DOPO I DELFINI, UCCISA UNA TARTARUGA. BASTA CON GLI ASSASSINI

11 giugno 2008 | 00:00
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DOPO I DELFINI, UCCISA UNA TARTARUGA. BASTA CON GLI ASSASSINI

Dopo aver ammazzato tre delfini i pescatori di frodo, ormai è così anche se la Capitaneria e l’Asl di Salerno non lo vogliono ammettere, delle due l’una o sono malattie o sono stati uccisi, sono morti tre delfini e una taruga, trovata impigliata nelle reti nei pressi dell’isola de I Galli  Così a Positano, nel pieno del Parco Marino di Punta Campanella, in Costiera Amalfitana, si sta perpetrando una strage nell’indifferenza generale.  Il più amorevole dei cetacei, ispiratore di favole e di nenie ma anche di storie che narrano il mare per il tramite di quelle danze leggere tra la schiuma delle onde, proprio lungo le coste della divina sembra aver trovato da qualche tempo vita difficile. E a quanto pare, l’inquinamento c’entrerebbe ben poco se si analizzano i casi di decesso registrati a ridosso di Positano, fra Amalfi, Ravello, Capri, Sorrento e Massalubrense, nei posti più belli del mondo, in quelle acque premiate recentemente con la bandiera blu. Qui, in poco più di due settimane, sono stati rinvenuti tre cetacei privi di vita, uno dei quali addirittura sgozzato. L’ultimo, in ordine di tempo, proprio ieri mattina. La creatura degli abissi, in avanzato stato di decomposizione, presentava una profonda ferita e secondo i sanitari sarebbe morta almeno una ventina di giorni fa. Una strage iniziata a fine maggio col ritrovamento di un delfino della lunghezza di un metro e venti sull’arenile di Laurito. Il cetaceo, che galleggiava a pelo d’acqua ed era avvolto in alcuni brandelli di rete da pesca, presentava ferite sul dorso e sulla pinna e con molta probabilità era in balia del mare, privo di vita, da almeno cinque giorni. Le cause? Forse la stessa mano che ha tirato su la rete da pesca in cui era rimasto impigliato. «I delfini si sa, non piacciono soprattutto ai pescatori di frodo; sono creature tenere e amorevoli, ma soprattutto voraci». Ecco, secondo le guardie ambientali, il perché di tanta barbarie. Le macabre scoperte si sono succedute in questi ultimi due giorni. Domenica, col ritrovamento sempre dinanzi la baia di Positano, della testa di un delfino e ieri mattina, con la scoperta a ridosso della spiaggia di Laurito, su cui si affaccia il complesso di ville che per anni hanno accolto Franco Zeffirelli e i suoi ospiti, di un altro esemplare di delfino. È stata ancora una volta la sezione positanese dei Rangers di Tramonti a dare l’allarme così come accadde qualche giorno fa. Sul posto, i militari della Capitaneria di Porto che non hanno potuto fare altro che prendere atto dell’ennesima carcassa di cetaceo restituita dal mare e recuperarla per sottoporla a nuovi e più approfonditi rilievi da parte dei sanitari dell’ufficio veterinario dell’Asl Sa1. «In vent’anni di professione non mi è mai capitato un fenomeno del genere – spiega il dottor Gaetano Bove – Fino a qualche settimana fa erano appena due, nella mia attività veterinaria, i casi di delfini rinvenuti morti nel mare della Costiera». Una escalation allarmante che mai prima d’ora aveva interessato la Costiera Amalfitana e più in particolare le coste della Campania. E per questo dal Parco marino di Punta Campanella, in cui in parte rientra anche Positano, si chiede alle autorità di indagare. «Bisogna andare a fondo e capire bene cosa é successo», dicono, invece, da Legambiente. Sul decesso del delfino trovato ieri non ci sono dubbi. «Con molta probabilità è finito in qualche rete e poi è stato ammazzato anche se non è facile stabilire se la ferita nella parte ventrale sia da trauma o da putrefazione – dice il dottor Bove – Comunque, è noto, che ci si accanisce contro il vorace cetaceo anche se il problema di questa recrudescenza è da ricondurre all’impoverimento del mare». La carcassa del delfino è stata agganciata a un peso morto e inabissata nel pomeriggio di ieri nel mare che non t’aspetti della Costa d’Amalfi.