DOPO TRAVAGLIO SEPE, A POSITANO E´ REFRAIN DI ANNOZERO

6 luglio 2008 | 00:00
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DOPO TRAVAGLIO SEPE, A POSITANO E´ REFRAIN DI  ANNOZERO

Una tre giorni culturale di alto livello a Positano in Costiera Amalfitana  con Augias per Mare, Sole e Cultura venerdì, Marco Travaglio sabato per il Domina Royal e domenica il cardinale Sepe alle 21,30 al Palazzo Murat con “Non rubate la Speranza” presentato da Mari Orfeo direttore de Il Mattino  (e il riferimento a Napoli e ai rifiuti è evidente con il dialogo con Berlusconi e l’offerta di una cava della Chiesa al posto di Chiaiano), e il pensiero viene ad una puntata che facilmente può definirsi riassuntiva quella del 5 giugno di AnnoZero (a proposito era presente alla serata di Travaglio oltre al giornalista Vincenzo Iurillo brillante come sempre Silvia Grassi, giornalista di Anno Zerro), condotta da Michele Santoro e che vede la partecipazione attiva del giornalista Marco Travaglio dove pure fu fatto il nome di Sepe con la vicenda Orsi e per poco il giornalista e il Vescovo non si sono incontrati. Ma non è l’unico incontro fortuito perchè a Praiano, nella rassegna Comete a Casa Angelina, abbiamo incontrato il parroco di Casal di Prince che sposò un parente di un boss il giorno dell’omicidio di Orsi (“Non vedo l’ora d’andarmene, la verità è che il matrimonio era preparato da tempo e non è reato sposarsi, comunque il giornalista dell’Ansa è stato corretto”, ci ha detto). Come dire che la Costiera Amalfitana, da Ravello, Amalfi, Praiano e Positano, in questi giorni è il centro del mondo. Due gli argomenti principali della famosa puntata di Anno Zero : la discarica di Chiaiano e l’omicidio di Michele Orsi. Collegati in maniera simbiotica, i due scottanti temi di attualità sono stati snocciolati abilmente dagli ospiti presenti in studio (tra i quali Chicco Testa, ex numero uno dell’Enel, e il direttore de ‘Il Mattino’ Mario Orfeo) in una ricostruzione altalenante di passato e presente di ‘Monnezzopoli’. Che il connubio politica-camorra sia sempre stato il più gettonato, lo sappiamo tutti. Ma sentirlo dire in video resta sempre qualcosa d’incredibile. Come incredibili (ma nemmeno tanto) le affermazioni del sopravvissuto Sergio Orsi, fratello e socio in affari di Michele, trucidato con 18 colpi di mitraglietta lo scorso 1 giugno fuori ad un bar di Casal di Principe. L’accordo, vero o presunto, con la politica locale per l’ottenimento di permessi (pensiamo ad esempio al certificato antimafia indispensabile per poter operare) in cambio di assunzioni nel Consorzio a partecipazione mista Eco 4. Qui Sergio Orsi fa i nomi dei parlamentari Landolfi e Cosentino ed anche del Cardinale Sepe, non dimenticando di menzionare “amministratori di sinistra”, come destinatari di favori ed assunzioni, sembra indispensabili, per “andare avanti”. Nel periodo di massimo splendore l’Eco 4 contava più di 400 assunti, la maggior parte destinati alla differenziata, che in Campania e nella provincia di Caserta non è mai partita. Assunzioni, quindi, pro veritate, o meglio per consentire un agevole ottenimento dei contratti con i comuni consorziati.
Secondo Sergio Orsi, un fiume davanti le telecamere, qui arrivano i mondragonesi, del clan La Torre desiderosi di entrare in società con i fratelli Orsi per il 5% del totale netto delle loro azioni. Insomma la divisione sarebbe stata questa: capitale pubblico 51%, Fratelli Orsi 44%, clan La Torre 5%, questo per consentire l’ingresso all’Eco 4 presso le discariche affiliate, lecite ed illecite, sul territorio del litorale Domitio. Ma pian piano il rapporto a tre diventa troppo esoso ed i fratelli Michele e Sergio sono costretti a pagare i proventi dell’attività di raccolta dei rifiuti urbani ai due clan rivali: ai mondragonesi 15mila euro al mese, ai casalesi la stessa cifra, tanto che lo stesso Sergio ha dichiarato: “C’erano mesi in cui non si riusciva a portare a casa neanche i soldi per comprare il pane”.
Ciò che appare poco chiaro continua però ad essere l’intreccio, malato ed ossessivo, tra la politica, le Istituzioni e la camorra. Troppi silenzi, troppe insabbiature, troppe cose non dette o che si ha paura di dire. L’opinione sconfortante ed allucinante resta la stessa, combattere la camorra rimane un’utopia, tanto rumore per nulla. Si fanno manifestazioni, dibattiti, cortei e poi? Nulla, tutto torna come prima, un immobilismo della ragione e dello Stato, forse troppo impegnato a considerare il pericolo “cosa nostra”, cosa delle nostre terre. In questo quadro poco confortante si inseriscono le dichiarazioni di Domenico Bidognetti, collaboratore di giustizia e cugino del boss, in carcere, Francesco (detto Cicciotto ‘e mezzanotte) che lancia un monito preciso: “I camorristi, – dice Domenico Bidognetti – quelli non fateli entrare in casa, perché prima si prendono l’androne, poi le scale, poi la cucina, poi si prendono tutta la casa e pure le persone, comprese le vostre donne. Io lo so che per me è finita, ma sarei pronto a morire per salvaguardare i miei figli”. Una trappola accattivante nella quale in molti cadono, complici anche di piccole e grandi illegalità. Dobbiamo ringraziare Enzo D’Elia e Angelo Ciaravolo che ci portano la cultura in casa, il mare e la bellezza del paesaggio ci permette non solo di arricchirci, giustamente, con il turismo, ma anche culturalmente e la fortuna di poter conoscere de visu i protagonisti della vita politica e culturale del paese è di non poco conto.

Michele Cinque

cinquemi@michelecinque.191.it