





Abruzzo. Leopoldo Marciani.
Dal 26 Luglio al 1° Agosto alla “Villa Filiani” a Pineto (TE), in Via D’Annunzio si è tenuta la mostra “Forma e Colore” di Leopoldo Marciani, curata e presentata da Leo Strozzieri.
E, continuando nella teoria di esposizioni nella regione abruzzese, dal 30 agosto al 13 settembre 2008 alla Sala “G. Trevisan” del Centro Culturale “San Francesco” a Giulianova Alta (TE), Ruetta Scarafoni, Piccola Opera Charitatis, si terrà la mostra “Apologia dello spirito” dell’evergreen Marciani, curata da Leo e Chiara Strozzeri.
Dal lunedì al venerdì 10-13; 16.30-19; sabato 9-13; domenica chiuso.
Leopoldo Marciani ha sempre amato frequentare personalità del campo artistico ed a vigilare sullo “stato dell’arte”, ma tutto ciò con discrezione massima.
Oggi la sua pittura incomincia a piacere, ad interessare con ottimi esiti.
Le sue redazioni pittoriche, le sue franche elaborazioni disegnative e le sue pregiate tecniche miste si presentano ben disposte e ben misurate in campo.
Sono intelligentemente accattivanti; c’è resa, forte determinazione e considerazione pittorica, assolutamente non pellicolare.
Ogni semplificato reticolo disegnativo, finemente contrappuntato, da Leopoldo Marciani punta all’osso della questione tecnica e vengono fuori composizioni di scene compatte, in cui sono sottese forze e dinamiche.
Naviga nella pittura, certa e tesa, dell’anziano artista un senso moderno, nelle cui pieghe e risvolti preme sempre un futuro.
Il pennello di Leopoldo Marciani situa selezioni esatte con indiscutibile classe.
Chi vede, pertanto, un’opera di Leopoldo Marciani vede l’esattezza esecutiva, la qualità della redazione pittorica; insomma, la congruità dell’arte.
In fondo, l’analisi di una sua opera fa emergere la consapevolezza dell’artista di “fare arte” che l’ha sempre accompagnato.
Con quella estrema serietà operativa, usa ai grandi, Leopoldo Marciani ha insistentemente cribrato le possibilità d’indagine ed ha inanellato una convincente ed allargata serie di motivi conduttori, dalle visioni, sospese tra opacità e concrezioni emozionali, che s’inseguono per dare alito e spazio ad una figurazione concertata, pur sempre, però, rimandata da luci ed ombre, sino a segmenti surreali, di fine ispirazione e sapienza.
L’artista, infatti, dettaglia realtà visibili e produce una filigrana di attenzioni sui particolari.
Leopoldo Marciani tratta respiri e contorni dell’anima e la sua doviziosa e fertilissima immaginazione, variamente combinata, gli permette di raggiungere risultati, a dir poco eccellenti, per tatto estetico, trattamento delle materie e felice resa propositiva.
I suoi dipinti, stimolati a riferire dinamiche della natura, presentano e motivano, anche sagome umane, nel profilo di articolate gemmazioni di caratura, da tagli futuristi sino a sezioni da Novecento Italiano.
Leopoldo Marciani avverte determinate esigenze e si rende conto che emerge, comunque, la necessità di corroborare la tela con segnature forti, vibranti e sicure e di impreziosirla con leggere impressioni, temperate da un gioco d’incastri cromatici.
Il maestro elabora un ventaglio di proposte visive che allega a motivi epocali, ma, nel contempo, trapassa stili e codici.
Quasi in una sublimazione intraprendente, che scavalca futurismo, metafisica, surreale, Novecento Italiano si manifesta un’atmosfera di nettezze figurative, che delimita il senso scenico.
Verità e misteri, sofferenze e trascendenze, pensieri infiniti e languori esistenziali trovano certa collocazione nelle redazioni pittoriche di Leopoldo Marciani.
Le sue immagini sono, più che attese, pronuncia di spazi aperti.
Un gioco di sospensioni è presente in ogni lavoro dell’artista.
Ripeto: qualsiasi lavoro di Leopoldo Marciani, che può essere collegato ad un ramo o ad un’altra sponda della ricerca del secolo scorso, presenta un gioco di consolidate sospensioni, quasi l’artista voglia sfumare né un prima, né un dopo, ma eternare istanti.
In questo si può leggere la forza del trascendente, e mai in un angolo di un suo lavoro il delirio attende. Le sue risposte varcano mute e melanconiche gli assetti.
Si possono incrociare lontane inquietudini, ma mai disperazioni.
