AMALFI, ABBANDONA MOTO E CALCIO PER DIVENTARE SUORA

2 giugno 2008 | 00:00
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AMALFI, ABBANDONA MOTO E CALCIO PER DIVENTARE SUORA
AMALFI, ABBANDONA MOTO E CALCIO PER DIVENTARE SUORA
AMALFI, ABBANDONA MOTO E CALCIO PER DIVENTARE SUORA

Ha messo da parte tutte le passioni terrene per donarsi completamente a Dio. E’ questa la storia di Roberta, 23 anni, residente a Scala, che da pochi giorni ha cominciato il cammino per prendere i voti e diventare suora. Una ragazza come tante altre Roberta, con due particolari “amori”: il calcio e la passione per le moto. La svolta è stata annunciata sul sito internet delle Monache redentoriste.
Roberta, fino a qualche anno fa, ha fatto parte della rosa della squadra di calcetto di Amalfi che, nel 2001, fu promossa in serie A. «Per me questo sport era tutta la vita: l’allenamento, le partite, il pallone mi rendevano felice», scrive Roberta in una lettera apparsa sul sito delle monache Redentoriste di Scala. «Correvo su tutte le strade con la mia moto – aggiunge – e la mia vita era orientata verso le cose del mondo, le passioni, i divertimenti, gli affetti e il lavoro, a tal punto da non desiderare altro. Godevo della mia finta libertá».
Giá, perché, a quanto pare, non era questa la vita alla quale era destinata Roberta, non erano queste le “soddisfazioni” che l’avrebbero resa felice. Neppure la sua particolare “debolezza” per i piercing, ben 14, che mostrava tutta orgogliosa alle amiche e agli amici, ad un certo punto riuscivano più ad appagarla. E, tre anni fa c’è stata quella che è stata la vera e propria svolta della sua vita terrena. «Mia sorella Carla – racconta Roberta – mi portò a conoscere le sue nuove amiche, le monache Redentoriste. Entrai scocciata nella chiesa del monastero di Scala ma Gesù Eucaristia, in quel freddo febbraio, mi folgorò, mi sconvolse. Da quel momento cominciai a frequentare la chiesa ma solo per curiositá. Questo incontro è stato determinante, in quanto è cresciuto sempre più in me il desiderio di conoscere e seguire Gesù come mio Redentore».
Un incontro, dunque, quasi casuale e, soprattutto, un “amore” che non è stato un colpo di fulmine ma che è maturato con il tempo. «Gesù – evidenzia Roberta – non si è fatto sentire forte, non si è fatto vedere accecandomi, ma un sottile raggio di luce è penetrato dentro di me e mi ha accompagnato, aspettando i miei tempi di maturazione, affinché potessi aprirgli la porta del cuore». E, così, poco alla volta, in Roberta è cominciata a diventare sempre costante l’idea di volersi donarsi completamente a Dio, di abbandonare i piaceri terreni per abbracciare esclusivamente quelli spirituali. «Quell’appuntamento che avevo con Gesù ogni giorno durante la preghiera, dalle suore, a cui cercavo di non mancare mai – ricorda – era un incontro che riempiva tutta la giornata, mi colmava il cuore, mi ricaricava». E, probabilmente, senza nemmeno accorgersi, quasi come se fosse una decisone più che normale, la conclusione di un percorso attraverso il quale aveva trovato la pace e la serenitá, Roberta ha deciso di consacrarsi come redentorista, intraprendendo il postulato e rinunciando a tutte le sue passioni terrene, compreso naturalmente i piercing. «Li ho tolti uno alla volta ma quello che portavo sulla lingua non riuscivo proprio a toglierlo poiché mi piaceva molto. Anche in questo caso mi è venuto incontro il Signore e me lo ha fatto cadere miracolosamente proprio nella mia prima esperienza di discernimento dalle suore». Ora Roberta ha iniziato il suo nuovo percorso. «Adesso che Cristo vive in me – conclude – posso dire di avere tutto, non posso contenerlo ma solo donarlo e farlo conoscere a tutti. Mi affido alla preghiera di tutti, so che è una corsa per una strada in salita». Le Monache Redentoriste sono religiose di voti solenni dedite alla vita contemplativa appartenenti all’ordine fondato nel 1731 da Maria Celeste Crostarosa. Nel 1724 entrò con due sorelle nel monastero di Scala, dove si osservava la regola della Visitazione. Madre Crostarosa si dedicò, allora, alla redazione di una nuova regola, che vide la luce il 25 aprile del 1725 e che venne adottata dal monastero il 13 maggio del 1731, grazie al sostegno di Alfonso Maria de’ Liguori. Papa Benedetto XIV l’approvò con il breve dell’8 giugno del 1750 ed intitolò il nuovo ordine al Santissimo Redentore. Le monache vivono in clausura e si dedicano alla preghiera contemplativa. Il loro abito è costituito da una tunica di colore rosso fosco con scapolare e mantello azzurri. Per entrare nell’ordine le candidate devono sottoporsi ad un periodo tra i sei e i dodici mesi di postulato, per poi accedere al noviziato. Segue la professione religiosa temporanea e, quindi, la pronuncia dei voti perpetui
Gaetano de Stefano
sorpresa lasciò la sua moto, i suoi hobby, il suo lavoro, le sue amicizie, la sua passione per il calcio.
A sorpresa Roberta Cuomo, 23 anni lo scorso 15 maggio, decise di ufficializzare il suo rapporto con Dio.

