CONCESSIONI BALNEARI, ARRIVA LA STANGATA

4 giugno 2008 | 00:00
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CONCESSIONI BALNEARI, ARRIVA LA STANGATA

Dopo anni di pagamentiĀ irrisori (un euro a metro quadro circa) per gli stabilimenti balneari che hanno concessioni marittime arrivano, ma non per tutti, gli aumenti. Ad applicarli dovrebbero essere i comuni, anche se pochi lo hanno fatto, quasi nessuno nel Cilento, si cercano casi in Penisola Sorrentina (fra Sorrento e Vico Equense nessuna segnalazione dagli enti pubblici) mentre un esempio cā€™ĆØ in Costiera Amalfitana (anche se Positano, Amalfi e Ravello ancora non hanno fatto nulla). Le proporzioni della stangata sui lidi le dĆ” il bollettino di pagamento recapitato a una struttura balneare di Maiori: 92mila euro di canone demaniale per gli anni 2007 e 2008, contro gli ottomila del precedente biennio. Numeri da far sgranare gli occhi e ā€“ giurano i rappresentanti di categoria ā€“ tali da mettere in ginocchio il settore, creare concorrenze anomale e, manco a dirlo, ripercuotersi sui clienti facendo lievitare i costi di cabine e ombrelloni. Le associazioni dei consumatori replicano che ā€œi privati pagano sul suolo comunale a volte cento volte di piĆ¹ di quello che pagano i titolari di beni demaniali, che poi, trattandosi di spiagge, hanno un valore enorme.ā€ Intanto si sta consumando una specie di rivoluzione, almeno nei comuni che la applicano, sulla gestione delle spiagge, dopo anni di effettiva disparitĆ . Ma come si ĆØ arrivati a cifre cosƬ elevate? Lā€™origine va cercata in una norma della Finanziaria 2007. Il testo, approvato nel dicembre del 2006, cancellava lā€™aumento generalizzato del 300% pensato dal Governo Berlusconi, ma cambiava in maniera radicale il metodo di calcolo del canone per le strutture a servizio dei lidi. La conseguenza ĆØ che i costi sono rimasti invariati per lā€™occupazione della spiaggia con sedie e lettini, ma sulle pertinenze (quali bar e ristoranti) i rincari arrivano a superare il mille per cento. Tutto si basa sullā€™adozione del parametro Omi, che per la prima volta lega lā€™entitĆ” del canone al valore locativo della struttura indicato dallā€™Osservatorio del mercato immobiliare (lā€™Omi, appunto). Sembrerebbe una misura di equitĆ”, perchĆ© il fitto di un ombrellone non puĆ² essere paragonato a quella di una stanza a picco sul mare e finora piĆ¹ di una mega struttura se lā€™era cavata con un canone annuo che, in proporzione agli incassi, finiva per risultare irrisorio. Nellā€™attuazione pratica della norma, perĆ², qualcosa non ĆØ quadrato, e il nuovo criterio sta venendo applicato in molti casi anche a bagni, passerelle e cabine. Provocando la rivolta dei gestori e lā€™apertura di un contenzioso giuridico.
Lā€™applicazione della norma ĆØ legata alā€™interpretazione dei Comuni, a cui ĆØ demandata la riscossione del tributo.Ā«Una circolare ha chiarito giĆ” a marzo del 2007 che per pertinenze vanno intese solo le strutture dove si svolge attivitĆ” commerciale ā€“ spiega Antonio Civale, coordinatore provinciale della Federazione pubblici esercizi (Fipe) ā€“ Ma non tutti stanno applicando questa regola e molti operatori sono sotto una spada di damocle, perchĆ© ancora non sanno quale somma gli verrĆ” chiesto di pagareĀ». Una distinzione si potrebbe fare, probabilmente, dividendo in fasce, sia per paesi, Capri non puĆ² valere come Montecorice, che per zone, a seconda della facilitĆ  di collegamento e centralitĆ ,Ā ed equiparando i pagamenti del suolo pubblico demaniale a quelli comunali, tenendo conto di tutte le varianti per rendere equa e giusta la tassazione.Ā Ora la parola spetta ai comuni, che in molti non hanno applicato gli aumenti.