Velista, imprenditore, napoletano trapiantato a Milano. Il primo pensiero di Vincenzo Onorato di fronte alle foto delle strade di Napoli ripulite dalla monnezza è stato: «Finalmente». E poi: «Speriamo in Dio di andare avanti così». Scaramantico, il patron di Mascalzone latino e presidente di Moby Lines. Prudente, dopo tanti mesi di emergenza.
Oggi il premier sarà di nuovo a Napoli, la città torna a respirare. Che cosa ha provato quando ha visto le strade sgombre?
«Una grandissima gioia. Per risolvere il problema rifiuti ci volevano tutto l’impegno e tutta la determinazione di Berlusconi».
La città è di nuovo bella?
«Certo. Napoli è meravigliosa, ma era come una bellissima donna violentata. In questi mesi la sua bellezza è rimasta sepolta sotto cumuli di immondizia, ora è tornata a risplendere».
Come ha vissuto questi mesi di emergenza?
«Un dolore immenso. Con Mascalzone latino porto la bandiera napoletana in giro per il mondo con orgoglio. Vorrei che si parlasse della mia città per qualcosa di diverso dalla camorra e dai rifiuti. Ora l’immagine di Napoli è tutta da ricostruire: bisognerà lavorare a lungo, con impegno e determinazione».
In quale direzione?
«Innanzitutto liberandola definitivamente dal problema immondizia. Come Moby stiamo pensando a un progetto, con altri imprenditori napoletani. E poi serve un programma per far rinascere la città a livello internazionale».
Un’Expo napoletana?
«Vivo a Milano, sono contento che ospiti l’Expo. Anche Napoli ha bisogno di un progetto, che deve venire dal mare, perché quella è la sua vocazione. Da velista e da napoletano penso alla città come tappa della Coppa America per rilanciarne l’immagine. Valencia ha ottenuto due miliardi e mezzo di investimenti, ha creato 84mila posti di lavoro. Mi batterò in ogni modo perché nel 2010 Napoli riesca a essere scelta almeno come una tappa della manifestazione».
È stato a Napoli durante l’emergenza?
«Ci torno sempre, periodicamente. Così in questi mesi. Ogni volta il degrado avanzava. Era invivibile. Ci sono state grosse responsabilità delle amministrazioni, ma ora ci vogliono cuore e determinazione. Come quelle che ci sta mettendo Berlusconi. In questo momento gode di un patrimonio consenso enorme a Napoli: deve alimentarlo continuando lungo questa strada».
Perché l’emergenza è durata così a lungo?
«Ci sono responsabilità precise degli amministratori».
È stato a Napoli in questi ultimi giorni?
«Ci sono stato qualche settimana fa. Ma le foto delle strade pulite mi hanno incuriosito, ne ho subito parlato con i miei amici».
Che cosa dicono?
«Che il governo è partito bene. Ci sono grandi speranze e aspettative».
E che cosa ha pensato per la sua città?
«Finalmente. L’ultima volta che sono stato a Napoli ero con mia figlia di 7 anni, voleva visitare Pompei. Sotto casa è passato un camion stracolmo di rifiuti e lei mi ha chiesto: che cosa sono? Io le ho detto che Babbo Natale aveva dimenticato tutti i sacchi dei regali. Mi vergognavo a dirle la verità, anche lei ha sangue mezzo napoletano».
Ci ha creduto?
«Mi ha risposto: e perché i regali puzzano così tanto?».
Avrebbe resistito nella Napoli sommersa dai rifiuti?
«No. Molti miei amici si sono trasferiti sulle isole. La situazione era insostenibile».
Oggi il premier sarà di nuovo a Napoli, la città torna a respirare. Che cosa ha provato quando ha visto le strade sgombre?
«Una grandissima gioia. Per risolvere il problema rifiuti ci volevano tutto l’impegno e tutta la determinazione di Berlusconi».
La città è di nuovo bella?
