SALERNO IL VESCOVO PIERRO SCRIVE AI FEDELI, SONO ONESTO
Scrive una lettera alla diocesi, poi parte per le vacanze a Fiuggi. «Avete il diritto di sapere se il vostro arcivescovo è degno del ruolo che svolge o è un volgare delinquente» scrive monsignor Gerardo Pierro nella lettera di tre cartelle che da ieri pomeriggio l’ufficio delle comunicazioni sociali ha avuto l’ordine di far girare per le redazioni dei giornali. Tre cartelle, contenenti, scrive il presule, «i fatti, secondo verità, senza tema di smentita» sulle denunce dei vertici dell’istituto sostentamento clero, sul villaggio San Giusepe finito nelle mani del suo cerimoniere don Lanzara, sulle vicende processuali di don Generoso Santoro e, infine, sui preti da lui «condannati», per presunta disobbedienza, e poi reintegrati dalla Santa Sede con sentenze della Segnatura Apostolica (la Cassazione del Papa). Minaccia di «fare i nomi dei disobbedienti» già reintegrati dal Papa. Da qualche anno, ma in maniera particolare negli ultimi mesi, Pierro sa che su di lui sono stati puntati i riflettori vaticani, accesi dal segretario di Stato Bertone e dal prefetto per la congregazione dei vescovi, il cardinale Re dopo una lunga serie di contenziosi in Curia alcuni sfociati, da sei anni in avanti, anche in inchieste della magistratura con giri di soldi ricevuti in cambio di promesse di interessi vantaggiosi (il processo Santoro), destinazione fondi della parrocchia di Serino (scagionati in istruttoria Pierro e Santoro) vicende relative ad affari milionari di lottizzazioni edilizie (Vessinelli e San Severino). Il vescovo sostiene di esser stato sottoposto ad una «gogna mediatica» con quelle che lui ritiene «accuse infamanti e calunnie gratuite». Approfitta dell’anno dedicato a San Paolo («lungi da me l’idea di paragonarmi al grande Santo») per uscire, ancora una volta dal riserbo: qualche stetimana fa nel pieno del vortice delle accuse e delle polemiche invitò la magistratura «ad indagare su tutti gli affari della curia». Ha fiducia nei giudici «cui va, anche in questa circostanza, il mio deferente saluto e l’incondizionata fiducia, sia per il ruolo istituzionale che rivesto, come Arcivescovo Metropolita». L’Istituto. Secondo l’arcivescovo l’inoltro alla procura della Repubblica del fascicolo firmato da don Notari e dal commercialista De Franciscis sarebbe stato determinato dalla «pretesa» di continuare il loro lavoro da parte die consiglieri di amministrazione per i quali era giunta la «naturale scadenza del 31 dicembre 2007, dopo il quinquennio di lavoro». Il rifiuto di prendere atto della conclusione del loro lavoro («il presidente chiedeva la riconferma») fu ribadito dai componenti il 5 febbraio scorso. «In quella sede discutemmo di tutto e ribadii – mi fu chiesto ancora la riconferma! – che, secondo la prassi ormai consolidata, non intendevo riconfermare il presidente. Si concertò una lettera per Roma ma il problema era stato portato già alle Congregazioni romane, a mia insaputa. La lettera non partì. Il giorno 8 febbraio 2008, però, il presidente ed altri si recarono di nuovo a Roma». Il Villaggio San Giuseppe. «E una grande opera che onora la nostra Chiesa» scrive il vescovo. Già con il Giubileo. La finalità della struttura? «Offrire a prezzi modici e senza scopo di lucro, alla comunità, una casa per ferie e di accoglienza dignitosa e non un albergo a 5 stelle riservato ai vip». progetto approvato all’unanimità, in Curia. «Per sollevare la diocesi – scrive Pierro – da ogni responsabilità di amministrazione e gestione diretta, si concertò la creazione di una Associazione Onlus (senza scopo di lucro!), che si fece ben volentieri carico del problema, con senso ecclesiale e profonda convinzione di servire la diocesi. La durata, di anni 9, rinnovabile, rientra egualmente nell’approvazione del Consiglio diocesano per gli Affari Economici. Di qui l’incarico a chi da una vita dirige con competenza e disinteresse personale, l’importante complesso diocesano. Un grazie perciò a lui e all’Associazione». Un riferimento diretto, sia pure non nominativo, a don Comincio Lanzara amministratore unico della onlus che ha avuto in comodato gratuito l’Angellara Home, ex colonia marina per i ragazzi poveri della diocesi. La spiaggia dei preti. «Se l’Arcivescovo avesse riconfermato il presidente dell’Istituto sostentamento Clero nell’incarico sarebbero stati disponibili 500mila euro per la spiaggia ai preti» accusa Pierro. La vicenda di Santoro. Sono «totalmente all’oscuro» del flusso di danaro che gestiva. «Avevo due obiettivi: tutelare l’Istituto per il Sostentamento del Clero, tirato in ballo dalla vicenda; cercare una via di composizione pacifica, per evitare ulteriori danni all’immagine della Chiesa». Santoro è sotto processo per appropriazione indebita. Preti “condannati”. «Preferisco non fare nomi per ora. Si può anche avere ragione a Roma, scrive Pierro, ma l’ubbidienza per il prete è fondamentale. Si può anche avere ragione a Roma, ma resta sempre vero che chi si sottrae all’obbedienza, disattende quanto ci è stato insegnato».
LE INCHIESTE
Sono due le nuove inchieste aperte dalla procura della Repubblica sulla gestione degli affari della Curia di Salerno. Il primo fascicolo (a modello 45, cioè indagine contro ignoti) è nelle mani del pm Rocco Alfano, lo stesso che negli ultimi anni ha altre volte indagato sui conti della Curia salernitana. È il fascicolo contenente il dossier denuncia dei vertici dell’istituto diocesano sostentamento clero (don Notari e il commercialista De Franciscis) con una serie di presunti abusi e malversazioni compiute sia nella gestione di lottizzazioni edilizie su terreni della curia (Baronissi e Mercato San Severino) che per l’Angellara Home. La denuncia è stata inviata anche ai vertici della gerarchia vaticana. Il secondo fascicolo riguarda la ristrutturazione della colonia San Giuseppe in albergo a cinque stelle avvenuta sia con fondi regionali che della 488. Titolare dell’inchiesta è il pm Penna. La più clamorosa, che provocò anche una spaccatura ai vertici della procura, fu quella sull’iter seguito dalla somma ricavata dall’esproprio dei terreni di proprietà della parrocchia di Serino, un miliardo e 352 milioni di vecchie lire. Appropriazione indebita, questa l’accusa che fu archiviata in istruttoria per Pierro e Santoro. a.m.
(Antonio Manzo, Il Mattino)