Giovedì 10 luglio, alle ore 18, Gillo Dorfles sarà ospite in Costiera Amalfitana del Ravello Festival per un incontro con il pubblico presso l’Hotel Rufolo. L’evento sarà dedicato ad una conversazione sul suo ultimo libro, “Horror Pleni – La (in)civiltà del rumore”, una scorribanda tra ambienti, oggetti, culture e stili di vita dell’Italia di oggi, con particolare riferimento all’analisi di quel fenomeno di “corto circuito mass-mediatico” che ha completamente soppiantato le attività culturali. Dorfles, infatti, dichiara di avvertire con amarezza l’incombenza nelle nostre vite “di un sovraccarico di informazioni e di sollecitazioni sensoriali (visive, auditive, tattili)”, derivate dalla moda, dai videogames, dalla pornografia, o ancora più nello specifico da casi estremi come il pulcino Tamagochi. A 98 anni di età, questo grande personaggio, considerato una delle figure intellettuali più autorevoli del nostro Paese, è ancora oggi uno dei testimoni più attenti e critici del costume e dell’arte. Decisivo è stato il suo contributo allo sviluppo dell’estetica in Italia, e alla definizione del concetto di bellezza, attraverso opere quali “Il divenire delle arti”, “Nuovi riti, nuovi miti”, e “Kitsch. Antologia del cattivo gusto”, considerato il suo capolavoro. La partecipazione di Dorfles al Ravello Festival assume perciò un carattere particolare, proprio per riflettere sul tema dell’inciviltà del rumore in un luogo dove si realizza una kermesse di 143 eventi culturali, e dove la dimensione umana e la qualità della vita raggiungono livelli molto alti. Tra l’altro, l’autore è da molti anni un frequentatore assiduo della Costiera amalfitana, e per lunghi periodi si ritira in villeggiatura nella sua adorata Paestum nel Cilento. Nel corso del Tè con l’autore al Ravello Festival, Dorfles non mancherà infatti di parlare anche della Campania e di Napoli, ascoltando e rispondendo alle domande del pubblico.L’evento di giovedì apre il ciclo di incontri letterari del Festival. Tra gli appuntamenti in programma, si segnalano, tra gli altri, il prossimo 24 luglio la partecipazione dei cinque finalisti del Premio Campiello (tra cui il Premio Strega Paolo Giordano, vincitore dell’Opera prima), il 30 agosto la performance musico-letteraria di Andra de Carlo, ed il 7 agosto l’incontro con Boris Pahor, triestino come Dorfles, ma sloveno ed impegnato in una scrittura di denuncia sui crimini dell’epoca contemporanea. Professore di estetica presso le Università di Trieste e di Milano, nel 1948 fu tra i fondatori del Movimento per l’arte concreta (insieme ad Atanasio Soldati, Gianni Monnet, Bruno Munari) e nel 1956 diede il suo contributo alla realizzazione dell’ADI (Associazione per il disegno industriale).
Per tutti gli anni 1950 prende parte a numerose mostre del Mac, in Italia e all’estero: espone i suoi dipinti alla Libreria Salto di Milano nel 1949 e nel 1950 e in numerose collettive , tra le quali la mostra del 1951 alla Galleria Bompiani di Milano, l’esposizione itinerante in Cile e Argentina nel 1952, e la grande mostra “Esperimenti di sintesi delle arti”, svoltasi nel 1955 nella Galleria del Fiore di Milano. Nel 1954 risulta componente di una sezione italiana del gruppo ESPACE.
Considerevole è stato il suo contributo allo sviluppo dell’estetica italiana del dopoguerra, a partire dal Discorso tecnico delle arti (1952), cui hanno fatto seguito tra gli altri Il divenire delle arti (1959) e Nuovi riti, nuovi miti (1965). Nelle sue indagini critiche sull’arte contemporanea Dorfles si è sovente soffermato ad analizzare l’aspetto socio-antropologico dei fenomeni estetici e culturali, facendo ricorso anche agli strumenti della linguistica. A Genova, in particolare, si occupò anche del lavoro di Claudio Costa, il 20 settembre 2003 fu presente alla presentazione del libro “materia immateriale” della biografia di Claudio Costa, Miriam Cristaldi, di cui Dorfles ha scritto la prefazione.È autore di numerose monografie su artisti di varie epoche (Bosch, Dürer, Feininger, Wols, Scialoja); ha inoltre pubblicato due volumi dedicati all’architettura (Barocco nell’architettura moderna, L’architettura moderna) e un famoso saggio sul disegno industriale (Il disegno industriale e la sua estetica, 1963).
L’ultimo suo lavoro è appunto Horror pleni – La (in)civiltà del rumore (2008), in cui analizza come la «scoria massmediatica» dei nostri tempi abbia soppiantato le attività culturali.