«Certo. Napoli è meravigliosa, ma era come una bellissima donna violentata. In questi mesi la sua bellezza è rimasta sepolta sotto cumuli di immondizia, ora è tornata a risplendere».
Come ha vissuto questi mesi di emergenza?
«Un dolore immenso. Con Mascalzone latino porto la bandiera napoletana in giro per il mondo con orgoglio. Vorrei che si parlasse della mia città per qualcosa di diverso dalla camorra e dai rifiuti. Ora l’immagine di Napoli è tutta da ricostruire: bisognerà lavorare a lungo, con impegno e determinazione».
In quale direzione?
«Innanzitutto liberandola definitivamente dal problema immondizia. Come Moby stiamo pensando a un progetto, con altri imprenditori napoletani. E poi serve un programma per far rinascere la città a livello internazionale».
Un’Expo napoletana?
«Vivo a Milano, sono contento che ospiti l’Expo. Anche Napoli ha bisogno di un progetto, che deve venire dal mare, perché quella è la sua vocazione. Da velista e da napoletano penso alla città come tappa della Coppa America per rilanciarne l’immagine. Valencia ha ottenuto due miliardi e mezzo di investimenti, ha creato 84mila posti di lavoro. Mi batterò in ogni modo perché nel 2010 Napoli riesca a essere scelta almeno come una tappa della manifestazione».
È stato a Napoli durante l’emergenza?
«Ci torno sempre, periodicamente. Così in questi mesi. Ogni volta il degrado avanzava. Era invivibile. Ci sono state grosse responsabilità delle amministrazioni, ma ora ci vogliono cuore e determinazione. Come quelle che ci sta mettendo Berlusconi. In questo momento gode di un patrimonio consenso enorme a Napoli: deve alimentarlo continuando lungo questa strada».
Perché l’emergenza è durata così a lungo?
«Ci sono responsabilità precise degli amministratori».
È stato a Napoli in questi ultimi giorni?
«Ci sono stato qualche settimana fa. Ma le foto delle strade pulite mi hanno incuriosito, ne ho subito parlato con i miei amici».
Che cosa dicono?
«Che il governo è partito bene. Ci sono grandi speranze e aspettative».
E che cosa ha pensato per la sua città?
«Finalmente. L’ultima volta che sono stato a Napoli ero con mia figlia di 7 anni, voleva visitare Pompei. Sotto casa è passato un camion stracolmo di rifiuti e lei mi ha chiesto: che cosa sono? Io le ho detto che Babbo Natale aveva dimenticato tutti i sacchi dei regali. Mi vergognavo a dirle la verità, anche lei ha sangue mezzo napoletano».
Ci ha creduto?
«Mi ha risposto: e perché i regali puzzano così tanto?».
Avrebbe resistito nella Napoli sommersa dai rifiuti?
«No. Molti miei amici si sono trasferiti sulle isole. La situazione era insostenibile».
Come si sono comportati i napoletani? Che cosa avrebbero dovuto fare?
«Ho condiviso il loro sdegno. Il napoletano ha iscritto nel Dna il senso della precarietà e della rassegnazione. Anche i cumuli nelle strade, all’inizio, sono stati accolti come sempre: con rassegnazione. La vera novità, questa volta, è stata la ribellione dei napoletani. Un cambiamento sociale e culturale radicale, che ha dato i suoi frutti. È stata messa in discussione l’amministrazione della città, oggi le vie sono pulite. È la prima volta».
«Ho condiviso il loro sdegno. Il napoletano ha iscritto nel Dna il senso della precarietà e della rassegnazione. Anche i cumuli nelle strade, all’inizio, sono stati accolti come sempre: con rassegnazione. La vera novità, questa volta, è stata la ribellione dei napoletani. Un cambiamento sociale e culturale radicale, che ha dato i suoi frutti. È stata messa in discussione l’amministrazione della città, oggi le vie sono pulite. È la prima volta».
Michele De Lucia