GINEVRA – Chi meglio della famiglia Becali può galleggiare in questo clima da “ansia di biscotto”, un’Olanda che gioca senza trance agonistico, una Romania che potrebbe prendersi in surplace il secondo posto del girone C. Già. Nella Romania del lungo e sconnesso post-Ceausescu, i Becali sono il clan più potente. Hanno le mani nella pasta di tutto il calcio nazionale, e ora anche nella politica.
Il capostipite Gigi Becali ha fatto i denari vendendo case e acquistando televisioni – percorso netto che gli ha garantito il soprannome di Berlusconi di Bucarest – . Poi si è comprato lo Steaua Bucarest, che quest’anno è stato escluso dalla Champions League, e si è buttato in politica. Steaua fuori dalla Champions? Sì, patron Becali, secondo la Federazione rumena e pure l’Uefa, avrebbe cercato di comprare una partita utile nell’ultima giornata del campionato rumeno: un milione e 700 mila euro per prendersi lo scudetto. Niente da fare. Lo Steaua ha chiuso secondo, è stato squalificato e patron Becali ha allargato le braccia stupito: “Quei soldi servivano per dare la cioccolata ai bambini poveri”. Era la vigilia degli Europei.
Lo Steaua di “Big Becali” dà alla nazionale solo quattro giocatori eppure il presidente – che vive blindato nell’ex ambasciata argentina di Bucarest, trasformata in pacchiano villone da gangster – ha promesso ai convocati mezzo milione di euro se passano il turno, cinque e mezzo se prendono l’Europeo. Fa quello che dovrebbe fare la Federazione rumena: gestisce il gruppo, lo motiva. Lui ha familiarità con i giocatori di calcio: tre, per il suo Steaua, li ha vinti a poker. E nel suo club nessuno deve girare senza sorridere: “Chi ha la faccia triste prende la multa”. La gran parte degli altri convocati – tutti i giocatori migliori eccetto Mutu, che è roba di Alessandro Moggi – Gigi Becali li ha lasciati in gestione ai due cugini, Giovanni e Victor. Si sa, dettano loro la formazione al ct Piturca: l’hanno fatto cacciare dieci anni fa, l’hanno fatto riprendere di recente. Piturca deve tenerli buoni.
“Facciamo avanti indietro da Bucarest con l’aereo privato”, ci raccontava Victor Becali alla vigilia di Italia-Romania, “sempre insieme”. Amano esibire lo status che si sono costruiti sulle macerie post-comuniste e su affari e affaracci fatti con il calcio di mezza Europa. Erano tutti in tribuna al Letzigrund di Zurigo per la gara con l’Italia, l’altro pomeriggio. E in queste ore sono a Berna, pronti a gestire il pre-partita contro l’Olanda. Gli uomini Uefa li considerano ospiti sgraditi e ne seguono le mosse: conoscono le abitudini del clan.
Lo scorso gennaio la divisione anticorruzione della magistrataura di Bucarest ha messo sotto inchiesta Victor Becali, l’ex giocatore del Lecce Popescu e altri otto tra dirigenti sportivi e agenti del campionato rumeno. Avrebbero creato fondi neri per 10 milioni di euro, depositati alle Isole Vergini, muovendo una dozzina di calciatori tra il 1999 e il 2005. Tra questi, l’ex milanista Contra e Codrea, oggi al Siena. Cosmin Contra, ragazzo del loro giro, esprime certezze per l’incontro di stasera: “L’Olanda non giocherà con il coltello tra i denti, è scontato che mollino”. Conosce il mondo, e l’Europeo di calcio.
I fratelli Becali – sempre Victor e Giovanni, i cugini del presidente – si sono formati come procuratori in Italia: il loro primo affare fu Raducioiu al Bari. “Grazie al vosto paese ho iniziato a fare questo lavoro”, ricorda Giovanni che a Napoli, in periodi meno fortunati, vendeva Rolex taroccati. Il problema in vista della gara di stasera è quello che dice dopo: “Io sono un mercante e se la Romania vince piazzo meglio la mia merce”. Parla dei giocatori sotto procura. “L’Olanda”, aggiunge ricordando i suoi agganci, “mi ha dato tanto”. Già. Nel lontano ’90 i fratelli Becali portarono Popescu al Psv Eindhoven e ancor prima gestirono la vita professionale del grande Ruud Kroll, ospite fisso ai “Tre galletti”, il ristorante di famiglia nel centro di Bucarest. Qui si sono decisi i trasferimenti di Chivu e Lobont all’Ayax.
Giovanni, l’emigrante di famiglia, oggi riesce a scherzare sulla sua fama: “La mia villa è fatta così bene”, dice, “che se mi sparano dal balcone cado direttamente in piscina”. E a questa storia da pirati del calcio il presidente dello Steaua, il miliardario Gigi, ha aggiunto pessimo colore. E’ un cristiano ortodosso e dopo una vittoria con il Southampton in Coppa Uefa promise di edificare una chiesa per ogni turno successivo superato. Rozzo e megalomane, un giorno ordinò a un artista di rifare “L’ultima cena” di Leonardo da Vinci: nella nuova tela i volti dell’allenatore e degli undici titolari prendevano il posto dei dodici apostoli e tutti gravitavano attorno al Gesù Cristo rumeno, Gigi Becali appunto.
Quando il fisco ha scoperto un buco nero nel bilancio del suo Steaua, disponendo il sequestro dei beni, minacciò di rinunciare a stemma e titoli e di cambiare il nome del club in Stella Cristiana. Poi Gigi Becali è diventato leader del partito democristiano romeno “La nuova generazione” e ha promesso, se sarà eletto presidente alle politiche del 2009, di rinchiudere gli omosessuali in ghetti. “Creerò quartieri per gay e lesbiche affinché ci restino dentro e ci lascino stare tranquilli”. I sondaggi lo danno, per popolarità, subito dietro il capo dello Stato, Traian Basescu. Si è costruito la dote politica edificando case e chiese dopo le alluvioni del 2005. “Da oggi in poi nel mio stadio si suoneranno solo inni religiosi”, ricorda, “basta con la musica satanica dei Queen. Io pago e metto quello che voglio”.
Michele De Lucia