Camorra e calcio: così i Casalesi puntarono alla scalata della Lazio

23 luglio 2008 | 00:00
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Camorra e calcio: così i Casalesi puntarono alla scalata della Lazio












Sette arresti, tre latitanti e il sequestro di due milioni di euro, parte del denaro che il clan dei Casalesi aveva ´investito´ per la scalata della società Ss Lazio. Questo il bilancio dell´operazione Broken Wings, svolta dalla Guardia di finanza e dalla Digos di Roma e illustrata nel corso di una conferenza stampa.

L´obiettivo del potente clan di Casal di Principe era quello di entrare nel mondo del calcio, nel salotto buono della serie A italiana. Per questo i Casalesi avevano messo su un meccanismo che operava su due livelli e che coinvolgeva anche dei
professionisti. Da un lato la camorra dell´area casertana riciclava il denaro proveniente da attività illecite per scalare il titolo del club capitolino, e dall´altro coinvolgeva figure carismatiche del club, come Giorgio Chinaglia, per “preparare la piazza all´arrivo di fantomatici nuovi acquirenti”.

Ruolo attivo anche per gli Irriducibili, frangia ultrà del tifo biancoceleste, che a più riprese, nel corso del 2005, hanno messo in atto contestazioni alla gestione societaria del presidente Lotito giungendo anche a minacciarlo con tentativi di estorsione sui quali è attualmente in corso il processo di primo grado.

In tutto sono dieci le ordinanze emesse per riciclaggio dal Gip del tribunale di Roma, Guglielmo Montoni: di queste, tre non sono ancora state eseguite.
Risultano latitanti oltre a Giorgio Chinaglia anche Zoltan Zlivas, cittadino ungherese, e un terzo uomo di cui però gli inquirenti non hanno rivelato il nome.
Un provvedimento riguarda Giuseppe Diana, attualmente in regime di 41 bis nel carcere di Opera a Milano, considerato organico al clan La Torre dei Casalesi. In manette sono finiti Guido Di Cosimo, luogotenente romano dei Casalesi, il
commercialista Errico Bruno, il bancario Mario Pascolino, l´avvocato Arturo Ceccherini, Giancarlo Benedetti e Giuseppe Bellantonio.

Alle ordinanze emesse dalla procura di Roma, è stato spiegato dagli investigatori, si è arrivati grazie alle intercettazioni fatte nel corso dell´inchiesta principale che vede coinvolto Chinaglia ed un gruppo di irriducibili per i quali è in corso il processo nella capitale. Quello che in sostanza è emerso nel nuovo filone d´indagine, condotto dalla Digos di Roma e dalla guardia di Finanza, è che il tentativo di scalata della società biancoceleste fu fatta attraverso soldi della camorra.

Nel processo in corso a Roma Giorgio Chinaglia e i leader degli Irriducibili sono imputati, a seconda delle posizioni, di aggiotaggio nell´ambito della presunta scalata alla Lazio da parte di un fantomatico gruppo industriale ungherese, e tentata estorsione nei confronti del presidente biancoceleste Lotito.


                Michele de Lucia