“La scuola potentina di Maria Padula”, a cura di Rino Cardone.
Mostra di opere di Maria Padula e di Franco Corbisiero, Anna Faraone, Felice Lovisco al Museo Archeologico Provinciale di Potenza, dal 10 giugno al 30 luglio 2008.
E’ interessante la mostra “La scuola potentina di Maria Padula”, organizzata nell’ambito della Rete della Cultura della Provincia di Potenza.
E’ un omaggio alla pittrice montemurrese, che conclude un percorso iniziato lo scorso anno, a venti anni dalla scomparsa, e vede la luce quest’anno, nel quarantennale dell’Istituto d’arte di Potenza.
La mostra infatti, oltre a esporre quadri dell’artista, presenta opere anche di tre suoi allievi dell’istituto del capoluogo, Franco Corbisisero, Felice Lovisco e Anna Faraone.
Alla cerimonia di inaugurazione, in programma per le ore 18.00, del 10 giugno, parteciperanno l’assessore provinciale alla Cultura, Giuseppe Telesca, il critico d’arte e curatore della mostra, Rino Cardone, il presidente della Provincia di Potenza, Sabino Altobello.
Saranno, inoltre, presenti gli artisti, Mimmo Longobardi, Rosellina Leone, Angela Padula e Giuseppe Antonello Leone, marito di Maria Padula e già direttore dell’Istituto d’arte potentino.
Gli eventi legati alla mostra, che rimarrà in esposizione fino al 30 luglio 2008, continuano anche la mattina successiva alle ore 11.00, con una conferenza sull’arteterapia tenuta da Achille De Gregorio.
Il presidente Altobello ha precisato: “Da tempo la Basilicata cerca di affermare una sua nuova identità culturale, compiendo uno sforzo quasi fisico che le impone di girare la testa e guardare nella direzione opposta a quella a cui finora siamo stati abituati a guardare. È come camminare in avanti con la testa girata all’indietro: lo sforzo è quello di riportarla nella direzione giusta. Maria Padula aiuta questo processo. Nella sua arte non c’è sicuramente solo il tratto dell’artista ma una dimensione in più, un’identità che va oltre le opere dalle quali risalire all’artista ma deve capovolgere il processo e far considerare la persona che produce arte. Perché il segno non è stato lasciato solo nel tratto, ma nell’opera di una vita. Il segno è stato lasciato dall’essere donna, dall’essere insegnante, dall’aver lottato per i diritti, per il futuro, per i luoghi ed averli rappresentati con il l’idea di un sogno a colori che oggi può aiutare a farci girare la testa in avanti. E forse a guardare oltre”.
Da non perdere.
Maurizio Vitiello
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