Niente Adriano né Fabio Cannavaro ma un attaccante da almeno quindici gol a stagione. E’ questo l’obiettivo del presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis. “Fabio Cannavaro sta facendo una carriera straordinaria – dice il numero uno del club partenopeo – il Napoli però è una squadra in crescita e non può dare degli stimoli a chi è già arrivato ai vertici nel mondo del calcio. Lo stimo ma punto ad un Napoli di giovani”. E in attacco: “Adriano? Non lo prenderei. E’ un divo e purtroppo per lui non sta funzionando come in passato. Sono certo che se Zalayeta non avesse avuto l’incidente sarebbe potuto arrivare anche in doppia cifra. Abbiamo bisogno di una punta da almeno 15 goal e di un’altra che vada a sostituire Sosa”.
Lo tsunami dell’estate 2004 è un incubo lontano, quasi dimenticato. Il pallone, a Napoli, è ritornato a rimbalzare su un’isola felice, a quattro anni dal fallimento che l’aveva bruscamente sgonfiato. Sembrò una follia l’investimento di Aurelio De Laurentiis: 28.5 milioni di euro per ripartire dal campionato di C, rilevando un club divorato dai debitori. I numeri, invece, dimostrano adesso che si trattò di un affare. La squadra vola: due promozioni di fila, la serie A e addirittura un posto in Europa, con l’imminente partecipazione ai preliminari per l’Uefa. D’oro, però, sono soprattutto i conti della società azzurra, il cui fatturato viaggia spedito verso i cento milioni di euro a stagione, tra diritti tv, incassi, merchandising e sponsorizzazioni. Merito dei successi sul campo, che hanno riacceso l’entusiasmo dei tifosi (oltre 6 milioni in tutto il mondo) e raddoppiato anche il patrimonio giocatori: da 53 a 102 milioni. Si è rivelata vincente la scelta di puntare su talenti giovani come Hamsik, Lavezzi, Santacroce e Gargano, pagati relativamente poco e ora valutati come campioni.
La miniera Napoli ha già ricominciato a produrre ricchezza, perfino in anticipo rispetto alle aspettative di De Laurentiis. Sono bastate due sole stagioni, invece delle tre ipotizzate dal produttore cinematografico, per chiudere con un utile l’esercizio della società azzurra: un milione e 420 mila euro. Lo ha certificato l’ultimo bilancio relativo all’annata 20062007. I conti, fatalmente in rosso nel primo biennio di vita del nuovo club, risorto dalle ceneri del fallimento, sono già tornati a essere positivi, con un trend che promette di migliorare ulteriormente con il primo campionato di serie A, grazie alla moltiplicazione degli introiti. Circa 50 milioni per la cessione dei diritti tv, criptati, in chiaro e Internet. Altri 14 milioni, tra abbonamenti e biglietti, contati ai botteghini dello stadio San Paolo, dove si sono messi in fila nel campionato appena concluso 774 mila 329 spettatori, per una media di oltre 43 mila presenze a gara. Dieci milioni li hanno versati i due main sponsor: Acqua Lete e Diadora. Sei milioni i partner minori, numericamente triplicati. Stenta a decollare solo il merchandising, un po’ penalizzato dal mercato dei falsi.
«Chiuderemo in attivo anche il prossimo esercizio», è sicuro De Laurentiis, nonostante i 50 milioni investiti per rinforzare la squadra e i 30 di ingaggi pagati ai giocatori. Ma il presidente, in attesa di depositare il bilancio 20072008, può già rallegrarsi per la bontà del suo investimento nel Napoli. «Le società di calcio in Italia hanno finalità di lucro», non ha mai fatto misteri il numero uno azzurro, ricordando che il tempo dei mecenati è finito. E lui ha già fatto centro.
I numeri parlano chiaro. Il valore della produzione del Napoli, nello scorso esercizio, è lievitato addirittura del 243%. I ricavi cresciuti in modo maggiore (+221%) sono stati quelli dei diritti radiotv. In aumento (+161%) pure entrate per abbonamenti e biglietti e sponsorizzazioni. Cifre relative allo scorso bilancio, quello relativo alla serie B, e dunque destinate a crescere. Ma intanto, per far fronte alla nuova situazione patrimoniale, De Laurentiis ha effettuato una ricapitalizzazione di 5 milioni. Decuplicato il precedente capitale sociale, che era di 500 mila euro. Crescono in maniera vertiginosa anche i costi, sovvenzionati con un prestito di oltre 10 milioni dalla controllante Filmauro. Prima di guadagnarci, dunque, De Laurentiis ha investito nel club di tasca sua. Il produttore cinematografico, a protezione della squadra, ha messo addirittura l’azienda di famiglia: ciambella di salvataggio in caso di necessità. Di aiuti esterni, però, c’è stata finora poca necessità. Anche il fido aperto tre anni fa con Unicredit, 27,24 milioni, è stato ridotto a 7,04 milioni. Il Napoli sa reggersi sulle proprie gambe.
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