavano le cose al mio arrivo. La pesca in Regione era inserita nel settore ‘foreste’, composto per lo più da agronomi. Una materia dove invece servono biologi marini, oceanografi… Ho dovuto affrontare serie difficoltà. E le ho risolte trasformando la Regione Campania in una regione protagonista dell’utilizzo dei fondi Ue per la pesca: siamo una delle poche regioni che ha impiegato tutte le risorse, evitando il disimpegno della spesa, siamo i capofila delle regioni comprese nell’ ‘obiettivo convergenza’, la nuova programmazione comunitaria dei finanziamenti per la pesca. Al ministero a Roma è la Campania che presenta le relazioni, i piani finanziari per tutte le altre regioni. In sostanza, lavoro indirettamente anche per altre amministrazioni. Per quel che faccio, sono sottopagato”.
Prego?
“La mia retribuzione è ricompresa nella massima aliquota di tassazione. Sono un consulente, quindi ho partita Iva e vengo pagato su fattura. Ma lavoro per la Campania a tempo pieno, 1500 ore all’anno. E da esterno, non ho i benefit degli interni: tredicesima, buoni pasto. In pratica, mi restano al netto meno di 3000 euro al mese. Per quel che svolgo, per i risultati che produco, per le mie competenze, sono pochi”.
Ha mai pensato di farsi ‘stabilizzare’ in Regione?
“Diventare un dipendente? Non ho fatto richiesta. La legge Bersani mi offriva questa possibilità, ma io voglio rimanere un libero professionista”.
Che ne pensa della pubblicazione dei vostri compensi su Internet?
“E’ una cosa buona. E’ giusto che tutti sappiano, non ho nulla da nascondere. Ma la pubblicazione su Internet va accompagnata con qualche chiarimento, il dato va spiegato meglio. Bisognerebbe precisare la durata del contratto, la quantità di lavoro svolto. Io non mi sento certo un ‘superconsulente’: vengo pagato quel che merito, forse anche meno”.
Vincenzo Iurillo