Un rapporto speciale che a metà aprile si concretizzò con l’arrivederci ai suoi cari, alle sue cose, per entrare da postulante nel convento delle suore di clausura di Scala. Ed è proprio da qui che Roberta, prima ragazza originaria del piccolo comune della Costiera ad entrare in monastero, si racconta attraverso il sito internet delle redentoriste.

Nella sezione news, c’è la sua lettera al mondo, agli amici, alle sorelle a mamma, a papà che ha salutato prima di intraprendere il suo nuovo percorso.

Dal titolo “Mi chiamo Roberta”, il racconto narra l’esperienza di questi giorni lontano dalle sue abitudini. Ma anche delle rinunce come i suoi quattordici piercing, l’ultimo dei quali, sulla lingua, si è miracolosamente sganciato una di queste mattine.

Il Foglio ha deciso di riprendere e pubblicare tra le proprie pagine il racconto di Roberta, che abbiamo conosciuto e apprezzato in questi anni quando prestava servizio presso il bar l’Abside di Amalfi dei fratelli Marco, Vincenzo e Giovanna Celia.

Lo abbiamo fatto anche per l’invito che Roberta rivolge a ciascuno di noi: “Non abbiate paura di percorrere le vie del Signore… andate incontro al vero Bene che è Gesù”.

“Mi chiamo Roberta, ho quasi 23 anni e vengo da un piccolo paese della Costiera Amalfitana, precisamente Scala. Sin da piccola sono stata sempre molto vivace. Le mie prime corse erano proprio le fughe dal catechismo che frequentavo nel monastero di Scala. Correvo sempre fuori casa per andare a giocare, correvo col mio papà che accompagnavo a caccia.

Correvo dietro a un pallone già all’età di 6 anni, a 13 era già per me un vero e proprio sport. Facevo parte della squadra di calcio femminile a 5 di Amalfi dove ho giocato fino a qualche anno fa, con tante soddisfazioni: nell’anno 2000-01 infatti siamo salite in serie A. Per me questo sport era tutta la vita: l’allenamento, le partite, il pallone… mi bastava. Correvo su tutte le strade con la mia moto. La mia vita era orientata verso le cose del mondo, le passioni, i divertimenti, gli affetti, il lavoro… a tal punto da non desiderare altro: godevo della mia finta libertà (o almeno così pensavo).

Questo fino a 3 anni fa quando Carla, mia sorella mi portò a conoscere le sue nuove amiche, le monache Redentoriste, entrai scocciata nella chiesa del monastero di Scala (dove da piccola scappavo) Gesù Eucaristia in quel freddo febbraio mi folgorò, mi sconvolse. Aspettava proprio me… quel giorno ho rivisto persino la suora che mi aveva fatto il catechismo 10 anni prima, era la stessa, la prima cosa che pensai fu: una suora è per sempre! Da quel giorno, cominciai a frequentare la preghiera ma solo per curiosità.

Questo incontro è stato determinante, da quel momento è cresciuto sempre più in me il desiderio di conoscere e seguire Gesù come mio Redentore. Non si è fatto sentire forte, non si è fatto vedere accecandomi, ma un sottile raggio di luce è penetrato dentro di me e mi ha accompagnato… aspettando i miei tempi di maturazione, affinché potessi aprirgli la porta del cuore. Che mi stava succedendo??? Mi stavo innamorando di quel Gesù che delicatamente si è presentato.

Quando si incontra il Signore, ve lo garantisco, non si può restare uguali: Lui mi ha stravolto la vita, anche quando pensavo che non ci fosse più nulla da salvare. Mi sono fidata e abbandonata alla sua volontà, fino a non poter più fare a meno di Lui! Senza nemmeno accorgermene lo Spirito di Dio operava in me, facendomi perdere a poco a poco tutti gli altri interessi… Lui aveva invaso tutta la mia vita.

Quell’appuntamento che avevo con Gesù ogni giorno durante la preghiera, dalle suore (a cui cercavo di non mancare mai) era un “incontro” che riempiva tutta la giornata, mi colmava il cuore, mi ricaricava… Che dire dei miei 14 “piercing”… che uno alla volta ho tolto, ma quello che portavo sulla lingua non riuscivo proprio a toglierlo poiché mi piaceva molto, per questo mi è venuto incontro il Signore e me lo ha fatto cadere miracolosamente proprio nella mia prima esperienza di discernimento dalle suore, come se qualcuno me lo avesse tolto, eppure la mattina come sempre, avevo ben controllato: era ben messo!

Infine la moto, mia altra grande passione, un sogno irraggiungibile fin da piccola e che ho realizzato con tanti sacrifici. Correvo con l’ebbrezza del vento, spericolata e felice ma queste corse si sono fermate perché ho raggiunto il traguardo della mia vita, ora sono libera, mi sono proiettata ad una corsa ben diversa, correre sempre più veloce verso il mio Maestro… Ora che Cristo vive in me, posso dire di avere veramente tutto, non posso contenerlo ma solo donarlo e farlo conoscere a tutti, per questo da pochi giorni, il 16 aprile scorso, ho bussato alla porta del Monastero di Scala per far parte di quella comunità e donare la mia vita al Signore consacrandomi a Lui come Redentorista. Mi affido alla preghiera di tutti, so che è una corsa per una strada in salita.

Auguro a tutti i giovani in modo particolare: correte, mettete ali ai vostri piedi, non abbiate paura di percorrere le vie del Signore… andate incontro al vero Bene che è Gesù, Egli non desidera che amarvi e farvi felice proprio come me!!!”

MARIO AMODIO (Pubblicato su Il Foglio Costa d’Amalfi prima delle altre testate)