«Io e la mia famiglia, a seguito di questi fatti, iniziamo a temere seriamente per la nostra incolumità». Con queste due righe, il 24 marzo scorso, Michele Orsi concludeva la denuncia presentata ai carabinieri di Casal di Principe per riferire della intimidazione subita la notte precedente, quando ignoti avevano esploso colpi d´arma da fuoco contro la sua abitazione.
Due mesi più tardi, domenica primo giugno, l´imprenditore con interessi nel settore rifiuti sarebbe stato ucciso in un agguato che secondo gli inquirenti rientra nella “strategia del terrore” messa in campo dal clan dei Casalesi. Orsi non era un pentito, ha precisato la Procura, ma un “dichiarante” che aveva iniziato a fornire indicazioni dopo essere stato arrestato nell´ambito di una delicata inchiesta. In quanto tale, non poteva rientrare nel programma di protezione previsto per i pentiti. Ma su tutto ciò il Viminale ha annunciato una sua indagine e le parole della vittima riportate nella denuncia testimoniano quanto si sentisse in pericolo e sembrano destinate a rilanciare la polemica di queste ore.
Il 24 marzo Orsi riferiva di aver denunciato una serie di episodi estorsivi: «Se ce ne saranno altri il mio intento è di denunciarli perché, come è già avvenuto, non ho timore di questa situazione ritenendo che la denuncia sia l´unico mezzo per contrastare il fenomeno ormai canceroso di questi territori». Alle domande dei carabinieri, l´imprenditore evidenziava: «A seguito delle notizie riportate dai giornali dopo le mie denunce e le mie precedenti vicende giudiziarie, nelle quali ho accusato e denunciato liberamente esponenti politici e della criminalità organizzata, vi potrebbe essere risentimento nei miei confronti da parte di diversi individui».
Orsi precisava di avere in corso il procedimento per cui era stato arrestato e in seguito aveva iniziato a rispondere alle domande dei magistrati: «Sono stato arrestato in relazione a una grande operazione relativa a presunte truffe e corruzioni nell´ambito della società Eco4, operante nel settore dei rifiuti, sono stato poi scarcerato e in sede di interrogatorio ho rivelato ai magistrati diverse procedure illecite di estorsione e intimidazione da me subite che regolavano il mondo dei rifiuti. Ulteriori dettagli sarebbero lunghi e inconcludenti ma ribadisco che fra i nomi da me fatti vi erano diversi camorristi locali e attivi nel territorio del Mondragonese nonché diversi imprenditori e politici».
Ricordava, l´imprenditore, che l´ultima intimidazione era avvenuta alla vigilia dell´udienza del 25 marzo: «Mi sembra logica la correlazione dei fatti atteso che i giornali locali hanno trasformato la vicenda in un bollettino aggiornato delle mie dichiarazioni», affermava Orsi. Le ultime parole, prima di essere ucciso.
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