Dopo anni di pagamentiĀ irrisori (un euro a metro quadro circa) per gli stabilimenti balneari che hanno concessioni marittime arrivano, ma non per tutti, gli aumenti. Ad applicarli dovrebbero essere i comuni, anche se pochi lo hanno fatto, quasi nessuno nel Cilento, si cercano casi in Penisola Sorrentina (fra Sorrento e Vico Equense nessuna segnalazione dagli enti pubblici) mentre un esempio cāĆØ in Costiera Amalfitana (anche se Positano, Amalfi e Ravello ancora non hanno fatto nulla). Le proporzioni della stangata sui lidi le dĆ” il bollettino di pagamento recapitato a una struttura balneare di Maiori: 92mila euro di canone demaniale per gli anni 2007 e 2008, contro gli ottomila del precedente biennio. Numeri da far sgranare gli occhi e ā giurano i rappresentanti di categoria ā tali da mettere in ginocchio il settore, creare concorrenze anomale e, manco a dirlo, ripercuotersi sui clienti facendo lievitare i costi di cabine e ombrelloni. Le associazioni dei consumatori replicano che āi privati pagano sul suolo comunale a volte cento volte di piĆ¹ di quello che pagano i titolari di beni demaniali, che poi, trattandosi di spiagge, hanno un valore enorme.ā Intanto si sta consumando una specie di rivoluzione, almeno nei comuni che la applicano, sulla gestione delle spiagge, dopo anni di effettiva disparitĆ . Ma come si ĆØ arrivati a cifre cosƬ elevate? Lāorigine va cercata in una norma della Finanziaria 2007. Il testo, approvato nel dicembre del 2006, cancellava lāaumento generalizzato del 300% pensato dal Governo Berlusconi, ma cambiava in maniera radicale il metodo di calcolo del canone per le strutture a servizio dei lidi. La conseguenza ĆØ che i costi sono rimasti invariati per lāoccupazione della spiaggia con sedie e lettini, ma sulle pertinenze (quali bar e ristoranti) i rincari arrivano a superare il mille per cento. Tutto si basa sullāadozione del parametro Omi, che per la prima volta lega lāentitĆ” del canone al valore locativo della struttura indicato dallāOsservatorio del mercato immobiliare (lāOmi, appunto). Sembrerebbe una misura di equitĆ”, perchĆ© il fitto di un ombrellone non puĆ² essere paragonato a quella di una stanza a picco sul mare e finora piĆ¹ di una mega struttura se lāera cavata con un canone annuo che, in proporzione agli incassi, finiva per risultare irrisorio. Nellāattuazione pratica della norma, perĆ², qualcosa non ĆØ quadrato, e il nuovo criterio sta venendo applicato in molti casi anche a bagni, passerelle e cabine. Provocando la rivolta dei gestori e lāapertura di un contenzioso giuridico.
Lāapplicazione della norma ĆØ legata alāinterpretazione dei Comuni, a cui ĆØ demandata la riscossione del tributo.Ā«Una circolare ha chiarito giĆ” a marzo del 2007 che per pertinenze vanno intese solo le strutture dove si svolge attivitĆ” commerciale ā spiega Antonio Civale, coordinatore provinciale della Federazione pubblici esercizi (Fipe) ā Ma non tutti stanno applicando questa regola e molti operatori sono sotto una spada di damocle, perchĆ© ancora non sanno quale somma gli verrĆ” chiesto di pagareĀ». Una distinzione si potrebbe fare, probabilmente, dividendo in fasce, sia per paesi, Capri non puĆ² valere come Montecorice, che per zone, a seconda della facilitĆ di collegamento e centralitĆ ,Ā ed equiparando i pagamenti del suolo pubblico demaniale a quelli comunali, tenendo conto di tutte le varianti per rendere equa e giusta la tassazione.Ā Ora la parola spetta ai comuni, che in molti non hanno applicato gli aumenti.