LA CALLAS DI SIGNORINI A POSITANO

25 luglio 2008 | 00:00
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LA CALLAS DI SIGNORINI A POSITANO

Fino alla pubblicazione del mio romanzo c’era un buco nero nella vita di Maria Callas, un periodo che va dal novembre del 1959 al settembre del 1960” – così esordisce Alfonso Signorini autore del libro “Troppo fiera, troppo fragile. Il romanzo della Callas” (Edizioni Mondadori) che presenta questa sera per Mare, Sole e Cultura sulla spiaggia grande di Positano il paese della Costiera Amalfitana, fra Amalfi e Ravello, che ha avuto, anche grazie alla Danza, legata al Canto, una grande passione e sintonia per la Callas (una splendida mostra di Truncellito per il Premio Danza Leonide Massine è stata esposta sia a Positano che Sorrento, oltre che a Roma e a Parigi, sarebbe bello mettere in sinergia le varie iniziative culturali della perla della Costiera Amalfitana spesso a compartimento stagno) Dopo trentanni dalla sua morte, avvenuta il 16 settembre 1977, il nome Maria Callas, è ancora fonte di curiosità per chi non l’ha conosciuta o di considerazione per chi l’ha apprezzata.

Certo l’inizio con cui l’autore si propone ha catturato l’interesse di tutti, forse perché nessuno immaginava che la Callas, conosciuta come la Divina, avesse avuto un figlio dal magnate greco Aristotele Onassis.

Anche per Signorini all’inizio sembrava che questo facesse parte di una leggenda metropolitana, ma quando è venuto in possesso di alcune centinaia di lettere scritte dalla famosa cantante lirica, missive che inviava agli amici o che scriveva a sé stessa, come se fosse un diario, in una di questa parla di quel bambino nato a Milano, che visse solo tre ore e morì a causa di una malformazione polmonare e che seppellì sotto falso nome.Il direttore di “Chi”, incalza con particolari inediti come il “Lunedì” .
“Ogni primo lunedì del mese la Callas era solita recarsi sulla tomba del figlio – continua Signorini – accompagnata dal l’autista Ferruccio, che assieme alla governate Bruna sono le uniche due persone che compongono la famiglia della Callas.
Quando i due lavoratori di fiducia, hanno letto questo mio libro mi hanno detto “Noi abbiamo ritrovato in queste pagine la nostra signora”.

Bruna è stata la custode di tutte le memorie delle cantante poiché per cinquanta anni ha lavorato a suo fianco ed ha conservato questa corrispondenza.
Epistole inedite dal carattere quotidiano, come quelle di una casalinga disperata, in quanto la Callas viveva in solitudine, dopo che Onassis l’aveva lasciata per sposare Jacklin Kennedy.

Molti i particolari originali che Signorini propone che vanno dalla vita personale a quella pubblica che l’ha vista protagonista sui palchi dei principali teatri di tutto il mondo.

“Non aveva una bella voce – prosegue Signorini – ma sapeva trasmettere emozione. Aveva una voce che non lasciava indifferente e possedeva la capacità di passare da un repertorio all’altro con facilità. Forse per questo motivo la sua carriera è durata solo dieci anni a causa di un declino vocale, per lo sforzo a cui la sottoponeva”.

Ma la Callas ebbe anche l’ intuito di trasformare la lirica in una figura di jet set. Aveva capito che la gente aveva bisogno di miti e lei era lì e colse l’occasione al balzo poiché il tempo era propizio.

Da qui il titolo del libro “Così fiera e fragile” dove Signorini descrive l’altra faccia della medaglia, dalla donna tenace, indipendente e pignola sino all’inverosimile sul lavoro, così fragile nella vita privata. Vita che fino a che non ha ottenuto il successo meritatamente, ha patito la fame e le umiliazioni.