CONCA DEI MARINI UN ANNO DOPO LA TRAGEDIA

11 luglio 2008 | 00:00
Share0
CONCA DEI MARINI UN ANNO DOPO LA TRAGEDIA

Conca dei Marini Costiera Amalfitana. «I ragazzi? È un anno che se la passano male. Dopo quel volo di più di venti metri dalla terrazza della villa fin sugli scogli e fra le onde non hanno più il coraggio di accostarsi al mare. Appena sentono l’odore dell’acqua salata, vanno in ansia. E cominciano a tremare, denunciando palpitazioni e tachicardia. È il trauma, dicono i medici. Le vacanze? Ma quali vacanze. Quest’estate nessuno di noi andrà in villeggiatura. Non c’è nessuna voglia di far festa. E la vista del mare ci terrorizza. Ci faremo forza a vicenda, stando il più possibile insieme come abbiamo fatto finora». Maurizio Tudisco, 57 anni, impiegato napoletano di via Pigna, è una delle nove persone rimaste ferite il 18 agosto scorso nel drammatico crollo della terrazza (risultata abusiva) di villa Smeraldo a Conca dei Marini che costò la vita a una persona e provocò nove feriti. La villa era stata presa in affitto dai suoi figli e da altri giovani tramite Internet. Fu un volo di venti metri, sugli scogli e in mare, per le famiglie – amiche da sempre – riunite su quel solarium per un pranzo dopo aver raggiunto i rispettivi figlioli che erano lì in vacanza da alcuni giorni con le fidanzate. Nove persone, cinque giovani e due coppie di genitori, in un pomeriggio d’estate. Ore 14.45: tutti escono sulla terrazza. Si divertono a lanciare le molliche di pane ai pesciolini. Tutti, tranne uno dei ragazzi, Fulvio Tudisco, 27 anni, che in quell’attimo entra casa per prendere un piatto. La struttura, sorretta da quattro pali in legno poggiati sulla roccia e da tavole incastonate nel terrapieno senza rinforzi in cemento, cede all’improvviso in un tonfo spaventoso. Non ha retto al peso dei villeggianti. Ed è l’inferno. C’è chi precipita in mare, chi impatta contro gli scogli sottostanti, chi resta impigliato fra le travi in legno. Immediati i soccorsi. I primi a lanciarsi in mare per dare aiuto sono un vicino, Roberto De Feudis, e un medico, l’ex sindaco di Sarno Giuseppe Canfora. Pesantissimo il bilancio. C’è un morto, è un parrucchiere napoletano di Soccavo, Antonio Rocco, 54 anni. Due i feriti in pericolo di vita (Eugenia Bellini, 22 anni, romana, e il fidanzato Lorenzo Di Chiara, 24 anni, che resteranno in coma per molti giorni). Altri due i feriti gravi. E cinque in condizioni meno allarmanti. Il crollo suscita sgomento e rabbia. Insieme al dolore, divampa la polemica. I proprietari della villa, Luigi Coppola, 52 anni, napoletano, dirigente di Trenitalia, e la moglie Rosalia Iacomino, anestesista, si dicono sconvolti. Qualche giorno dopo la consorte del parrucchiere morto, Anna Russo, 54 anni, ferita nel crollo con le figlie Emanuela e Lucia, è costretta a incatenarsi al cimitero perchè le dicono che non c’è posto per le spoglie di suo marito. Racconta Maurizio Tudisco, che fu tra i feriti: «La maggior parte di noi denuncia seri problemi di deambulazione. Specie i due ragazzi romani che, dopo il coma, vivono condizionati dall’incubo di quegli attimi orrendi. A Eugenia hanno asportato la milza. E ricostruito a fatica il bacino. Si vedono spesso con i nostri figli: sono impegnati nel volontariato, sono buoni e puliti. Certo, il vedersi così spesso rende ancor più difficile dimenticare». E ancora, amaro: «La famiglia di Antonio Rocco, il parrucchiere che era il mio consuocero, ha ceduto il negozio. Non se la passano bene, Antonio era l’unico a produrre reddito. Odio? Rancore? Non riesco a provarne. I proprietari di quella villa oggi vivono sicuramente peggio di noi, che nella normalità non siamo più rientrati. Io non riesco a stare nemmeno per pochi secondi su una qualsiasi terrazza. Sudo subito freddo». (Enzo Ciacco, Il Mattino)