Leopoldo Marciani blocca in inserti scenici, tagliati con la certezza del pittore di classe, momenti di vita.
Né vacuità e né “joie de vivre” evita o insegue l’artista.
L’inappellabile tempo che calza la nostra vita è reso con le stagioni della natura e dell’uomo, e Leopoldo Marciani fa intendere che agisce per sintesi.
Egli invita, come è del resto leggibile negli atti delle sue redazioni, a meditare il tempo con le sue fasi; calendario ed orario della nostra vita.
Egli sfida la corrente della globalizzazione e cerca nei suoi dipinti di situare dimensioni con versioni occidentali del tempo e della vita.
Possiamo dire di tutto sulla pittura di Leopoldo Marciani, ma, certamente, bisogna riconoscere che il suo segno e le sue declinazioni pittoriche sono in un arco che accoglie da spaccati mediterranei a ritmi mitteleuropei.
Pondera la sua impostazione figurativa tra toni caldi e freddi, e preferisce, talvolta, far uso della “solarizzazione” per omaggiare ed evidenziare voluti contrasti cromatici tonali, e quasi si scioglie la sua pittura in frontiere di luci e in scivoli e controvalichi luministici.
Le sue scene assorbono il “genius loci” ed i risvolti umani della sua terra diventano segnalazioni testimoniali, che stimolano acquisizioni e coscienze.
La sua pittura non è indifferente alla natura e agli uomini, ma va diritta ad evidenziare il meglio della natura ed il giusto degli uomini, perché desidera essere d’alto auspicio e s’allarga, così, a contenere moti di speranza.
Le sue scene risultano icastiche, fortemente rappresentative, quindi, di squarci della natura o del giusto degli uomini.
Perplessità, timori e paure non si manifestano nella sua pittura, perché in una voluta resa significativa, invece, si raccolgono certezze ben cercate e ben calibrate, che testimoniano una sfera d’intendimenti, quasi un’elegia vitalistica di quello che c’è qui sul nostro mondo, sulla nostra terra.
Il pensiero pittorico di Leopoldo Marciani oscilla tra pittura descrittiva e pittura di riflessione cosmica, cadenzate entrambe in trasparenze coloristiche sostanziali e in atmosfere di sospensioni, reali, ma anche ipotetiche, ed è qui che si può cogliere la grandezza della pittura di quest’artista abruzzese.
Plurime interessanti combinate sequenze innervano scie reali e catturano tratti e riverberi inconsueti in crepuscolarismi “polarizzati”.
Nulla di frammentario e discontinuo, ma solo segmenti certi, che non dimenticano di contenere respiri e di animare varchi. Le sue intenzioni indagano ed indugiano, con eletta raffinatezza, sui sentieri del limite e non validano soglie di preclusioni.
Si controbilancia nelle pensate opere di Leopoldo Marciani, che sottolineano franche prese di coscienza, attivate dalla disamina del reale, una teoria di sedimentazioni e di trasparenze cromatiche.
I ragazzi sulle spiagge di Leopoldo Marciani mi fanno pensare a quella pittura, parallela per temi, carattere, rigore figurativo e tenuta tonale, di Giuseppe Capogrossi (Roma, 1900-72), prima, ovviamente, della svolta del 1949 del periodo segnico-informale.
Le prospettive accentuate e scorciate di giovani su sedia a sdraio o su una calda spiaggia ci fanno perfettamente intendere che ci troviamo dinnanzi ad opere argentine di un maestro che sa usare tagli accorti e colori opportuni.
I paesaggi con i campi rigati o le isole di verdi o di gialli mi fanno immaginare un artista che ha guardato all’ampiezza della natura con occhi da land-artista, quali sono stati, ad esempio, Richard Long, Christo, Robert Smithson, Michael Heizer, Walter De Maria, Nancy Holt, James Turrell, Herbert Bayer, Carl Andre, Beverly Pepper, Robert Irwin, Mary Miss, Mel Chin, Nils Udo, Andy Goldsworthy, Jim Denevan o anche il nostro Franco Fontana, per quanto riguarda, in particolare, la fotografia.
La lunga produzione del grande artista Leopoldo Marciani ha sempre preso spunto da vene intimiste coniugate a provvide osservazioni.
Oggi la sua pittura è tutta da consegnare alla storia dell’arte abruzzese, perché è legittima, metabolica e felice apertura, regolata da autonome e spiccate interpretazioni, a codici del novecento.
In conclusione, si vedano le foto riguardanti sue ultime opere.
Maurizio Vitiello