SALERNO RICORDA CARLO FAVELLA

1 luglio 2008 | 00:00
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SALERNO RICORDA CARLO FAVELLA

Trentasei anni sono pochi per dimenticare. La violenza non lascia segni solo sulla pelle ma, inevitabilmente, scuote le coscienze e cambia gli eventi. Il 7 luglio 1972, in via Velia a Salerno Carlo Falvella, un ragazzo di appena 19 anni, venne accoltellato mortalmente dall’anarchico Giovanni Marini al termine di una rissa tra gruppi antagonisti. Un Marini che dopo trenta e piùanni da quell’evento, dal carcere, vince il premio Viareggio per le sue poesie politiche venendo addirittura accostato da Giorgio Caproni, Camilla Cederna e Alberto Moravia ora a Ungaretti, ora a Gozzano, ora a Gramsci. L’assassinio del giovane Falvella contribuì non poco a fomentare il clima di tensione che già da tempo si respirava nel Comune Capoluogo e nella Nazione, quando essere di destra era un rischio e fare politica era un preciso stile di vita, quando i giovani militanti perdevano la vita per distribuire volantini, incollare manifesti, partecipare ai cortei studenteschi. Da quegli anni ad oggi tante cose sono mutate: contemporaneamente la politica e la storia hanno giocato ruoli distinti e la militanza ha assunto altri connotati: la diversità è divenuta base di confronto e non più di odio e ha consentito, alle giovani generazioni, un confronto sereno e pacifico in un’ottica di vera libertà, di un nuovo modo di fare politica, che agli antichi valori di un tempo adegui le incessanti esigenze del popolo italiano. Il tempo della politica violenta è ormai superato e delle numerose vite spezzate in quegli anni ci resta il ricordo e il rispetto, il loro messaggio di libertà, il loro coraggio di osare il futuro, la loro ricerca continua di spazi di dialogo dove affermare a gran voce i valori identitari. Il testimone consegnatoci da quella generazione è il simbolo di un tragitto ideale che da sempre caratterizza le battaglie della giovane destra italiana. Il modo migliore per tributare onore alle decine di ragazzi che, come Carlo Falvella, morirono di politica non può esimersi da un incessante messaggio di pace che nella testimonianza esemplare e concreta di sani principi riponga la scelta attuale di partecipazione alla vita pubblica. L’impegno politico va, quindi, vissuto come servizio che l’individuo presta per la propria comunità facendo in modo che l’avvenire sia la giusta sintesi tra gli equilibri e le tensioni ideologiche che quotidianamente ci vedono in prima linea nelle battaglie sociali per la costruzione di una Patria migliore fatta di un dialogo libero dagli ingombranti ideologismi che per anni hanno paralizzato società civile e Istituzioni. Se il domani appartiene a noi, che sia un domani denso di identità forti da esprimere liberamente in un contesto democratico. Emiliano Amato