Secondo la tesi dell’accusa avevano simulato la nascita di una struttura pubblica, dietro la quale, però, si nascondevano interessi privati. E tutto questo utilizzando indebitamente finanziamenti pubblici. Un grande imbroglio, quello di Furore, il paese in Costiera Amalfitana fra Positano, Praiano, Amalfi e Ravello, secondo la Procura, quello che si celava dietro la nascita del Furore Inn Resort, importante struttura ricettiva in Costiera amalfitana. Ieri pomeriggio, però, la tesi portata avanti dalla Procura è stata completamente ribaltata dalla sentenza del gup Rulli che ha prosciolto tutti gli indagati dalle accuse più gravi: malversazione, truffa aggravata, riciclaggio. Prescritti gli abusi e gli altri reati.Un vero e proprio colpo di scena, dunque, di cui si erano avute le prime avvisaglie giá l’altro ieri mattina; e dalle stesse richieste formulate nel corso dell’udienza preliminare dal titolare dell’inchiesta, il sostituto Procuratore Gabriella Nuzzi. Il pm aveva chiesto di applicare la prescrizione ad un copioso numero di capi di imputazione: alla fine ne erano rimasti in piedi soltanto tre, quelli forse più importanti, che contavano in tutto 11 indagati (un numero comunque esiguo, se si considera che la richiesta di rinvio a giudizio riguardava 38 persone). Al termine del suo intervento il magistrato aveva lasciato l’aula, dove iniziavano le arringhe degli avvocati del collegio difensivo (formato, tra gli altri, dagli avvocati Giani, Carbone, Fusco, Botta, Vicidomini, Pecoraro, Della Monica, Rizzo, Lentini, Bassolino, Polizio). Arringhe terminate nel primo pomeriggio di ieri quando il gup Rulli è entrato in camera di consiglio per poi emettere il verdetto: proscioglimento e sentenza di non luogo a procedere per tutti gli imputati, o con formula piena o per intervenuta prescrizione. Nello stesso tempo il giudice ha disposto il dissequestro di quelle parti dell’albergo sigillate dalla Procura e lo sblocco dei conti correnti. La tesi della Procura era che il Furore Inn Resort era stato edificato «grazie ad un sofisticato sistema fraudolento volto a simularne la natura di “opere pubblica”, in luogo di un impianto sportivo destinato alla comunitá di Furore». Per riuscire in questo intento sarebbe così nata una societá ad hoc, la Futura srl, poi trasformata in spa, «riconducibile al 51% a Raffaele Ferraioli, sindaco di Furore (e socio ed amministratore di diverse societá operanti nel settore turistico-alberghiero) e, per il residuo 49%, ad Aniello Lanzara, titolare di una impresa edile, la Falpec spa, con sede a Castel San Giorgio». Le indagini, secondo il pm, avrebbero così svelato «una serie di gravissime e persistenti violazioni della normativa urbanistico-edilizia, nonché della disciplina di tutela paesistico-ambientale e di protezione sismica vigenti compiute dagli organi comunali e regionali competenti, mediante l’adozione di atti e provvedimenti amministrativi falsi ed illegittimi». Accuse pesanti che allargarono la platea degli indagati dai 6 iniziali a 40. Insomma, si era creato una sorta di camuffamento, tanto che alla fine, quella che doveva essere una struttura pubblica, si era trasformata in un complesso «destinato al soddisfacimento di finalitá esclusivamente private e, segnatamente, all’esercizio di un’attivitá turistico-alberghiera, centro di benessere e ristorazione a beneficio di un numero ristretto di soggetti». Una speculazione, dunque. Al termine di una lunga fase preliminare, con copiose consulenze tecniche e poderosi sforzi investigativi, si è giunti alla decisione di ieri: il gup ha prosciolto dalle accuse o nel merito o per intervenuta prescrizione tutti gli indagati. Alla fine, tra prescrizioni ed altro, erano rimasti in piedi solo due capi di imputazione – peculato e malversazione in danno dello Stato e il riciclaggio – e una ipotesi di falso per uno degli indagati, l’ex soprintendente Ruggero Martines. Ed è sulla base di queste accuse che il pm Gabriella Nuzzi aveva chiesto il rinvio a giudizio di undici persone, rispetto alle 38 coinvolte nel’inchiesta sul Furore Inn Resort: Raffaele Ferraioli, Aniello Lanzara, Tommaso Gentile, Alfonso Malacario, Francesco Paolo Sellitti, Umberto Marchese, Donato Di Cunzolo (tutti in concorso per la presunta malversazione da 8 miliardi di lire); Gianfranco Cioffi, Maria Teresa Mansi e Marina Cioffi (per l’ipotesi di riciclaggio); Ruggero Martines (una ipotesi di falso). Per tutti gli altri indagati il pm aveva invece chiesto la sentenza di non luogo a procedere. Non appena il magistrato ha ultimato le sue richieste, l’imprenditore Aniello Lanzara ha depositato una memoria difensiva, rendendo anche spontanee dichiarazioni.
Ecco l’elenco dei 38 indagati peri quali ieri il giudice dell’udienza preliminare, dottor Rulli, ha pronunciato sentenza di proscioglimento dalle accuse dopo la richiesta di rinvio a giudizio del pm Gabriella Nuzzi: Raffaele Ferraioli, Mario Amodio, Donato Cufari, Giocondo Cavaliere, Pietro Cavaliere, Pasquale Fusco, Biagio Fusco, Antonio De Gaetano, Giuseppe Apuzzo, Raffaele Cavaliere, Salvatore Iorio, Alberto Silvestri, Mariano Mazzella, Ruggiero Martines, Luigi Minervini, Antonio Iacobacci, Aniello Lanzara, Tommaso Gentile, Alfonso Malacairo, Maddalena Di Lorenzo, Adele Basso, Umberto Marchese, Paolo Caivano, Alfredo Alfano, Pasquale Alfano, Cesare Pezziminenti, Gaetano Di Maio, Donato Di Cunzolo, Sergio Santoro, Massimo De Luca, Filomena Anastasio, Sabina Niceforo, Barbara Ugatti, Rosaria Giordano, Maria Teresa Mansi, Marina Cioffi, Gianfranco Cioffi.