POSITANO, SE NE VA L´EDICOLA AL BAR INTERNAZIONALE

3 giugno 2008 | 00:00
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POSITANO, SE NE VA L´EDICOLA AL BAR INTERNAZIONALE
POSITANO, SE NE VA L´EDICOLA AL BAR INTERNAZIONALE
POSITANO, SE NE VA L´EDICOLA AL BAR INTERNAZIONALE

Questa mattina Domenico Collina era intento a sistemare i giornali nel bar Internazionale. Un rituale che compie sempre da quasi mezzo secolo, da quando la famiglia Collina gestisce un edicola alla Chiesa Nuova, una edicola storica, come il bar, conosciuto in tutta la Costiera Amalfitana, da Amalfi a Ravello, luogo di ritrovo per artisti, intellettuali, scapestrati, scrittori e la comunità internazionale di Positano. Questa mattina Mimì ha sistemato i giornali per l’ultima volta, da domani al bar alla Chiesa Nuova non ci sarà più l’edicola (si trasferisce più giù lungo Via Pasitea, al Pastiniello, da Antonio Gargiulo) e noi non avremo più il nostro posto dove sfogliare i giornali, grazie alla pazienza e generosità della famiglia Collina, vederne dieci per poi comprare la nostra copia del Corriere, discutere, parlare e trovare notizie. Dobbiamo dire grazie anche a loro se abbiamo potuto continuare a scrivere ed informarci, grazie per la loro pazienza e generosità, che hanno sempre manifestato nel corso degli anni e sono in tanti, fra stranieri e artisti, che lo ricordano. Il bar internazionale è qualcosa di più di un bar, è un luogo di ritrovo fra amici, una istituzione, leggersi i giornali, degustare i drink di Luigi, i dolci di Maria, la bravura di Raffaella, le riflessioni di Paola,  le battute di Francesco ed il sorriso di Virginia, era un rito unico. Adesso i giornali non ci sono più, e non avrò modo più di sfogliarli, degusteremo solo i dolci ed i drik e la loro straordinaria compagnia, con l’atmosfera, unica, di un Cafè bistrot dove tutto avviene e può avvenire. Non possiamo non ringraziarli, e credo di farlo anche a nome di tanti, per tutta la loro pazienza e accoglienza che hanno avuto in questi anni e che continueranno ad avere con tutti i turisti ed i positanesi che lì da loro si sentono sempre a casa.

Michele Cinque