Sfigurata perchè voleva farsi un seno nuovo, l’ennesimo caso di malasanità in Campania. La sua ambizione? Avere un seno più bello e sodo, come le pin up che vedeva in televisione o sui giornali. E, invece, è stato l’inizio di un incubo che le ha prodotto anche un polmone bucato. Perché la ragazza è finita in un programma «sperimentale», che prometteva di risollevare il seno con una tecnica nuova: usata cioè come una semplice cavia. Alla fine è stata ricoverata d’urgenza in ospedale per essere sottoposta a un intervento chirurgico di drenaggio toracico.
A riportare l’ennesimo episodio di malasanità è il quotidiano «free press» «Il Napoli»: sulla vicenda è stata aperta un’inchiesta della pm napoletana Stefania Buda, coordinata dall’aggiunto Rosario Cantelmo. Sei persone sono indagate: tra loro medici, il direttore sanitario e i responsabili di un centro medico napoletano (noto soprattutto per la frequentazione di personaggi dello spettacolo e del jet set partenopeo), oltre che i responsabili di una società chiamata «Promoitalia International». Sono accusati a vario titolo di concorso e cooperazione in lesioni colpose nonché falso.
Il calvario della donna comincia a dicembre 2006 quando decide di sottoporsi a un intervento di chirurgia estetica di mastopessi per rassodare il seno. Il suo medico le propone un «innovativo intervento» reeclamizzato dalla «Promoitalia international» di cui il sanitario non solo era consulente, ma addirittura socio. Il nome è tutto un programma: «Happy lift breast up», cioè un modo «felice» per far «salire» e rassodare il seno, una tecnica tuttavia che secondo il pm Buda «non rientra tra le procedure accreditate e impiegate, e tanto meno collaudate a livello internazionale per la correzione delle ptosi mammarie », cioè l’inestetismo del seno flaccido e cadente, dovuto al rilassamento dei tessuti dopo una gravidanza o a un’eccessiva perdita di peso, o semplicemente all’invecchiamento. In realtà l’intervento veniva offerto dalla «Promoitalia international» perché, a detta dei magistrati, venivano utilizzati materiali chirurgici di cui la stessa società è fornitrice.
Ma l’intervento si rivela un disastro. Il 3 dicembre 2006 viene eseguito l’intervento alla mammella sinistra e il 27 a quella destra. Il secondo intervento, secondo la ricostruzione degli inquirenti va male: non solo alla donna restano cicatrici permanenti sulla mammella e sul torace, il seno resta con una ptosi di secondo grado (quindi deformato) ma il medico commette un errore. Nell’ancorare uno dei fili di sospensione del muscolo ad una costola, il chirurgo avrebbe bucato inavvertitamente la membrana del polmone. Il medico cerca di rassicurare la paziente e ne dispone il ricovero. Troppo breve, secondo la Procura, tanto che il 1 febbraio 2007 la donna viene ricoverata presso l’ospedale di Perugia per un collasso del polmone e quindi viene di nuovo operata. Poi scattano gli «avvisi».